II successo del trattato è enorme e immediato, tanto che nello spazio di due anni dalla prima pubblicazione si contano sei nuove edizioni. Accolta con grande favore dalle più importanti personalità del tempo, l'opera viene tradotta rapidamente in francese, inglese, tedesco e spagnolo e ottiene gli elogi di Voltaire, Diderot e d'Alembert, che contribuiscono ad accrescere la fama europea del suo autore.
L'influenza dell'opera non è peraltro riscontrabile soltanto sul piano del pensiero filosofico e giuridico del tempo, ma anche su quello dell'applicazione pratica dei suoi assunti. L'imperatrice
Caterina II di Russia (che invita Beccaria a Mosca, dove egli però non andrà) promuove una riforma del
codice penale ispirata ai suoi princìpi, e anche in altri Stati italiani ed europei, negli anni successivi alla pubblicazione del testo, gli ordinamenti giuridici verranno riformati sulla base di alcune idee in esso contenute.
3 - Un'opera di successo
Il Settecento – L'opera: Dei delitti e delle pene
Considerata la modernità dell'opera, non stupisce che, alla sua pubblicazione, si sollevino peraltro anche voci critiche nei suoi confronti. All'inizio del 1765 escono anonime, a Venezia, le Note ed osservazioni
sul libro intitolato Dei delitti e delle
pene, scritte dal monaco Ferdinando
Facchinei (1725-1814 ca). Sulla base di una visione fortemente conservatrice della società, Facchinei intende colpire con durezza i fondamenti stessi dell'opera di Beccaria, ritenendo che i princìpi di uguaglianza e tolleranza – ma anche il criterio del calcolo utilitaristico – non possano che portare rovine e danni. Il pensatore milanese, secondo il monaco, è portatore di una gran «tempesta», che solo la censura potrà scongiurare.
Gli replicano Pietro e Alessandro Verri in una Risposta
ad uno scritto che s'intitola Note ed osservazioni sul libro Dei
delitti e delle pene, uscita ai primi di febbraio del 1765. Con garbo e ironia, essi riescono a controbattere ai detrattori di Beccaria, portando dalla sua parte gran parte degli intellettuali e della nobiltà più illuminata.
Ciò non impedisce, comunque, che la Chiesa
cattolica condanni il libro del giurista milanese, tanto che, nonostante esso trovi un certo favore anche in alcuni ambienti religiosi, Dei delitti e delle pene viene
messo all'Indice nel 1766.
Queste critiche e queste censure, in ogni caso, non impediscono l'ampia diffusione del trattato, che non cesserà di esercitare la sua profonda influenza fino ai giorni nostri.
I colori della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento