Documento 4
L’eredità di Pasolini è stata raccolta tra gli altri dal giornalista e scrittore Roberto Saviano,
autore del romanzo Gomorra (2006), in cui propone una denuncia delle attività della
criminalità organizzata nella sua regione, la Campania. In questo brano il critico letterario
Romano Luperini (1940) svolge un confronto tra i due autori.
In effetti, in Gomorra, ci sono tutti i nomi dei nemici – i nemici dello stato e della
convivenza civile, e cioè delle varie famiglie o clan dei camorristi. Erano anni che
in un libro non si facevano i nomi. […] Qui c’è un giovane che si aggira in scooter
sui luoghi del crimine, fra gigantesche discariche di rifiuti, sangue di morti ammazzati,
5 fiumi di cemento, villaggi abusivi, quartieri e periferie degradati in cui
si accumulano masse enormi di denaro, di armi e di merci. Per questo piccolo,
emarginato e rabbioso eroe, dire la verità significa esserci, fare uso di una «parola-sentinella»
e di un’unica «armatura»: «pronunciarsi». E per «pronunciarsi» bisogna
dire la verità, accumulare prove inconfutabili e parziali, perché vissute con il corpo,
10 sperimentate dal vivo, filtrate e temprate dalle emozioni. Tra oggettività della denuncia
e soggettività si instaura così un cortocircuito, in cui risiede indubbiamente
anche il valore letterario dell’opera e che comunque rivela una eredità assunta consapevolmente:
non solo quella apertamente dichiarata di Sciascia e di Pasolini, ma
più in generale quella dell’intellettuale scomodo e marginale che vive al confine,
15 sulla frontiera, e pratica una sorta di contrabbando fra società e comunità diverse:
qui, fra quella dei camorristi e quella del laureato in filosofia che fa il ricercatore
sul campo, quella delle periferie degradate e l’altra dei centri di civiltà, quella del
denaro, delle armi e della arroganza e quella della cultura e della dignità morale.
Questa figura storica – da Baudelaire a Pasolini – ha assunto insomma una nuova
20 dimensione: non aspira più a occupare il centro della scena, non accampa utopie,
non partecipa a una battaglia di manifesti, di idee e di poetiche, ma accetta come
naturale e scontata la propria marginalità. Non parla più in nome di una prospettiva
politica, di una filosofia o di una ideologia, ma solo in nome di un corpo
violato, della realtà di una esperienza che, prima ancora di essere intellettuale, è
25 fisica o biologica. […] Gomorra documenta una fase nuova, in cui il senso della
storia è senza storicismo, il senso dell’etica è senza morale precostituita e il senso
dell’impegno civile è senza più nazione o popolo.
Romano Luperini, La condizione degli intellettuali oggi, prolusione per l’apertura dell’anno accademico 2007-2008 dell’Università di Siena