Un temperamento vibrante e malinconico
Per molti anni, in coerenza con la sua immagine pubblica di poeta violentemente polemico, l’indole di Carducci è stata dipinta come facile all’ira e al rancore, fissata nel mito dell’intellettuale sdegnoso e arrabbiato.
L’immagine del poeta ribelle
Lo stereotipo viene alimentato dal poeta stesso, sempre incline a fornire di sé il classico autoritratto dell’eroe ribelle in lotta con il proprio tempo: «Tutto il mondo è congiurato contro la mia libertà», scrive in una lettera del 1860 a una poetessa inglese, «e anzi tutto gli amici miei: ed io, schiavo sempre di tutto e di tutti, vo sempre gridando libertà, libertà, e la veggo e la cerco, e non la trovo mai. Odiavo gl’impieghi, e sono impiegato regio: non ero atto a governar famiglie, ed eccomi a ventitré [anni] una famiglia da guidare; amo le selve e i boschi e i monti, dove vivrei volentieri a modo di fiera; e convienemi vivere su le lastre e fra le mura stupide di queste prigioni che chiamano città».
L’incapacità di fingere
In realtà, proprio come la sua arte, sempre in bilico tra scatto impetuoso e nostalgia lirica, la sua umanità è molto più complessa. Non mancano in lui le espressioni di risentimento, di istintiva immediatezza, di vitalismo aggressivo.
Questi aspetti, tuttavia, fanno parte di una personalità schietta, sincera e appassionata, talvolta anche pensosa e malinconica.