La partecipazione al movimento romantico

Il primo Ottocento – L'autore: Alessandro Manzoni

La partecipazione al movimento romantico

Manzoni non prende parte direttamente alla polemica tra Classici e Romantici che si scatena a Milano nel 1816, quando sulla "Biblioteca italiana" compare l'articolo di Madame de Staël Sulla maniera e utilità delle traduzioni; frenato dal proprio carattere riservato, che lo induce a mantenersi nell'ombra, nel 1818 l'autore preferisce non partecipare in prima persona all'impresa del "Conciliatore" (► p. 438), la rivista fondata dai Romantici lombardi, a cui pure guarda con attenzione e simpatia.
Nella battaglia per una nuova cultura Manzoni condivide senza riserve il rifiuto di tutto quel corredo mitologico dal quale aveva ampiamente attinto in gioventù. Già negli Inni sacri, come si è visto, vi aveva rinunciato, senza per questo abbracciare la direzione individualista propria della lirica europea di stampo romantico. Diffidente nei confronti del fantastico e degli abbandoni sentimentali, Manzoni del Romanticismo accoglie innanzitutto le idee liberali e di identità nazionale, oltre che l'interesse per la Storia dei popoli.

Il rifiuto delle regole esclusivamente fondate sull'autorità degli antichi comporta in ambito teatrale la rinuncia alle unità drammatiche di tempo e di luogo nelle due tragedie, Il conte di Carmagnola e Adelchi. Secondo Manzoni il rispetto di tali unità è un errore tanto sul piano morale quanto su quello estetico, poiché costringe a rappresentare un'azione troppo concentrata, passioni troppo esuberanti, caratteri poco credibili, e quindi a scivolare nell'inverosimile, mentre lo scrittore milanese resta inflessibilmente fedele al «santo Vero», obiettivo già delineato nel carme per Carlo Imbonati e rivestito dopo la conversione di nuovi significati.

Queste idee sono esposte da Manzoni nella Prefazione al Conte di Carmagnola e nella Lettre à Monsieur Chauvet (1820), scritta in francese a un recensore della medesima tragedia. In essa l'autore bolla come «arbitrarie» le regole desunte dalla Poetica di Aristotele (► p. 678) e insiste sulla necessità di liberarsi definitivamente dei residui di mentalità tramontate da millenni: solo così potrà nascere una letteratura in grado di rispettare la realtà del proprio tempo, coinvolgere il pubblico e assolvere ai fini educativi che Manzoni ritiene irrinunciabili. Il soggetto delle opere va attinto dalla Storia, ma a completare l'accertamento dei fatti interviene la sensibilità dello scrittore, intento a rappresentare i sentimenti che si agitano nel cuore dei personaggi. "Vero storico" e "vero poetico" si amalgamano così in una sintesi superiore.
La lettera a Chauvet – al tempo stesso bilancio, manifesto di poetica e bussola per il cammino futuro – viene pubblicata solo nel 1823, quando le polemiche intorno al Romanticismo cominciano a spegnersi. Nello stesso anno Manzoni conclude il Fermo e Lucia, prima stesura dei Promessi sposi, e scrive al marchese d'Azeglio una lettera in cui condensa le sue idee in merito a una letteratura che «debba proporsi l'utile per iscopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo».

I colori della letteratura - volume 2
I colori della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento