Il secondo Ottocento – L'autore: Gabriele d’Annunzio

la sintesi

LA VITA

Gabriele d’Annunzio nasce a Pescara nel 1863, in una famiglia di proprietari terrieri, terzo di cinque figli. Negli studi del periodo giovanile si distingue per l’indisciplina e insieme per l’eccellenza del profitto. A sedici anni pubblica, con il convinto sostegno del padre, la prima raccolta di suoi componimenti, Primo vere, di ispirazione carducciana, che la critica subito nota ed elogia. A diciotto anni si traferisce a Roma, dove solo saltuariamente frequenta la facoltà di Lettere a cui si è iscritto, preferendo le redazioni dei giornali e i salotti aristocratici. A diciannove anni pubblica la sua seconda raccolta di versi, Canto novo, e un volume di prose, Terra vergine. A vent’anni si sposa con la duchessa Maria Hardouin di Gallese, incinta del suo primo figlio (ne seguiranno altri due). Fra il 1884 e il 1889 pubblica tre opere in prosa (Il libro delle vergini, San Pantaleone e Il piacere, il suo romanzo più famoso) e due raccolte di poesie (Intermezzo di rime, Isaotta Guttadàuro). Ha solo ventisei anni e la sua fama di uomo brillante, irrequieto e raffinato, e di artista prolifico, prezioso e sensuale corre negli ambienti mondani e letterari. Intreccia in questi anni diverse relazioni amorose, da una delle quali nasce la figlia Renata; fra il 1892 e il 1893 scrive due nuovi romanzi (Giovanni Episcopo e L’innocente) e il Poema paradisiaco. Nel 1895 inizia con l’allora famosa attrice Eleonora Duse una relazione che durerà un decennio; con lei si trasferisce in Toscana, a Settignano, nella villa La Capponcina. Qui, conducendo una vita sfarzosa, scrive diversi drammi teatrali e compone i primi tre libri delle Laudi, i suoi capolavori poetici: Maia, Elettra e Alcyone. Nel 1910, assalito dai creditori, si trasferisce a Parigi ma rientra in patria cinque anni dopo, allo scoppio della guerra. Si arruola volontario, viene ferito a un occhio, è protagonista di celebri imprese, l’ultima delle quali, a guerra finita, è l’occupazione di Fiume, di cui proclama l’annessione al Regno d’Italia, in ardita polemica con le trattative di pace che avevano a suo parere portato a una «vittoria mutilata». Fallita questa impresa per l’intervento dell’esercito italiano, il “poeta soldato” si ritira a Venezia e poi a Gardone, sul lago di Garda, in una villa che trasforma nel museo delle sue memorie e che chiama Vittoriale degli Italiani. Qui, lontano dalla vita pubblica, blandito dal regime fascista, trascorre gli ultimi anni, sempre scrivendo; e qui muore il 1° marzo 1938, per un’emorragia cerebrale, mentre è seduto al tavolo di lavoro.

LE OPERE

In tutta la produzione di d’Annunzio, sia in versi sia in prosa, si possono riconoscere tre fasi: nella prima, che va dal 1879 al 1890, la sua opera poetica è caratterizzata dalla fedeltà al modello carducciano, con elementi però ispirati alla poesia parnassiana e simbolista francese e inglese. Temi nuovi già si affacciano e suggeriscono l’originale personalità del giovane poeta, a partire da un’accentuata componente sensuale. Nelle opere narrative di questo periodo si avverte, in particolare nelle raccolte di novelle, l’influenza del Verismo e del Naturalismo, superati già nel romanzo d’esordio, Il piacere, da una decisa adesione ai temi e all’ideologia del Decadentismo e dell’Estetismo. La seconda fase, che copre un breve arco di tempo, dal 1890 al 1893, e che è stata definita della «bontà», segna un ripiegamento, una svolta “spirituale”. Sull’onda della lettura dei capolavori di Tolstoj e Dostoevskij, d’Annunzio scrive i romanzi Giovanni Episcopo e L’innocente, incentrati sui motivi del castigo, della colpa e del bisogno di autopunizione e di purificazione; e raccoglie sotto il titolo di Poema paradisiaco componimenti ispirati alla purezza degli affetti semplici, a un ritorno alla natura fatto di raccoglimento e nostalgia. La terza fase, che va fino alle soglie della guerra, è caratterizzata dalla predominanza dell’ideologia del superuomo: nei romanzi di questo periodo (Trionfo della morte, Le vergini delle rocce, Il fuoco, Forse che sì forse che no) i temi sono la volontà di potenza, gli amori torbidi, i fallimenti esistenziali di personaggi che sono o si credono individui eccezionali; nel ciclo poetico delle Laudi l’individualismo, il vitalismo e l’imperativo del piacere dominano i componimenti, anche quando il poeta vate si esibisce in retoriche celebrazioni nazionalistiche. Appartengono a questa fase anche le opere teatrali in cui d’Annunzio, con l’ambizione di rinnovare la tradizione della tragedia greca, rappresenta passioni estreme e logoranti. Delle opere degli ultimi anni si ricordano i pensieri frammentari e sincopati dettati nel 1916, durante il periodo di cecità a cui è costretto dopo un volo di guerra, raccolti sotto il titolo Notturno.

ALCYONE

Alcyone è considerato il capolavoro di d’Annunzio, il punto più alto della sua ricerca letteraria. È il terzo libro del ciclo poetico delle Laudi, e come gli altri che lo compongono prende il nome da una stella delle Pleiadi. Pubblicato nel 1903, raccoglie 88 poesie, strutturate come il diario di un’esperienza realmente vissuta, ma liricamente trasfigurata: un’estate trascorsa lungo il litorale toscano, tra il mare e un paesaggio di pinete e monti. D’Annunzio sviluppa qui il motivo del panismo, la comunione dell’io con la natura, in termini mitici; il poeta si spoglia della dimensione umana, ne oltrepassa i limiti impadronendosi, attraverso i sensi, della segreta e pulsante energia della natura, da cui acquista una nuova forza: si fonde con il mare, i fiumi, la pioggia, gli alberi. Da questa metamorfosi ricava un’ebbrezza soprannaturale e divina, che rende con una libertà di soluzioni stilistiche e con un virtuosismo che tende al sublime.

I colori della letteratura - volume 3
I colori della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi