I colori della letteratura - volume 2

Il primo Ottocento – L'opera: I promessi sposi

 T8 

Addio, monti

Cap. 8


Fallito il matrimonio a sorpresa, sventato il tentativo di rapimento di Lucia, i promessi sposi su consiglio di fra Cristoforo fuggono in barca dal paese. Alla movimentata «notte degli imbrogli» (quella in cui i due giovani hanno provato – inutilmente – a sposarsi con l’inganno davanti a don Abbondio, nello stesso momento in cui i bravi irrompevano in casa di Lucia per rapirla) fa seguito una silenziosa scena al chiaro di luna. Lucia voltandosi vede sulla sponda il torvo palazzotto di don Rodrigo, che incombe sul paese. Riconosce la propria casa, la finestra della sua stanza, e si abbandona a un segreto pianto in cui formula interiormente un commosso addio. È la pagina più celebre del romanzo.
Insieme alla versione definitiva ne diamo la prima stesura: il confronto fra il punto di partenza (il Fermo e Lucia) e il punto d’arrivo (la "quarantana") consente di misurare l’evoluzione dello stile e delle tecniche narrative di Manzoni.

Versione del Fermo e Lucia
Addio, monti posati sugli abissi dell'acque ed
elevati al cielo; cime ineguali, conosciute a colui
che fissò sopra di voi i primi suoi sguardi,
e che visse fra voi, come egli distingue all'aspetto
5 l'uno dall'altro i suoi famigliari, valli segrete,
ville sparse e biancheggianti sul pendio
come branco disperso di pecore pascenti, addio!
Quanto è tristo il lasciarvi a chi vi conosce
dall'infanzia! quanto è nojoso1 l'aspetto della
10 pianura dove il sito a cui si aggiunge2 è simile a
quello che si è lasciato addietro, dove l'occhio
cerca invano nel lungo spazio, dove riposarsi e
contemplare, e si ritira fastidito come dal fondo
d'un quadro su cui l'artefice non abbia ancor
15 figurata alcuna immagine della creazione.
Che importa che nei piani deserti sorgano città
superbe ed affollate? il montanaro che le passeggia
avvezzo alle alture di Dio, non sente il
diletto della maraviglia nel mirare edificj che il
20 cittadino chiama elevati perché gli3 ha fatti egli
ponendo a fatica pietra sopra pietra. Le vie, che
hanno vanto di ampiezza, gli sembrano valli
troppo anguste, l'afa immobile lo opprime, ed
egli che nella vita operosa del monte non aveva
25 forse provato altro malore che la fatica, divenuto
timido e delicato come il cittadino, si lagna
del clima e della temperie, e dice che morrà se
non torna ai suoi monti. Egli che sorto col sole,
non riposava che al mezzo giorno e al cessare
30 delle fatiche diurne, passa le ore intere nell'ozio
malinconico ripensando alle sue montagne.
Ma questi sono piccioli dolori. L'uomo sa
tormentar l'uomo nel cuore; e amareggiargli il
pensiero di modo che anche la memoria dei
35 momenti passati lietamente affacciandosi ad
esso perde ogni bellezza, e porta un rancore
non temperato da alcuna compiacenza; è tutta
dolorosa: reca all'afflitto una certa maraviglia
che abbia potuto altre volte godere, e non desidera
40 più quelle contentezze delle quali non gli
par più capace la sua mente trasformata. Dolore
speciale: la contemplazione della perversità
d'una mente simile alla nostra: idea predominante
in chi è afflitto dal suo simile. Addio, casa
45 natale, casa dei primi passi, dei primi giuochi,
delle prime speranze; casa nella quale sedendo
 con un pensiero s'imparò a distinguere dal romore
delle orme comuni il romore d'un'orma
desiderata con un misterioso timore. Addio,
50 addio casa altrui, nella quale la fantasia intenta,
 e sicura vedeva un soggiorno di sposa, e di
compagna. Addio chiesa dove nella prima puerizia4
si stette in silenzio e con adulta gravità,5
dove si cantarono colle compagne le lodi del
55 Signore, dove ognuno esponeva tacitamente le
sue preghiere a Colui che tutte le intende e le
può tutte esaudire, Chiesa, dove era preparato
un rito, dove l'approvazione e la benedizione
di Dio doveva aggiungere all'ebbrezza della
60 gioia il gaudio tranquillo e solenne della santità.
Addio! Il serpente nel suo viaggio torto e
insidioso, si posta talvolta vicino all'abitazione
dell'uomo, e vi pone il suo nido, vi conduce
la sua famiglia, riempie il suolo e se ne impadronisce;
65 perché l'uomo il quale ad ogni passo
incontra il velenoso vicino pronto ad avventarglisi,6 
che è obbligato di guardarsi e di non dar
passo senza sospetto, che trema pei suoi figli,
sente venirsi in odio la sua dimora, maledice il
70 rettile usurpatore, e parte. E l'uomo pure caccia
talvolta l'uomo sulla terra come se gli fosse destinato
per preda: allora il debole non può che
fuggire dalla faccia del potente oltraggioso: ma
i passi affannosi del debole sono contati, e un
75 giorno ne sarà chiesta ragione.

Versione del 1840
Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al
cielo; cime inuguali,1 note a chi è cresciuto tra
voi, e impresse nella sua mente, non meno che
lo sia l'aspetto de' suoi più familiari; torrenti,
5 de' quali distingue lo scroscio, come il suono
delle voci domestiche; ville2 sparse e biancheggianti
sul pendìo, come branchi di pecore
pascenti;3 addio! Quanto è tristo il passo di
chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia
10 di quello stesso che se ne parte volontariamente,
tratto dalla speranza di fare altrove
fortuna, si disabbelliscono,4 in quel momento,
i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d'essersi
potuto risolvere,5 e tornerebbe allora indietro,
15 se non pensasse che, un giorno, tornerà
dovizioso.6 Quanto più si avanza nel piano, 

il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da
quell'ampiezza uniforme; l'aria gli par gravosa
e morta;7 s'inoltra mesto e disattento nelle città
20 tumultuose; le case aggiunte a case, le strade
che sboccano nelle strade, pare che gli levino
il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo
straniero, pensa, con desiderio inquieto, al
campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha
25 già messo gli occhi addosso, da gran tempo,
e che comprerà, tornando ricco a' suoi monti.
Ma chi non aveva mai spinto al di là di
quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva
composti in essi tutti i disegni dell'avvenire,8
30 e n'è sbalzato lontano, da una forza perversa!
Chi, staccato a un tempo9 dalle più care
abitudini, e disturbato nelle più care speranze,
lascia que' monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti
che non ha mai desiderato di conoscere,
35 e non può con l'immaginazione arrivare
a un momento stabilito per il ritorno!10 Addio,
casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto,
s'imparò a distinguere dal rumore de'
passi comuni il rumore d'un passo aspettato
40 con un misterioso timore.11 Addio, casa ancora
straniera,12 casa sogguardata tante volte alla
sfuggita, passando, e non senza rossore; nella
quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo
e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove
45 l'animo tornò tante volte sereno, cantando le
lodi del Signore; dov'era promesso, preparato
un rito;13 dove il sospiro segreto del cuore doveva
essere solennemente benedetto, e l'amore
venir comandato, e chiamarsi santo; addio!
50 Chi dava a voi tanta giocondità14 è per tutto;15
e non turba mai la gioia de' suoi figli, se non
per prepararne loro una più certa e più grande.
Di tal genere, se non tali appunto, erano i
pensieri di Lucia, e poco diversi i pensieri degli
55 altri due pellegrini, mentre la barca gli16 andava
avvicinando alla riva destra dell'Adda.

 >> pag. 740 

      Dentro il testo

I contenuti tematici

L'Addio prende forma sullo sfondo di un paesaggio quanto mai romantico. Sui monti, sulle acque, sui paesi biancheggianti sul pendìo (rr. 6-7), illuminati dal plenilunio, si posa lo sguardo dei fuggiaschi, caricando la scena di una commossa emotività. Il tema portante è quello dell'amarezza dovuta al distacco dalla terra natale dell'emigrante, mosso dal desiderio di fare fortuna o da una minaccia insostenibile, come è il caso dei promessi sposi. L'inquietudine aumenta al pensiero dell'incerto destino che attende chi lascia la propria terra nella baraonda della città moderna, con la quale di lì a poco Renzo avrà modo di scontrarsi. Manzoni riprende qui l'antico motivo del confronto con la campagna, anticipando una vocazione fondamentale nella narrativa dell'Italia unita.
Ai sogni infranti d'amore invece è riservato soltanto un cenno. Restano un pensiero occulto (rr. 37-38) che la pudica Lucia non confessa neppure a sé stessa, il misterioso timore (r. 40) di un passo su cui il narratore reticente non intende insistere, al di là del riferimento agli sguardi lanciati alla sfuggita, passando, e non senza rossore (rr. 41-42) alla casa del futuro sposo. Prontamente subentra un ulteriore addio, alla chiesa dove il sospiro segreto del cuore (r. 47) avrebbe dovuto trovare la solenne benedizione del matrimonio. Il pianto cede infine il passo a una riflessione dell'autore che tiene viva la speranza.

Le scelte stilistiche

Durante l'attraversamento del lago, Manzoni avrebbe potuto immaginare un dialogo tra i passeggeri, o con il barcaiolo, come avviene in seguito. Sceglie invece di impostare un'effusione lirica, che meglio si addice al temperamento di Lucia, mantenendola su ritmi lenti e calibrati, in cui più volte si nasconde la misura classica della poesia italiana, l'endecasillabo* (ad-di-o-mon-ti-sor-gen-ti-dal-l'ac-que). Spina dorsale del passo è l'anafora* della parola addio, ripetuta sei volte: due nel periodo iniziale e quattro, con un vistoso crescendo, in prossimità della conclusione.
Si tratta di un modulo tipico del discorso diretto, che concorre ad aumentare la commozione, in combinazione con i diminutivi riservati a ciò che si lascia (casuccia, campicello); eppure non siamo di fronte a un semplice monologo interiore. Sarebbe eccessivo attribuire meccanicamente alla sola Lucia fantasticherie melanconiche che appartengono anche ad Agnese e Renzo: Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia, e poco diversi i pensieri degli altri due pellegrini (rr. 53-55). Come si mostra in questo fondamentale inciso, è il narratore a esprimere i sentimenti che si agitano nei cuori dei personaggi, innalzandoli al di là delle loro vicende personali, un po' come accadeva già nei cori delle tragedie. A questo scopo collabora l'insistente ricorso al pronome indefinito chi e alle forme verbali impersonali. La portata del discorso si allarga così a dismisura, e nel pianto sommesso di Lucia si riconosce l'eco di un dolore universale.

La differenza più evidente fra le due stesure del brano è di natura quantitativa: nel Fermo e Lucia Manzoni usa giri sintattici molto articolati e propone passaggi che nella "ventisettana" deciderà di sopprimere, insieme al lessico troppo ricercato o libresco. Nella "quarantana" lavora solo su quest'ultimo versante, per avvicinarsi ancor più al fiorentino vivo: sostituisce per esempio aere con aria, simiglia con par, orme con passi, e interviene sulla punteggiatura, per meglio adeguarla alle pause della voce.
Vanno inoltre segnalati l'introduzione dell'inciso finale e il taglio del paragone fra città e campagna, che nel Fermo e Lucia viene svolto in termini oppositivi: da una parte i monti, sublime creazione del Signore, dall'altra i palazzi, edificati dall'uomo ponendo a fatica pietra sopra pietra (r. 21); da una parte le ariose valli prealpine, dall'altra le malsane vie urbane. In quest'ottica è rilevante nel testo di arrivo l'eliminazione della lunga similitudine* di sapore biblico con il serpente; con essa cade il minaccioso riferimento finale alla giustizia divina (il debole non può che fuggire dalla faccia del potente oltraggioso: ma i passi affannosi del debole sono contati, e un giorno ne sarà chiesta ragione, rr. 72-75), in cui riecheggia il «Verrà un giorno» rivolto da fra Cristoforo a don Rodrigo già nello stesso Fermo e Lucia (► T7, p. 733, r. 96).

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Elenca tutti gli oggetti affettivi a cui viene dato l’addio.


2 A chi appartiene la casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore (rr. 40-42)?

ANALIZZARE

3 Rintraccia le similitudini presenti nel testo.


4 Confronta il paragone tra città e campagna nel testo di partenza e in quello di arrivo: quali analogie e differenze noti?

INTERPRETARE

5 Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande (rr. 50-52): interpreta questa frase, alla luce del tema della «provvida sventura».

PRODURRE

6 Il testo descrive lo stato d’animo di chi è costretto a partire dalla propria terra: oggi nel mondo accade a milioni di persone, in seguito a guerre, carestie, persecuzioni politiche o religiose. Svolgi una ricerca su questo drammatico fenomeno e illustra i risultati in un testo espositivo-argomentativo di circa 40 righe.

7 Immagina di dovere dare l’addio a qualcosa o a qualcuno, in un testo di circa 10 righe.


I colori della letteratura - volume 2
I colori della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento