Il Settecento – L'autore: Giuseppe Parini

LABORATORIO verso l'esame

 TIPOLOGIA B  
 saggio breve  

ARGOMENTO

IL CONCETTO DI NOBILTÀ ATTRAVERSO IL TEMPO

Sviluppa l’argomento in forma di saggio breve utilizzando i documenti forniti. Nella tua argomentazione fai riferimento a ciò che hai studiato e alle tue conoscenze.

Documento 1

Nel trattato filosofico Convivio Dante Alighieri (1265-1321) riflette sul concetto di nobiltà, spesso oggetto di fraintendimenti.

Intra li quali errori uno io massimamente riprendea,1 lo quale non solamente è
dannoso e pericoloso a coloro che in esso stanno, ma eziandio2 alli altri, che lui
riprendano, porta dolore e danno. Questo è l'errore dell'umana bontade3 in quanto
in noi è dalla natura seminata e che "nobilitade" chiamare si dee; che per mala
5 consuetudine e per poco intelletto era tanto fortificato che l'oppinione quasi di
tutti n'era falsificata. E della falsa oppinione nascevano li falsi giudicii, e de' falsi
giudicii nascevano le non giuste reverenze e vilipensioni;4 per che li buoni erano
in villano despetto5 tenuti, e li malvagi onorati ed essaltati. La qual cosa era pessima
confusione del mondo; sì come vedere puote chi mira quello che di ciò può
10 seguitare, sottilmente.6

Dante Alighieri, Convivio, IV, I, 6-7

Documento 2

Nel Dialogo sopra la nobiltà, Giuseppe Parini si occupa dell'essenza della vera nobiltà, che non risiede nel sangue.

POETA Voi v'ingannate. Il Rispetto non è altro che un certo sentimento dell'animo
posto fra l'affetto e la meraviglia, che l'uomo pruova naturalmente al cospetto di
colui ch'ei vede fornito d'eccellenti virtù morali o d'eccellenti doti dell'ingegno
o del corpo. Questo sentimento per lo più stassi rinserrato nel cuore di chi lo
5 prova; e talvolta ancora per una certa ridondanza prorompe di fuora ne' cenni o
nelle parole.
NOBILE E quegli inchini, che mi si facevano, e que' titoli che mi si davano, non provenivan
egli forse da cotesto sentimento che tu di'?
POETA Eh, zucche!1 Egli è passato in costume tra gli uomini che coloro che sono
10 arrivati a un certo grado di fortuna, volendo pure per eccesso della loro ambizione
slontanarsi dalla comune degli altri mortali, si sono assunti certi titoli vuoti di senso,
ed hanno richiesto da coloro che avean bisogno di essi, certi determinati atteggiamenti 
da farsi alla loro presenza. I capi de' popoli sonosi prevaluti della vanità
de' loro soggetti, ed hanno di questi segnali instituito un commerzio; per mezzo
15 del quale i ricchi ambiziosi, cambiando i loro tesori, si comperano fumo, e vanno
imbottando nebbia. Gli sciocchi poi i quali non pensano più là dànnosi a credere
che coloro siensi comperati insieme co' titoli e colle distinzioni anche il merito, il
quale non si compera altrimenti, ma si guadagna colle sole proprie virtuose azioni.
I savii non cascano però a questa ragna;2 e sebbene per non andare a ritroso della
20 moltitudine e comparir cinici o quacqueri impazzano co' pazzi,3 e non sono avari
di certe parole e di certi gesti che voi altri richiedete e che la moltitudine vi concede;
nondimeno in cuor loro pesano il rispetto e la stima sulla bilancia dell'orafo, e
non la concedono se non a chi se la merita. Eglino fanno come il forestiere, il quale
s'inchina agl'idoli della nazione ov'egli soggiorna, per pura urbanità; ma se ne ride
25 poi e li beffeggia dentro di se medesimo. M'intendeste voi ora? Pensate voi ora che
i vostri creditori, allora quando, chini come voti davanti un'immagine, pregavanvi
della loro mercede, trammischiando ad ogni parola il titolo di Eccellenza, avessero
punto di venerazione per voi? Egli vi davano anzi mille volte in cuor loro il titolo
di prepotente e di frodatore. E i vostri famigliari, che udivano e vedevano le vostre
30 sciocchezze e le vostre bizzarrie taciti e venerabundi, oh quanto si ridevano in cuor
loro della vostra melensaggine e della vostra stravaganza: e i filosofi e gli altri uomini
di lettere, che v'udivan decidere così francamente d'ogni cosa...

Giuseppe Parini, Dialogo sopra la nobiltà

 >> pag. 379 

Documento 3

Antoine-Gaspard Boucher d'Argis (1708-1791) è stato un avvocato francese, estensore di numerose voci giuridiche per la celebre Enciclopedia di Diderot e d'Alembert: fra queste, anche la voce "Nobiltà", redatta insieme a Louis de Jaucourt (1704-1779), studioso di medicina e di botanica.

Ogni stato monarchico in cui non vi sia nobiltà è pura tirannia. La nobiltà entra
in qualche modo a far parte dell'essenza della monarchia, la cui massima è "niente
nobiltà, niente monarca"; in questo caso ci si trova di fronte a un dispotismo,
come accade in Turchia.
5 La nobiltà tempera la sovranità, e con il suo splendore abitua gli occhi del popolo
a fissare e a sostenere la luce abbacinante della regalità senza esserne sconvolta.
Una nobiltà grande e potente accresce lo splendore di un principe, per quanto
debba diminuire il proprio potere quando è troppo dominante: è meglio per il
principe e per la giustizia che la nobiltà non abbia troppo potere, e che mantenga
10 peraltro una grandezza stimabile e tutta sua per reprimere l'insolenza popolare,
impedendole di attaccare la maestà del trono. In uno stato monarchico, il potere
intermediario subordinato più naturale è quello della nobiltà; abolite le sue prerogative,
e avrete ben presto uno stato popolare, oppure uno stato dispotico.

Antoine-Gaspard Boucher d'Argis e Louis de Jaucourt, Nobiltà, nell'Enciclopedia di Diderot e d'Alembert

 >> pag. 380 

Documento 4

Lo scrittore russo Nikolaj Gogol' (1809-1852) si sofferma sulle caratteristiche a suo dire uniche della nobiltà russa dell'Ottocento.

La nostra nobiltà rappresenta un fenomeno davvero straordinario. Da noi si è formata
in modo completamente diverso che negli altri paesi. Non è nata da un'invasione
violenta, da vassalli con le loro schiere armate, sempre intolleranti del potere
supremo ed eterni oppressori dei ceti inferiori. Da noi ha avuto origine dai meriti
5 personali verso lo zar, il popolo e tutto il paese, meriti fondati sulle virtù morali e
non sulla forza.
Nella nostra nobiltà non c'è l'orgoglio per chissà quale superiorità della propria
classe, come negli altri paesi; non c'è la boria della nobiltà tedesca; nessuno da
noi si vanta dei propri natali o dell'antichità della propria stirpe (anche se i nostri
10 nobili sono i più antichi di tutti); tutt'al più se ne vantano certi anglomani che si
sono lasciati temporaneamente contagiare da questa malattia.

Nikolaj Gogol', A un personaggio altolocato, lettera pubblicata nel 1867

Documento 5

Lo scrittore francese Honoré de Balzac (1799-1850) descrive una nobildonna dell'Ottocento.

Era una donna artificialmente istruita, realmente ignorante; piena di sentimenti
elevati, ma priva di un pensiero che li coordinasse; una donna che dispensava i
più ricchi tesori dell'anima per obbedire alle convenienze; pronta a sfidare la società,
ma esitante e tendente all'artificio per effetto dei suoi scrupoli; dotata più di
5 testardaggine che di carattere, più di infatuazioni che di entusiasmo, più di testa
che di cuore; sovranamente femmina e sovranamente civetta, più di ogni altra cosa
parigina; un'amante dello sfarzo e delle feste; che non rifletteva affatto, o che rifletteva
troppo tardi; di un'imprudenza che giungeva quasi alla poeticità; sfacciata nel
sedurre, ma umile nel fondo dell'animo; ostentava la forza, come un giunco ben
10 diritto, ma, proprio come un giunco, pronta a piegarsi sotto una mano potente;
parlava molto di religione, ma non la amava, eppure era pronta ad accettarla come
un epilogo.

Honoré de Balzac, La duchessa di Langeais

Documento 6

La scrittrice inglese Virginia Woolf (1882-1941) presenta una versione moderna della nobiltà: lo snobismo.

L'essenza dello snobismo è il desiderio di fare colpo sugli altri: lo snob è un individuo
dal cervello inconsistente, dal cervello di gallina, così poco soddisfatto della
propria posizione che per darle consistenza non fa che sventolare in faccia agli altri
titoli e onorificenze affinché loro si convincano, e convincano lui stesso, di quello
5 di cui in realtà non è convinto: che è anche lui una persona importante!
È un sintomo che riconosco in me, prova ne sia questa lettera: perché deve
sempre stare in cima a tutta la mia corrispondenza? Perché porta la corona nobiliare:
se mi arriva una lettera coronata, quella lettera si va a mettere miracolosamente
in cima [...]. Voglio blasoni; ma devono essere antichi; blasoni che comportano
10 terre e residenze di campagna; che generano semplicità, eccentricità, agio [...].
La conclusione sembra essere dunque che io sono non solo una snob da blasoni,
ma anche una snob da salotti pieni di luci; una snob da festini del bel mondo;
basta un gruppo qualunque di persone, purché ben vestite, socialmente sfavillanti
e a me sconosciute, e il trucco è fatto; si leva quello zampillio di polvere d'oro e di
diamanti che obnubila, immagino, la verità dei fatti.

Virginia Woolf, Sono una snob?

 >> pag. 381 

Guida alla stesura

  • Dopo un’attenta lettura di tutti i documenti, fai una breve sintesi di ognuno: la nobiltà non è il risultato di una condizione naturale; se si pensa ciò, si commette un grave, ma diffuso, errore (doc. 1); per secoli la nobiltà è stata una condizione formale ma ingannevole, perché disprezzata da molti (doc. 2); la nobiltà è tipica dello stato monarchico (doc. 3); la nobiltà russa è atipica, perché si fonda sui meriti nei confronti dello zar e del popolo (doc. 4); la nobiltà francese è sfarzosa ma ipocrita (doc. 5); la nobiltà può essere un atteggiamento mentale (doc. 6). Ciò ti permetterà di avere un’idea complessiva dell’argomento da trattare. 
  • Individua le parole chiave presenti in ogni documento e raggruppale in una serie di temi omogenei: la nobiltà va intesa come un comportamento, non come un dato acquisito per natura (docc. 1,2 e 6); la nobiltà in Francia presenta diversi aspetti legati alla monarchia e all’aristocrazia (docc. 3 e 5); nell’Europa dell’Ottocento esistono diversi modi di intendere la nobiltà (docc. 3 e 4).
  • Individua i punti di contatto e quelli di divergenza tra i diversi temi. Mettili a confronto, spiegando come si sono sviluppati, modificati, e perché. 
  • Ogni tua affermazione deve essere sempre argomentata. 
  • Usa un linguaggio chiaro e preciso e, dove necessario, tecnico.

I colori della letteratura - volume 2
I colori della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento