Temi e motivi dei brani antologizzati | ||
T3 | Veglia | • la morte in trincea
• l’atrocità della guerra che genera paradossalmente l’amore per la vita |
T4 | Peso | • la solitudine dell’uomo senza fede
• l’aspirazione insoddisfatta verso una giustificazione trascendente |
T5 | Fratelli | • la fratellanza umana contrapposta all’orrore della guerra |
T6 | Sono una creatura | • il dolore che pietrifica il cuore del poeta
• la corrispondenza fra sentimento e paesaggio • il «pianto che non si vede» |
T7 | I fiumi | • l’anelito a una pausa di meditazione
• il presente e la memoria • l’acqua come elemento materno e simbolo di vita • la biografia del poeta ripercorsa attraverso i “suoi” fiumi • l’ansia di riconoscersi come parte del flusso universale |
T8 | San Martino del Carso | • la devastazione del paesaggio che si rispecchia nell’anima del poeta
• la “corrispondenza” con i morti • la poesia come antidoto all’oblio |
T9 | Mattina | • la “poesia di un istante”
• la purezza vivificante della luce |
T10 | Soldati | • la precarietà dell’esistenza
• il comune destino dell’uomo |
Analisi del testo TIPOLOGIA A |
Il porto sepolto | • il porto nascosto di Alessandria d’Egitto
• la poesia come viaggio nel profondo di sé • il valore iniziatico della poesia |
4 - I testi
Il primo Novecento – L'opera: L’allegria
T3
Veglia
Il porto sepolto
Siamo a due giorni dal Natale. Accanto al poeta, acquattato nella trincea, vi è un soldato ucciso, illuminato dalla luce della luna, con le mani congelate e i lineamenti del volto irrigiditi dalla morte: assistendo allo strazio di quella fine, Ungaretti sente riaccendersi in lui il desiderio di ancorarsi, quasi disperatamente, al dono dell’esistenza.
METRO Versi liberi.
Cima Quattro* il 23 dicembre 1915
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
5 con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
10 penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore.
Non sono mai stato
15 tanto
attaccato alla vita.
Dentro il testo
I contenuti tematici
Il primo Natale trascorso come soldato lontano da casa costituisce per il poeta l’iniziale, drammatico approccio alla verità della guerra: accanto a lui giace, come un oggetto inanimato, il cadavere di un commilitone deturpato dalle ferite. Di fronte alla brutale concretezza della morte, Ungaretti si appiglia alla duplice salvezza della scrittura e dell’amore: prende la penna e scrive, come in un diario grazie al quale possa comunicare amore ai suoi cari lontani.
Nessuna retorica può glorificare il dramma dell’uomo dinanzi alla sua fine: l’eroismo è bandito, cancellato dalla realtà orrenda della bocca / digrignata (vv. 5-6) del compagno ucciso. L’orribile spettacolo della morte suscita però nel poeta, per contrasto, l’aspirazione alla bellezza della vita. L’interventista che inneggiava alla necessità storica del conflitto scompare per lasciar posto all’artista che, facendo tesoro della lezione di Bergson, converte lo «slancio vitale» proclamato dal filosofo francese nella necessità di esprimere il desiderio fisiologico di esistere: Non sono mai stato / tanto / attaccato alla vita (vv. 14-16).
Le scelte stilistiche
La rappresentazione ungarettiana, caratterizzata da una grande semplicità di linguaggio, è però teatralizzata in una serie di immagini di forte impatto emotivo, che rimandano al soggettivismo tipico dell’Espressionismo. La visione alterata sostituisce infatti la semplice descrizione analitica: la parola non si limita a descrivere un oggetto, ma si identifica con il sentimento, il grido, l’angoscia. Il poeta si dice buttato (v. 2) vicino al compagno ucciso: non scrive “coricato”, o magari “disteso”, poiché vuole esasperare il lato emotivo della sua condizione di persona inerte costretta a subire l’orrore della guerra.
Anche l’immagine del commilitone è resa secondo una modalità deformante: il participio
massacrato (v. 4), che occupa un unico verso, rivela nella sua asprezza violenta l’atrocità della morte; lo stesso può dirsi per l’immagine successiva della bocca / digrignata (vv. 5-6): anche qui la tragica tensione del contesto si traduce nell’allucinante stravolgimento della fisionomia umana, che intensifica ulteriormente l’effetto di una realtà mostruosa e agghiacciante. La sineddoche* (congestione / delle sue mani, vv. 8-9), adottata per sottolineare il gonfiore livido delle mani del compagno caduto, chiude la sequenza scolpendo la disumanità della morte, che sembra irrompere con la sua concreta, quasi grottesca materialità nella superstite vitalità del poeta sopravvissuto.
Lo stesso contrasto tra vita e morte è rivelato con una scelta stilistica espressionistica: in fondo l’intera lirica si basa, anche da un punto di vista strutturale, sull’antitesi violenta fra elementi in apparenza inconciliabili. Alla crudeltà del destino il poeta reagisce con uno scatto di ribellione: alle sue mani (v. 9) – tragico dato di realtà – corrisponde il mio silenzio (v. 11), nel quale si compie il miracolo della riscoperta elementare della vita, simboleggiata dal desiderio di scrivere lettere piene d’amore (v. 13). La pausa di silenzio, seguita dallo stacco tipografico, segna il cambio di tono rispetto alla prima strofa della lirica: nella seconda prevalgono la pacatezza e l’affermazione del diritto di esistere, sottolineata dalla rima al mezzo stato : attaccato (vv. 14 e 16), nonché dalla collocazione dell’avverbio tanto, isolato e in posizione centrale all’interno della strofa stessa.
La componente fonica, infine, si incarica di suggerire, mediante una ripetizione ossessiva di echi interni, la drammatica emotività del momento. L’incalzante successione dei participi passati, dall’iniziale buttato al finale attaccato, esprime l’angosciante e inaudita violenza della strage, facendo corrispondere reciprocamente il livello del suono e quello dei significati. In particolare, i participi riferiti al soldato morto presentano una serie di nessi consonantici dalla cupa valenza espressiva, scandita dall’allitterazione* in r (massacrato, digrignata, penetrata). Solo alla fine della strofa l’effetto fonico si addolcisce: le parole silenzio, lettere e amore comunicano l’ostinato e consolante recupero della speranza.
Verso le competenze
COMPRENDERE
1 Esponi brevemente il contenuto della lirica.
2 Qual è il significato del titolo?
3 Su quali particolari del commilitone caduto si sofferma l’attenzione del poeta?
ANALIZZARE
4 In quali elementi stilistici, oltre a quelli già segnalati nell’analisi del testo, ti sembra di poter rintracciare la componente espressionistica?
INTERPRETARE
5 Quale valore viene dato dal poeta al silenzio (v. 11)?
6 Il poeta afferma di aver scritto / lettere piene d’amore (vv. 12-13). A tuo giudizio, l’affermazione si può intendere realisticamente? Motiva la risposta.
T4
Peso
Il porto sepolto
Quando affronta la tragica prova della trincea, Ungaretti non sente il conforto della fede. Diversamente da lui, grazie alla propria ingenua devozione, un commilitone possiede invece un senso sereno e sicuro dell’esistenza.
METRO Versi liberi.
Mariano* il 29 giugno 1916
Quel contadino
si affida alla medaglia
di Sant’Antonio
e va leggero
5 Ma ben sola e ben nuda
senza miraggio
porto la mia anima
Dentro il testo
I contenuti tematici
Un soldato stringe nelle mani un amuleto religioso, a cui affida la semplice ma confortante speranza di un’esistenza al riparo dai pericoli, soprattutto di quello più temuto, la morte. Egli va leggero (v. 4) perché si sente protetto da quell’oggetto sacro, capace di trasmettergli la fede necessaria per uscire indenne dal dolore quotidiano, compresa la barbarie della guerra. Sottoposta al vaglio razionale del poeta, quella sicurezza è sentita come lontana, non raggiungibile, eppure probabilmente invidiata.
A differenza del contadino, che vive rinfrancato dalla propria fede, Ungaretti sente invece il fardello dell’esistenza (il verbo porto del v. 7, si contrappone all’aggettivo leggero del v. 4, indicando il pesante bagaglio morale dichiarato dal titolo): anche se la sua anima è nuda (v. 5), in realtà è gravata dalla corazza del disincanto e della disillusione. Accompagnato solo dalla disperazione e dalla solitudine, il poeta percepisce le conseguenze del proprio scetticismo: il suo dolore sta appunto nel riconoscere il conforto apportato dalla fede, senza però poterlo cogliere.
La contrapposizione tra il religioso contadino e il poeta privo del sostegno dell’eterno si ritrova nella struttura della lirica, che definisce anche a livello grafico una vera e propria «separazione fra due mondi» (Giachery). Nella prima strofa, il tono è quasi discorsivo e senza ostacoli, come senza ostacoli è il cammino del soldato placato nello spirito; nella seconda, introdotta dal Ma avversativo (v. 5), il ritmo si fa più scandito e spezzato, l’anafora* dell’avverbio ben e la distanza tra il sostantivo anima (posto al v. 7, in posizione enfatica, in chiusura) e i due aggettivi (sola e nuda, v. 5) sembrano costituire gli ostacoli con cui si scontra il faticoso cammino del poeta.
Le scelte stilistiche
Anche in questa lirica l’autore sceglie termini semplici e quotidiani, che rendono sul piano lessicale la semplicità della fede del contadino. Quanto alla sintassi, inoltre, va notata la mancanza di segni di interpunzione. Anche questa è una caratteristica dello stile del primo Ungaretti: qui, come altrove, la divisione tra i versi e le strofe è garantita unicamente dagli a capo e dagli spazi bianchi tipografici.
Verso le competenze
COMPRENDERE
1 Sintetizza in circa 5 righe il contenuto informativo del testo.
ANALIZZARE
2 Quale registro linguistico utilizza il poeta? Con quale funzione espressiva?
INTERPRETARE
3 Quale messaggio comunicano le espressioni si affida (v. 2) e va leggero (v. 4)?
4 Quale pensi sia il carattere della solitudine (ben sola, v. 5) dell’anima del poeta: si riferisce alla dimensione umana e sociale della sua esistenza o a qualcosa di diverso?
T5
Fratelli
Il porto sepolto
Il saluto scambiato tra soldati che si incontrano in guerra e lontano dalle loro case sigilla un’intesa immediata di cuori e sentimenti: la stessa sofferenza e lo stesso destino accomunano individui tra loro sconosciuti, eppure fratelli in quanto appartenenti al genere umano.
METRO Versi liberi.
Mariano* il 15 luglio 1916
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
5 Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità
10 Fratelli
Dentro il testo
I contenuti tematici
Il sentimento d’amore verso i compagni riecheggia nella ripetizione della parola fratelli. Le posizioni in cui è collocato il vocabolo ne accentuano ancor più la valenza: prima nel titolo; poi nel secondo verso della lirica, isolato dalla pausa successiva, invocazione spontanea rivolta dai soldati di un reggimento a quelli di un altro; infine nel verso che conclude la poesia (formando da solo un’intera strofa), ancor più distanziato, quasi sospeso nell’aria come a recuperare il proprio significato originario.
Il poeta avverte infatti la vibrazione insita nella pronuncia di quel termine così evocativo, percependone la precarietà nel buio di una notte tanto concreta quanto metaforica. Anche l’analogia* successiva con una Foglia appena nata (v. 5) sottolinea la labilità di quel sentimento, la fragilità dell’essere umano, ma al tempo stesso trasmette un senso di speranza e favorisce il reciproco riconoscimento della dignità personale nella comune sofferenza.
La pietà e la solidarietà si affermano proprio quando gli uomini sono esposti al pericolo. Nel momento in cui l’esistenza è appesa a un filo, è possibile riscoprire la sacralità di quegli affetti: l’involontaria (perché istintiva) rivolta (v. 7) contro l’orrore vivifica un sentimento di umanità e di amore che potremmo definire religioso. Le gerarchie che regolano i rapporti tra i soldati vengono improvvisamente cancellate: l’uomo, slegato da ogni vincolo sociale ed emancipato dalle convenzioni dominanti nella vita civile, scopre la propria vera identità di creatura del mondo solidale con le altre in una comunione universale. Come una speranza sorta – in modo quasi inaspettato – nello sconforto della guerra, il semplice suono del vocativo fratelli, che riecheggia nel silenzio di una notte al fronte, acquista una rivoluzionaria forza esplosiva, capace di donare un vigore inatteso all’uomo, nel momento in cui rivede in sé stesso e negli altri la fragilità del proprio essere mortale.
Le scelte stilistiche
Il concetto chiave della fratellanza, già sottolineato (come abbiamo visto) dalla posizione del termine fratelli, viene ulteriormente enfatizzato sul piano fonico con l’allitterazione* che lega il medesimo termine a Foglia e fragilità. Un’altra allitterazione (involontaria rivolta, v. 7), la ripetizione di un medesimo verso (vv. 2 e 10), le rime e la consonanze che legano tra loro i vocaboli reggimento (v. 1), tremante (v. 3), spasimante (v. 6) e presente (v. 8) sono altrettanti mezzi con i quali il poeta intende valorizzare la forza delle singole immagini e dei singoli concetti. Per comprendere a fondo le immagini è per questo necessaria una lettura lenta e scandita.
Verso le competenze
COMPRENDERE
1 Qual è il tema di fondo della lirica?
ANALIZZARE
2 Individua gli enjambement presenti nel testo. Quale funzione svolgono?
INTERPRETARE
3 La domanda iniziale non ha risposta. Perché?
4 Immagina l’episodio o la situazione reale da cui il poeta può aver tratto lo spunto per scrivere questi versi.
PRODURRE
5 La versione che abbiamo antologizzata è quella definitivamente approvata dall’autore. Confrontala con la prima (intitolata Soldato), soffermandoti sulle varianti:
Di che reggimento siete fratelli?
Fratello
tremante parola
nella notte
come una fogliolina
appena nata
saluto
accorato
nell’aria
spasimante
implorazione
sussurrata
di soccorso
all’uomo presente alla sua
fragilità
I colori della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi