105 stenti e mille dolori. E certo, benché ciascuno di noi sperimenti nel tempo delle
infermità, mali per lui nuovi o disusati, e infelicità maggiore che egli non suole
(come se la vita umana non fosse bastevolmente misera per l'ordinario);42 tu
non hai dato all'uomo, per compensarnelo, alcuni tempi di sanità soprabbondante
e inusitata, la quale gli sia cagione di qualche diletto straordinario per
110 qualità e per grandezza. Ne' paesi coperti per lo più di nevi, io sono stato per
accecare: come interviene ordinariamente ai Lapponi43 nella loro patria. Dal sole
e dall'aria, cose vitali, anzi necessarie alla nostra vita, e però da non potersi fuggire,
siamo ingiuriati di continuo: da questa colla umidità, colla rigidezza,44 e
con altre disposizioni; da quello col calore, e colla stessa luce: tanto che l'uomo
115 non può mai senza qualche maggiore o minore incomodità o danno, starsene
esposto all'una o all'altro di loro. In fine, io non mi ricordo aver passato un giorno
solo della vita senza qualche pena; laddove45 io non posso numerare quelli
che ho consumati senza pure un'ombra di godimento: mi avveggo che tanto ci è
destinato e necessario il patire, quanto il non godere; tanto impossibile il viver
120 quieto in qual si sia modo, quanto il vivere inquieto senza miseria: e mi risolvo
a conchiudere che tu sei nemica scoperta degli uomini, e degli altri animali, e di
tutte le opere tue; che ora c'insidii ora ci minacci ora ci assalti ora ci pungi ora ci
percuoti ora ci laceri, e sempre o ci offendi o ci perseguiti; e che, per costume e
per instituto,46 sei carnefice della tua propria famiglia, de' tuoi figliuoli e, per dir
125 così, del tuo sangue e delle tue viscere. Per tanto rimango privo di ogni speranza:
avendo compreso che gli uomini finiscono47 di perseguitare chiunque li fugge o
si occulta con volontà vera di fuggirli o di occultarsi; ma che tu, per niuna cagione,
non lasci mai d'incalzarci, finché ci opprimi. E già mi veggo vicino il tempo
amaro e lugubre della vecchiezza; vero e manifesto male, anzi cumulo di mali e
130 di miserie gravissime; e questo tuttavia non accidentale, ma destinato da te per
legge a tutti i generi de' viventi, preveduto da ciascuno di noi fino nella fanciullezza,
e preparato in lui di continuo, dal quinto suo lustro in là,48 con un tristissimo
declinare e perdere senza sua colpa: in modo che appena un terzo della vita
degli uomini è assegnato al fiorire, pochi istanti alla maturità e perfezione, tutto
135 il rimanente allo scadere, e agl'incomodi che ne seguono.
NATURA Immaginavi tu forse che il mondo fosse fatto per causa vostra? Ora sappi che
nelle fatture, negli ordini e nelle operazioni mie,49 trattone50 pochissime, sempre
ebbi ed ho l'intenzione a tutt'altro, che alla felicità degli uomini o all'infelicità.
Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo, io non me
140 n'avveggo,51 se non rarissime volte: come, ordinariamente, se io vi diletto o vi
benefico, io non lo so; e non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non
fo quelle tali azioni, per dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse
di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei.