Dialoghi e monologhi
Nella sua modernità, la commedia riformata di Goldoni non abbandona del tutto uno dei capisaldi del teatro antico, ossia il rispetto delle unità di tempo, di luogo e di azione che Aristotele aveva individuato come caratteristiche del teatro antico. Nel Cinquecento, in seguito alla traduzione in latino della Poetica del filosofo greco, le cosiddette unità aristoteliche erano state assunte come un canone prescrittivo nella produzione drammatica (in particolare nella tragedia, sua massima espressione). Secondo tale canone, le opere teatrali dovevano mettere in scena vicende semplici, incentrate su pochi personaggi (unità d'azione), e svolgersi nell'arco di una sola giornata (unità di tempo) e in un unico luogo (unità di luogo), per conferire credibilità e verosimiglianza alla rappresentazione.
Goldoni si attiene a queste norme soltanto nella misura in cui esse risultino utili ai suoi scopi. Nella
Bottega del caffè, le unità di luogo e di tempo sono salvaguardate: la vicenda si apre al mattino e si chiude alla sera, e si svolge sempre, come si è visto, nella piazzetta su cui si affaccia la caffetteria; non si può dire lo stesso per l'azione, che risulta invece estremamente frammentata e ruota attorno a più protagonisti, alcuni dei quali – in primo luogo Don Marzio – sono tali pur occupando la scena per una parte minore della commedia.