I colori della letteratura - volume 3

Il primo Novecento – L'opera: Ossi di seppia

 T10 

Forse un mattino andando in un’aria di vetro


Il poeta immagina di voltarsi e riconoscere il vuoto alle sue spalle. L’incantesimo che consente di scoprire che la realtà come ci appare è un inganno, dura un istante ed è un segreto che non si può comunicare. Il componimento risale all’estate del 1923 ed è contenuto nella sezione Ossi di seppia.


METRO 2 quartine di versi liberi, di misura oscillante tra l’endecasillabo e il doppio settenario, a rime alterne (ipermetra ai vv. 2-4).

        Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
        arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
        il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
        di me, con un terrore di ubriaco.

5     Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
        alberi case colli per l’inganno consueto.
        Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
        tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Come ha notato Italo Calvino, Forse un mattino si distingue dagli altri “ossi brevi” «in quanto priva di oggetti, di emblemi naturali, priva di un paesaggio determinato, è una poesia d’immaginazione e di pensiero astratti, come raramente in Montale», che per una volta rinuncia a situare l’azione nello scenario ligure. Più consueta è invece l’atmosfera di sospensione e silenzio che propizia il miracolo: la trasparenza dell’aria rende le cose tanto nitide da provocare un effetto d’irrealtà.
È, quest’ultimo, un motivo ricorrente nella cultura europea fra Ottocento e Novecento: pensiamo per esempio alle opere di Luigi Pirandello. Montale declina il tema in termini originali, che Calvino paragona a quelli di una leggenda dei boscaioli nordamericani riportata da Jorge Luis Borges nella sua Zoologia fantastica: «C’è un animale che si chiama hide-behind e che sta sempre alle tue spalle, ti segue dappertutto, nella foresta, quando vai per legna; ti volti ma per quanto tu sia svelto lo hide-behind è più svelto ancora e si è già spostato dietro di te; non saprai mai com’è fatto ma è sempre lì. […] Potremmo dire che l’uomo di Montale è quello che è riuscito a voltarsi e a vedere com’è fatto lo hide-behind: ed è più spaventoso di qualsiasi animale, è il nulla. […] Capire è tutta questione d’essere veloci, rivolgersi tutt’a un tratto per sorprendere lo hide-behind, è una giravolta su se stessi vertiginosa ed è in quella vertigine la conoscenza».

 >> pag. 871 

L’improvvisa scoperta del vuoto dietro / di me (vv. 3-4), sottolineata dall’enjambement*, in effetti provoca nel poeta un misto di sgomento e meraviglia, un terrore di ubriaco (v. 4) sconcertato e dubbioso della realtà di ciò che scopre. Montale – con una soluzione inconsueta negli Ossi di seppia – proietta la situazione narrativa in un futuro ipotetico, introdotto dal Forse, e la chiude con una rapidissima sequenza di matrice cinematografica: come su uno schermo, tornano in un attimo a disporsi alberi case colli (v. 6), con un’accelerazione esaltata dalla mancanza di punteggiatura. Viene così riallestito l’inganno consueto (v. 6) della realtà apparente.

Il miracolo resta comunque un fatto privato, impossibile da comunicare agli uomini che non si voltano (v. 8). Indifferenti, superficiali, paghi delle loro false certezze, non crederebbero al poeta, che preferisce tenere per sé il suo segreto. Dunque, se gli può ancora capitare di scoprire una verità, non c’è modo di condividerla: il suo non è il destino del vate ma piuttosto quello di una moderna Cassandra, alla quale nessuno presta ascolto.

Le scelte stilistiche

Come sempre, Montale lavora con particolare cura sul versante dei suoni, elaborando un intreccio raffinato e complesso. Si noti per esempio il vocalismo della prima quartina*: non tanto la paronomasia* tra aria e arida (vv. 1 e 2), quanto il Forse iniziale, che stabilisce il tema fonico dominante e si ripercuote, invertito, nell’ultima parola del verso, vetro, che a sua volta echeggia poco dopo in rivolgendomi, vedrò, terrore. La combinazione delle vocali e e o si ripresenta nella seconda strofa, in sede di rima: consueto : segreto, in assonanza con la prima accoppiata, vetro : dietro. Ritornano così anche la dentale t e la liquida r, sulle quali poggia la trama consonantica dell’intero componimento, dando luogo a frequenti allitterazioni*.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Qual è il miracolo (v. 2) a cui il poeta assiste?


2 L’espressione inganno consueto (v. 6) è paradossale. Qual è il suo significato?

ANALIZZARE

3 Quale funzione svolge l’enjambement ai vv. 3 e 4 nell’evocare l’esperienza del poeta?

INTERPRETARE

4 Quali effetti produce sull’io lirico la scoperta del vuoto (v. 3)?


5 Chi sono gli uomini che non si voltano (v. 8)?

PRODURRE

La tua esperienza

6 Hai mai visto un film o una serie tv in cui la realtà sensibile è un inganno che nasconde la verità dietro le apparenze? Descrivine la trama in un testo espositivo di circa 30 righe.


I colori della letteratura - volume 3
I colori della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi