Memoria e autobiografia
La riflessione sul vissuto personale percorre tutta l’opera poetica di Montale, dove il carico dei ricordi acquista via via un peso crescente. Negli Ossi di seppia il confronto diretto con una desolante condizione esistenziale, trasposta nel riarso paesaggio ligure, non impedisce alla memoria di riportare in superficie immagini di volti amati, come accade in
Cigola la carrucola del pozzo (► T11, p. 872). Il ricordo, che deforma una realtà irrevocabile, è destinato a svanire rapidamente: già nel primo Montale è presente una visione del tempo come spietato agente distruttivo, destinata ad assumere in seguito un ruolo decisivo.
Nelle Occasioni il distacco temporale e spaziale dalla donna amata favorisce l’emergere di una ricca vena memoriale. Il poeta recupera i rari momenti di gioia, ormai lontani, e riconosce in essi le tracce di altre vite possibili, diverse, libere dall’inerzia del presente. I ricordi investono continuamente una quotidianità grigia, illuminandola con segnali e messaggi cifrati che soltanto il poeta riconosce: attimi in cui si profila la possibilità di un «varco», di un’evasione verso un altrove felice, prima che l’inesorabile trascorrere del tempo sommerga la speranza, lasciando il posto allo smarrimento e alla solitudine. Finisterre prosegue nella stessa direzione, proiettando questa oscillazione di stati d’animo sullo sfondo oscuro della guerra, rischiarato talvolta dalla comparsa della donna sotto forma di angelo visitatore.