La visione fantasmatica della battaglia di Maratona, che riecheggia nella memoria e negli occhi del navigante (v. 201) che solca il mare Egeo, avviene mediante la fusione di immagini epiche e suggestioni preromantiche, come quella che induce il poeta a rinnovare l’eco notturna dello scontro, rivissuto tra vane parvenze e fantasmi impalpabili, e a insistere su scelte lessicali fortemente evocative (larve guerriere, v. 206; orror de’ notturni /
silenzi, vv. 207-208; moribondi, v. 211). Anche il ritmo dei versi accentua la tensione emotiva, che si fa incalzante grazie al polisindeto*, alle allitterazioni* delle consonanti nt e nd ai vv. 210-212 (cavalli accorrenti / scalpitanti su gli elmi a’ moribondi, / e pianto […] e delle
Parche il canto) e all’insistenza nell’uso di vocali dal suono cupo come la u (corrusche, v. 205; pugna, v. 207; notturni, v. 207; lungo, v. 208; tumulto, v. 209; tube, v. 209). La sezione si chiude invece con un verso di tenore ritmico opposto (e pianto, ed inni, e delle Parche
il canto, v. 212), reso solenne dall’anastrofe* e scandito dalle cesure e dal polisindeto* (e […] ed […] e) che stavolta crea, mediante l’enumerazione*, un effetto di lentezza.