Documento 4
Lo scrittore inglese Edward Morgan Forster (1879-1970)
manifesta la sua predilezione per il personaggio letterario,
chiamato Homo Fictus, rispetto all'uomo reale.
L'Homo Fictus è meno afferrabile del suo cugino. È prodotto dal cervello di centinaia
di differenti romanzieri, che hanno metodi di gestazioni contrastanti, talché
sul suo conto non è il caso di generalizzare. Ma qualche cosetta però possiamo
dirne. Di solito egli nasce fra le quinte, ma è capace di morire in scena: ha necessità
5 di poco cibo o di poco sonno; i rapporti umani lo occupano senza tregua. E,
ecco la cosa più importante, sul conto suo possiamo saperne più che sul conto di
qualsiasi altro essere umano, inquantoché il suo creatore e il suo biografo fanno
una persona sola. Fossimo inclini all'iperbole, a questo punto niente ci tratterebbe
dall'esclamar: «Se Dio potesse narrare la storia dell'Universo, l'Universo diventerebbe
10 romanzesco». Tale è infatti il principio sottinteso. [...]
Effettivamente, sui rapporti umani (non appena li consideriamo in sé stessi e
non nel loro valore di complementi sociali) incombe uno spettro. Noi non possiamo
comprenderci a vicenda se non in maniera grossolana; non possiamo, nemmeno
desiderandolo, rivelare noi stessi; quella che chiamiamo intimità non è se non
15 qualcosa di molto approssimativo; la conoscenza perfetta è un'illusione. Nel romanzo,
invece, le persone possiamo conoscerle perfettamente, e, a parte il generico
piacere della lettura, nel romanzo possiamo trovar compenso al loro scarso nitore
della vita. In questa direzione la narrativa può andare al di là delle testimonianze,
è più vera della storia; e ognuno di noi sa per esperienza diretta che esiste qualche
20 cosa che, anche se il romanziere non è riuscito ad appropriarselo fino in fondo,
ebbene, se non altro ci si è provato. Egli può imbucare nel libro le sue persone appena
nate, può fare in modo che vadano avanti senza sonno o senza cibo, può far
sì che amino, amino e ancora amino, purché sia evidente ch'egli sa tutto sul conto
loro: purché insomma siano sue creazioni.
Edward Morgan Forster, Aspetti del romanzo, Il Saggiatore, Milano 1968