Il primo Ottocento – L'autore: Alessandro Manzoni

LABORATORIO verso l'esame

 TIPOLOGIA B  
 saggio breve  

ARGOMENTO

IL PERSONAGGIO LETTERARIO: L’ELEMENTO CENTRALE DEL ROMANZO MODERNO

Sviluppa l’argomento in forma di saggio breve utilizzando i documenti forniti. Nella tua argomentazione fai riferimento a ciò che hai studiato e alle tue conoscenze.

Documento 1

Alessandro Manzoni descrive il suo rapporto con i vari personaggi.


Ho visto più volte un caro fanciullo, vispo, per dire il vero, più del bisogno, ma
che, a tutti i segnali, mostra di voler riuscire un galantuomo; l'ho visto, dico, più
volte affaccendato sulla sera a mandare al coperto un suo gregge di porcellini d'India,
che aveva lasciati scorrer liberi il giorno, in un giardinetto. Avrebbe voluto
5 fargli andar tutti insieme al covile; ma era fatica buttata: uno si sbandava a destra,
e mentre il piccolo pastore correva per cacciarlo nel branco, un altro, due, tre ne
uscivano a sinistra, da ogni parte. Dimodoché, dopo essersi un po' impazientito,
s'adattava al loro genio, spingeva prima dentro quelli ch'eran più vicini all'uscio,
poi andava a prender gli altri, a uno, a due, a tre, come gli riusciva. Un gioco simile
10 ci convien fare co' nostri personaggi: ricoverata Lucia, siam corsi a don Rodrigo; e
ora lo dobbiamo abbandonare, per andar dietro a Renzo, che avevam perduto di
vista.


Alessandro Manzoni, I promessi sposi, cap. 11

Documento 2

Per Manzoni i personaggi letterari devono essere veri in quanto espressione dell'inquietudine morale propria di ogni essere umano.


L'inquietudine connaturale all'uomo finch'egli rimane su questa terra dove non
può giungere al suo ultimo fine, fa sì ch'egli sia sempre scontento del proprio stato
e supponga che maggior riposo si trovi nelle altre condizioni. Quindi quella opinione
comune agli uomini che vivono nell'agitazione degli affari o nelle pompe
5 mondane che nelle condizioni che si chiamano inferiori si trovi maggior contentezza
d'animo. Il fatto è però che anche in esse domina la medesima inquietudine.
Mi sembra dunque che i poeti rappresentino al vero la natura quando dipingono
i potenti mossi da una certa invidia degli uomini privati e oscuri, in quelle circostanze
però in cui sentono più vivamente il dolore e il vuoto dello splendore
10 mondano. Ma quando il Tasso rappresenta il famoso pastore che accoglie Erminia
pago della sua sorte, cade, mi sembra in errore volgare, immaginando l'animo del
pastore non quale doveva essere, ma quale doveva sembrare ad Erminia. Ogni finzione
che mostri l'uomo in riposo morale è dissimile dal vero.


Alessandro Manzoni, Materiali estetici, VII, 1

 >> pag. 767 

Documento 3

Lo scrittore Gesualdo Bufalino (1920-1996) traccia un ritratto ironico delle caratteristiche del personaggio letterario ottocentesco, a suo giudizio limitato.


[...] l'eroe romanzesco, perfino quando respira e si muove nelle pagine dell'opera
nativa, e anche se dotato della più sanguigna natura, si rivela, a spiarlo da vicino, di
una labilità quasi viziosa; né vive altra vita che storpia, suscettibile, intermittente;
né lascia trapelare di sé che pochi magri frantumi: un istante privilegiato, un tic,
5 una battuta, un moto scelto del corpo e del cuore, quel precario bagaglio che l'onnisciente
e tirannico autore gli concede di portarsi dietro per l'eternità... Stiamo
parlando, si badi bene, del personaggio tradizionale, l'eroe romantico e naturalista,
l'inattendibile Terza Persona Singolare.


Gesualdo Bufalino, Dizionario dei personaggi di romanzo. Da Don Chisciotte all'Innominabile, Bompiani, Milano 1982

Documento 4

Lo scrittore inglese Edward Morgan Forster (1879-1970) manifesta la sua predilezione per il personaggio letterario, chiamato Homo Fictus, rispetto all'uomo reale.


L'Homo Fictus è meno afferrabile del suo cugino. È prodotto dal cervello di centinaia
di differenti romanzieri, che hanno metodi di gestazioni contrastanti, talché
sul suo conto non è il caso di generalizzare. Ma qualche cosetta però possiamo
dirne. Di solito egli nasce fra le quinte, ma è capace di morire in scena: ha necessità
5 di poco cibo o di poco sonno; i rapporti umani lo occupano senza tregua. E,
ecco la cosa più importante, sul conto suo possiamo saperne più che sul conto di
qualsiasi altro essere umano, inquantoché il suo creatore e il suo biografo fanno
una persona sola. Fossimo inclini all'iperbole, a questo punto niente ci tratterebbe
dall'esclamar: «Se Dio potesse narrare la storia dell'Universo, l'Universo diventerebbe
10 romanzesco». Tale è infatti il principio sottinteso. [...]
Effettivamente, sui rapporti umani (non appena li consideriamo in sé stessi e
non nel loro valore di complementi sociali) incombe uno spettro. Noi non possiamo
comprenderci a vicenda se non in maniera grossolana; non possiamo, nemmeno
desiderandolo, rivelare noi stessi; quella che chiamiamo intimità non è se non
15 qualcosa di molto approssimativo; la conoscenza perfetta è un'illusione. Nel romanzo,
invece, le persone possiamo conoscerle perfettamente, e, a parte il generico
piacere della lettura, nel romanzo possiamo trovar compenso al loro scarso nitore
della vita. In questa direzione la narrativa può andare al di là delle testimonianze,
è più vera della storia; e ognuno di noi sa per esperienza diretta che esiste qualche
20 cosa che, anche se il romanziere non è riuscito ad appropriarselo fino in fondo,
ebbene, se non altro ci si è provato. Egli può imbucare nel libro le sue persone appena
nate, può fare in modo che vadano avanti senza sonno o senza cibo, può far
sì che amino, amino e ancora amino, purché sia evidente ch'egli sa tutto sul conto
loro: purché insomma siano sue creazioni.


Edward Morgan Forster, Aspetti del romanzo, Il Saggiatore, Milano 1968

 >> pag. 768 

Documento 5

Il filosofo spagnolo José Ortega y Gasset (1883-1955) esprime la sua preferenza per i personaggi rispetto alla trama del romanzo.


La possibilità di costruire fauna spirituale è forse la risorsa maggiore che possa
maneggiare il romanziere del futuro. Tutto va in questa direzione. Oggi, per forza
di cose, lo specifico interesse al meccanismo esterno della trama si è ridotto al
minimo. Tanto meglio, così si può centrare il romanzo nel superiore interesse che
5 emana dalla meccanica interna dei personaggi. Non nell'invenzione di "azioni",
ma nell'invenzione di personaggi interessanti vedo il futuro più promettente del
genere romanzesco.


José Ortega y Gasset, Sul romanzo, Sugar, Milano 1983

Documento 6

Il critico tedesco Walter Benjamin (1892-1940) sostiene che nel romanzo si cerca “il senso della vita”, rappresentato dalla vicenda dei personaggi.


 Chi ascolta una storia è in compagnia del narratore; anche chi legge partecipa a
questa società. Ma il lettore di un romanzo è solo. Egli è più solo di ogni altro
lettore. (Poiché anche chi legge una poesia è pronto a dare una voce alle parole
per chi si trova in ascolto.) In questo isolamento il lettore di romanzi s'impadronisce
5 del loro contenuto più avidamente di ogni altro lettore. Egli è pronto
ad assimilarlo interamente, a – per così dire – divorarlo. Sì, egli brucia, divora il
contenuto come il fuoco la legna nel camino. La tensione che percorre il romanzo
è molto simile al tiraggio dell'aria che avviva la fiamma nel camino e accende
il suo gioco.
10 [...] il lettore di romanzi cerca appunto uomini in cui leggere il "senso della
vita". E deve quindi, in un modo o nell'altro, essere certo in anticipo di assistere
alla loro morte. Almeno in senso traslato: alla fine del romanzo. Ma meglio
ancora se alla morte vera. Come gli fanno capire che la morte li aspetta, e una
morte assolutamente determinata e in un punto affatto determinato? È questo
15 il problema che alimenta lo struggente interesse del lettore alla vicenda del
romanzo.
Se il romanzo è significativo, non è quindi perché ci presenti, quasi didatticamente,
un destino estraneo, ma perché quel destino altrui, grazie alla fiamma da
cui è consumato, genera in noi il calore che non possiamo mai ricavare dal nostro.
20 Ciò che attira il lettore verso il romanzo è la speranza di riscaldare la sua vita
infreddolita alla morte di cui legge.


Walter Benjamin, Angelus Novus, Einaudi, Torino 1962

 >> pag. 769 

Guida alla stesura

  • Dopo un’attenta lettura di tutti i documenti, fai una breve sintesi di ognuno: la complessità nella gestione dei personaggi (doc. 1); il primato manzoniano della verità (doc. 2); limiti e caratteristiche del personaggio romanzesco (doc. 3); il primato della finzione per Forster (doc. 4); la prevalenza del personaggio sulla trama per Ortega y Gasset (doc. 5); il "senso della vita" come motivo del successo del romanzo (doc. 6). Questo ti permetterà di avere un’idea complessiva. 
  • Individua le parole chiave presenti in ogni documento e raggruppale in una serie di temi omogenei: prevalenza della vita reale (docc. 2, 6); ruolo predominante della finzione (docc. 4-5); gestione dei personaggi e loro caratteristiche (docc. 1, 3). 
  • Individua i punti di contatto e quelli di divergenza fra i diversi temi. Mettili a confronto, spiegando come si sono sviluppati, modificati e perché.
  • Ogni tua affermazione deve essere sempre argomentata.
  • Usa un linguaggio chiaro e preciso e, dove necessario, tecnico.

I colori della letteratura - volume 2
I colori della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento