3 - I temi

Il secondo Ottocento – L'opera: I Malavoglia

3 I temi

Verga dipinge un mondo nel quale non compaiono alternative all’esistente, in cui, cioè, è forte la convinzione fatalistica che la realtà sia sostanzialmente immodificabile, anche quando siano evidenti i suoi lati negativi. In tale visione, la concatenazione di sofferenze e sopraffazioni che domina la società è vista come un dato di natura, come una legge che si riproduce uguale a sé stessa in ogni tempo e in ogni luogo.
Tentare di sottrarsi a questo destino è non solo inutile, ma controproducente, come emerge dal contrasto che domina tutto il romanzo: quello tra le figure di padron ’Ntoni, custode di una concezione esistenziale dominata dal sacrificio, dall’attaccamento al passato e dal radicamento nella propria terra d’origine, e di ’Ntoni, rapito dal desiderio di cambiare e di progredire, dall’ambizione del guadagno e dall’ansia di evadere e vedere il mondo, rinnegando il passato. Entrano così in conflitto due filosofie di vita antitetiche: una fedele alla tradizione, l’altra proiettata verso il futuro nell’illusione di raggiungere una felicità impossibile. Secondo Verga le «irrequietudini del benessere» e la «vaga bramosia dell’ignoto» portano infatti l’individuo solo a smarrirsi: l’epilogo del romanzo suggella non a caso la fuga definitiva di ’Ntoni dal villaggio natio, una fuga che simboleggia un’estraneità e uno sradicamento ormai irrimediabili.

D’altro canto, anche ad Aci Trezza irrompono la modernità e il dominio della legge economica: i personaggi sono continuamente chiamati a misurare l’impatto delle azioni dei singoli e degli eventi naturali sul piano dell’interesse, del guadagno o della perdita. La stessa morte di Bastianazzo è considerata una tragedia non tanto (o non solo) per la fine di una vita umana, quanto per le conseguenze negative che tale scomparsa avrà sulla stabilità patrimoniale della sua famiglia.
Anche l’amore è destinato a essere sacrificato per il denaro: quando si parla di prospettive matrimoniali, non lo si fa mai in riferimento alla dimensione sentimentale, ma sempre intendendo lo sposalizio come un affare economico.

A sconvolgere gli equilibri e le tradizioni del mondo arcaico dei Malavoglia sono i contraccolpi negativi della Storia. La vicenda ha infatti inizio nel 1863, quindi due anni dopo l’unificazione politica della penisola. Tale tempo storico si innesta su quello che potremmo chiamare “tempo naturale” (o astorico), tipico di un universo sociale immobile nella struttura dei rapporti interni (lo sottolineano espressioni come «da che mondo era mondo» e in generale le continue citazioni dei proverbi, che rimandano alla saggezza dei padri), che ora però viene interessato da un grande cambiamento collettivo. Il nuovo Stato unitario – rappresentato dal sindaco, dal segretario comunale don Silvestro, dal brigadiere delle guardie doganali don Michele – viene visto negativamente in quanto esoso: pretende il pagamento di tasse elevate e costringe i maschi al servizio militare (di ben cinque anni), sottraendo così forza lavoro alle famiglie. Le conseguenze dell’Unità d’Italia sulla famiglia dei Malavoglia sono tutte avverse: ’Ntoni perde l’ancoraggio alla propria terra; Luca, a sua volta arruolato, muore nella battaglia di Lissa.

L’unica realtà che rappresenta un appiglio nella tempesta della vita è la famiglia, un istituto quasi sacro. L’attaccamento al focolare domestico è la sola difesa per i singoli contro l’avidità del mondo. Bisogna però che ciascuno si accontenti di ciò che ha e che non sviluppi desideri di fuga. In tal senso la famiglia non è affatto un luogo idilliaco, ma un’istituzione che esercita un controllo sociale e morale che può essere (come nel caso dell’irrequieta Lia e di ’Ntoni) percepito come oppressivo.

I colori della letteratura - volume 3
I colori della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi