La vita |
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Le opere |
• Nasce a Santiago de Las Vegas (Cuba) | 1923 | |
• La famiglia si trasferisce a Sanremo | 1925 | |
• Si iscrive alla facoltà di Agraria | 1941 | |
• Entra nella Resistenza partigiana | 1943 | |
• Si iscrive alla facoltà di Lettere | 1946 | |
1947 | Il sentiero dei nidi di ragno | |
1949 | Ultimo viene il corvo | |
• Entra stabilmente all’Einaudi | 1950 | |
1952 | Il visconte dimezzato | |
1956 | Fiabe italiane | |
1957 | Il barone rampante | |
1958 | I racconti | |
1959 | Il cavaliere inesistente | |
1963 | Marcovaldo | |
1963 | La giornata d’uno scrutatore | |
1965 | Le Cosmicomiche | |
• Si trasferisce a Parigi | 1967 | Ti con zero |
1972 | Le città invisibili | |
1973 | Il castello dei destini incrociati | |
1979 | Se una notte d’inverno un viaggiatore | |
• Torna a Roma | 1980 | Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società |
1983 | Palomar | |
1984 | Cosmicomiche vecchie e nuove | |
• Muore a Siena | 1985 | |
1986 | Sotto il sole giaguaro | |
1988 | Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio |
La Resistenza e l’esordio neorealista
Il secondo Novecento e gli anni Duemila – L'autore: Italo Calvino
3 I grandi temi
La Resistenza e l’esordio neorealista
In un breve ritratto autobiografico scritto da Calvino nel 1960 si legge: «Intanto era venuta l’occupazione tedesca e, secondando un sentimento che nutrivo fin dall’adolescenza, combattei coi partigiani, nelle Brigate Garibaldi. La guerra partigiana si svolgeva negli stessi luoghi che mio padre mi aveva fatto conoscere fin da ragazzo. Così approfondii la mia immedesimazione in quel paesaggio, e vi ebbi la prima scoperta del lancinante mondo umano».
La scoperta di cui parla Calvino è la medesima che fanno i personaggi della produzione neorealista dell’autore, primo fra tutti proprio il Pin del Sentiero dei nidi di ragno. Calvino stesso esplicita il legame tra la prima parte della propria produzione e la sua esperienza di vita degli anni precedenti, in occasione della seconda edizione del romanzo (1964), introducendo il testo con un’importante Prefazione, punto di partenza imprescindibile per ragionare sul rapporto tra l’autore, la Resistenza e il Neorealismo.
Il primo dato che emerge è che il Sentiero, a distanza di quasi vent’anni dalla prima stesura, appare agli occhi dell’autore «come un libro nato anonimamente dal clima generale d’un’epoca, da una tensione morale, da un gusto letterario che era quello in cui la nostra generazione si riconosceva, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale». Molti scrittori neorealisti percepiscono infatti l’esigenza di considerare la letteratura uno strumento del proprio agire nella società e, contemporaneamente, come una naturale prosecuzione della loro partecipazione al conflitto. Ma se l’«essere usciti da un’esperienza – guerra, guerra civile – che non aveva risparmiato nessuno, stabiliva un’immediatezza di comunicazione tra lo scrittore e il suo pubblico», il problema maggiore per Calvino sta nel riuscire a trovare i modi e le forme per esprimere quel contenuto grezzo da tutti condiviso. La necessità è quella di esprimere, scrive l’autore, «noi stessi, il sapore aspro della vita che avevamo appreso allora allora». Il Neorealismo diventa dunque per lo scrittore ricerca di poetica, di linguaggio, di stile e di ritmo narrativo.
La sfida che si pone Calvino è prendere le distanze dal populismo degli scritti di propaganda. Il suo impegno ideologico – che per un autore fedele ai dettami neorealisti rappresenta un imperativo – si traduce soprattutto nella reinvenzione avventurosa e fantastica di una tragica esperienza collettiva, vista attraverso gli occhi di un bambino.
Evitando la retorica nel racconto della guerra civile e rifiutandosi di dividere i combattenti in uomini e non-uomini (come ha fatto l’amico Vittorini nel romanzo Uomini e
no, del 1945), egli avversa, al tempo stesso, i detrattori della Resistenza e quelli che sono, a suo giudizio, i peggiori nemici della causa, ossia quanti vogliono restituire in chiave celebrativa e addolcita, snaturandoli, i giorni della guerra partigiana.
La scrittura di Calvino affronta perciò i temi della Resistenza in modo problematico, senza indulgere all’ottimismo di maniera che caratterizza alcuni autori neorealisti.
Nei racconti di Ultimo viene il corvo, per esempio, emerge la fatica dell’esistenza, la potenza della sopraffazione e del caos, il senso di ineluttabilità del destino, tutti temi già presenti a livello embrionale nel Sentiero.
Quello di Calvino è perciò un Neorealismo particolare, nel quale l’attenzione per la situazione sociopolitica – caratteristica principale della corrente – non solo è priva di ogni esaltazione ideologica, ma conduce anche a una progressiva presa di distanza dalla materia narrata. Il filtro fanciullesco mediante il quale è osservata la realtà permette la trasformazione un po’ fiabesca di eventi dolorosi attraverso una visione dal basso, lirica e ingenua, delle avventure e dei casi della vita.
I colori della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi