Il potere

Il Seicento – L'autore: William Shakespeare

 T1 

Romeo e Giulietta: la scena del balcone

Romeo e Giulietta, atto II, scena II

Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti si sono conosciuti a una festa in maschera organizzata dal padre della ragazza e si sono subito reciprocamente innamorati. Scambiatisi un bacio, solo dopo hanno saputo di appartenere a due famiglie rivali. Ora è notte, e la festa è finita, ma Romeo, assorto nel pensiero di lei, non riesce ad allontanarsi dal palazzo. Entra così nel giardino, dove, senza che la ragazza si accorga inizialmente della sua presenza, trova Giulietta affacciata al balcone della propria camera.

METRO II metro originale del teatro elisabettiano è il blank verse, un pentametro giambico formato da 5 piedi di 2 sillabe con accento sulla seconda; privo di corrispettivo nella metrica italiana, è reso nelle traduzioni con versi liberi o in prosa. 

ROMEO Scherza con le ferite chi non ne ha mai ricevute.
Giulietta appare al balcone
Silenzio! Quale luce irrompe da quella finestra lassù?
È l'oriente, e Giulietta è il sole.
5 Sorgi, vivido sole, e uccidi l'invidiosa luna,
malata già e pallida di pena
perché tu, sua ancella, di tanto la superi in bellezza.
Non essere la sua ancella, poiché la luna è invidiosa.
Il suo manto di vestale è già di un verde smorto,
10 e soltanto i pazzi lo indossano. Gettalo via.
È la mia donna; oh, è il mio amore!
se soltanto sapesse di esserlo.
Parla, pure non dice nulla. Come accade?
Parlano i suoi occhi; le risponderò.
15 No, sono troppo audace; non parla a me;
ma due stelle tra le più lucenti del cielo,
dovendo assentarsi, implorano i suoi occhi
di scintillare nelle loro sfere fino a che non ritornino.
E se davvero i suoi occhi fossero in cielo, e le stelle nel suo viso?
20 Lo splendore del suo volto svilirebbe allora le stelle
come fa di una torcia la luce del giorno; i suoi occhi in cielo
fluirebbero per l'aereo spazio così luminosi
che gli uccelli canterebbero, credendo finita la notte.
Guarda come posa la guancia sulla mano!
25 Oh, fossi un guanto su quella mano
e potessi sfiorarle la guancia!
GIULIETTA Ahimè!
ROMEO Parla.
Oh, parla ancora, angelo splendente! poiché
30 tu sei gloriosa in questa notte, alta sopra il mio capo,
come appare un alato messaggero del cielo

 >> pag. 149 

agli occhi stralunati e attoniti
dei mortali piegati all'indietro a contemplarlo
mentre cavalca le nubi in lento movimento
35 e veleggia sul grembo dell'aria.
GIULIETTA O Romeo, Romeo! perché sei Romeo?
Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome!
Oppure, se non vuoi, giura soltanto di essere
il mio amore e io non sarò più una Capuleti.
40 ROMEO Ascolterò ancora, o risponderò a questo?
GIULIETTA Solo il tuo nome mi è nemico.
Tu sei tu, se anche non fossi un Montecchi.
Che cos'è un Montecchi? né mano, né piede,
né braccio, né volto, né altra parte
45 che componga un uomo. Oh, sii un altro nome!
Un nome che cos'è? quel che chiamiamo rosa,
avrebbe forse un profumo meno dolce con un altro nome?
Così Romeo, se non fosse Romeo,
riterrebbe quella cara perfezione che possiede
50 senza quel titolo. Oh Romeo, rinuncia al tuo nome,
e per quel nome, che non è parte di te
prendi tutta me stessa.
ROMEO Ti prendo in parola.
Chiamami soltanto amore e sarò battezzato di nuovo;
55 d'ora in poi non voglio essere mai più Romeo.
GIULIETTA Chi sei tu, che, all'ombra della notte,
invadi così i miei pensieri?
ROMEO Con un nome
non so dirti chi sono.
60 Il mio nome, o cara santa, è a me stesso odioso
perché ti è nemico.
L'avessi scritto, strapperei quella parola.
GIULIETTA Le mie orecchie non hanno bevuto cento parole
di questa voce, eppure ne conosco il suono:
65 non sei Romeo e un Montecchi?
ROMEO Né l'uno né l'altro, bella fanciulla, se
l'uno o l'altro ti dispiacciono.
GIULIETTA Come sei venuto qui, dimmi, e perché?
I muri del giardino sono alti e ardui da scalare,
70 e il luogo è morte, riflettendo chi tu sei,
se qualcuno di casa mia ti scopre qui.
ROMEO Con le ali lievi d'amore volai sopra quei muri:
confini di pietra non sanno escludere amore,
e quel che amore può fare, amore osa tentarlo:
75 i tuoi parenti non sono un ostacolo per me.

 >> pag. 150 

GIULIETTA Se ti vedono ti uccideranno.
ROMEO Ahimè, c'è pericolo maggiore nel tuo sguardo
che in venti delle loro spade. Sii tu dolce con me,
e al loro odio sarò invulnerabile.
80 GIULIETTA Non vorrei per nulla al mondo che ti vedessero qui.
ROMEO Il manto della notte mi cela ai loro occhi;
se tu non mi ami, lascia pure che mi trovino.
Meglio perdere la vita per il loro odio,
che allontanare la morte nell'assenza del tuo amore.
85 GIULIETTA Chi ti ha guidato a scoprire questo luogo?
ROMEO L'amore, che primo mi spinse a chiedere:
l'amore mi offrì consiglio, io gli offrii i miei occhi.
Non sono pilota; pure, se tu fossi lontana
quanto l'immenso lido bagnato dal mare più lontano,
90 partirei all'avventura per una simile merce.
GIULIETTA Tu vedi, la maschera della notte è sul mio viso,
altrimenti il rossore mi dipingerebbe la guancia
per quel che mi hai sentito dire stanotte.
Come vorrei salvare la forma, sì, sì, come vorrei negare
95 quel che ho detto; ma bando ai complimenti!
Mi ami? So che dirai "sì" e io ti crederò; però, se giuri,
potresti rivelarti falso: agli spergiuri degli amanti,
Giove, dicono, ride. O dolce Romeo,
se mi ami, dillo apertamente;
100 ma se pensi che io mi lasci vincere troppo in fretta,
sarò crudele, e accigliata, e dirò di no
perché tu mi corteggi, che altrimenti, non lo direi per nulla al mondo.
È vero, bel Montecchi, che ti amo troppo,
e per questo potrai stimare leggera la mia condotta;
105 ma credimi, signore, mi mostrerò più sincera
di quelle che hanno più astuzia e sanno apparire ritrose.
Avrei dovuto esserlo di più, lo riconosco,
ma tu hai udito, prima che io me ne avvedessi,
le mie appassionate parole d'amore. Dunque perdonami
110 e non attribuire a leggerezza d'amore questo mio abbandono
che la notte ombrosa ha così rivelato.
ROMEO Signora, giuro per la benedetta luna lassù
che sfiora d'argento le cime di questi alberi...
GIULIETTA Oh, non giurare per la luna, la luna incostante
115 che ogni mese muta nel cerchio della sua orbita,
perché il tuo amore non si riveli altrettanto mutevole.
ROMEO Su che cosa devo giurare?
GIULIETTA Non giurare affatto;

 >> pag. 151 

oppure, se vuoi, giura sulla tua graziosa persona,
120 divinità che il mio cuore idolatra,
e io ti crederò.
ROMEO Se il caro amore del mio cuore...
GIULIETTA No, non giurare. In te è la mia gioia,
ma non vi è gioia in un nostro patto stanotte:
125 troppo impetuoso, troppo avventato, improvviso:
come il lampo che cessa di essere prima
che si possa dire "lampeggia". Caro, buona notte!
Questo germoglio d'amore, maturato dal dolce vento
d'estate, sarà forse uno splendido fiore
130 al nostro prossimo incontro.
Buona notte, buona notte! Dolce riposo e quiete
scendano nel tuo cuore come nel mio!
ROMEO Oh, vuoi lasciarmi così insoddisfatto?
GIULIETTA Quale soddisfazione puoi avere stanotte?
135 ROMEO Scambiare il pegno del tuo amore sincero col mio.
GIULIETTA Il mio te l'ho donato prima che tu lo chiedessi;
e tuttavia vorrei fosse ancora da donare.
ROMEO Vorresti riprenderlo? A quale scopo, amore?
GIULIETTA Soltanto per essere prodiga, e donartelo ancora;
140 e tuttavia non desidero se non ciò che posseggo;
il mio slancio è infinito come il mare,
e non meno profondo è il mio amore; più te ne dono
più ne posseggo, perché entrambi sono infiniti.
Sento una voce dentro; amore caro, addio!
145 La Nutrice chiama da dentro
Subito, nutrice! Dolce Montecchi, sii fedele.
Resta solo un poco; io tornerò di nuovo. Esce
ROMEO Benedetta, benedetta notte! Ho paura,
essendo notte, che tutto questo altro non sia che un
150 sogno, una lusinga troppo dolce per avere sostanza.
Rientra Giulietta, in alto
GIULIETTA Due parole, caro, e poi davvero
buona notte. Se il tuo amore è onesto, se il tuo
scopo è il matrimonio, mandami a dire domani, da chi
155 verrà da te a nome mio, dove e quando
vuoi celebrare il rito; e io deporrò ai tuoi piedi
tutte le mie fortune e ti seguirò
per il mondo intero, mio signore.
NUTRICE (di dentro) Signora!
160 GIULIETTA Subito, vengo. – Ma se non hai intenzioni 
onorevoli, allora ti supplico...                         
NUTRICE (di dentro) Signora! 

 >> pag. 152 

GIULIETTA Ora subito, vengo... –
... di non parlarmi più e lasciarmi al mio dolore.
165 Manderò domani.
ROMEO Così possa salvarsi la mia anima...
GIULIETTA Mille volte buona notte! Si ritira
ROMEO Mille volte cattiva notte, quando manca la tua luce.
Amore va verso amore come gli scolari fuggono dai
170 libri; ma amore si allontana da amore
con la tristezza con cui vanno a scuola.
Rientra Giulietta, di sopra
GIULIETTA Pst, Romeo, pst! Oh, avessi voce di falconiere
per richiamare a me il mio bel falco!
175 La schiavitù è roca e non può gridare;
che altrimenti lascerei l'antro dove giace Eco,
e renderei più roca della mia la sua aerea voce
col ripetere il nome di Romeo.
ROMEO È la mia anima che invoca il mio nome.
180 Come risuona dolce e chiara di notte la voce
degli amanti, musica soavissima per chi l'ascolta.
GIULIETTA Romeo!
ROMEO Cara?
GIULIETTA A che ora, domani, manderò da te?
185 ROMEO Alle nove.
GIULIETTA Non dimenticherò. Sono vent'anni sino ad allora.
Non ricordo perché ti ho richiamato indietro.
ROMEO Lasciami restare finché lo ricordi.
GIULIETTA Dimenticherò ancora, per averti qui,
190 ricordando solo quanto amo la tua compagnia.
ROMEO E io resterò ancora, perché tu ancora dimentichi,
dimenticando ogni altra cosa che non sia questa.
GIULIETTA È quasi mattino; vorrei tu fossi andato;
pure, non più in là dell'uccellino che una fanciulla
195 lascia saltellare un poco lontano dalla sua mano,
come un povero prigioniero nelle pesanti catene,
quindi, tirando un filo di seta lo riconduce a sé,
gelosa amante della sua libertà. 
ROMEO Vorrei essere io il tuo uccellino.
200 GIULIETTA Caro, lo vorrei anch'io.
Però ti ucciderei con le carezze. Buona notte,

 >> pag. 153 

buona notte! Separarsi è così dolce pena,
che ti dirò buona notte finché non sia domani.
Si ritira
205 ROMEO Il sonno ti scenda sugli occhi, la pace nel cuore!
Oh, fossi io sonno e pace, per riposare
così dolcemente! Ora andrò alla cella
del mio padre spirituale, a chiedere il suo aiuto
e a dirgli della mia buona sorte.
210 Esce

      Dentro il testo

I contenuti tematici

La coscienza delle difficoltà dovute all'inimicizia che divide le rispettive famiglie è presente fin dall'inizio nelle menti dei due innamorati. La preoccupazione espressa da Giulietta nel suo monologo è raccolta da Romeo, che, dichiarandosi devoto alla fanciulla, afferma di essere disposto a rinunciare, per lei, ai legami con la propria stirpe. L'ostilità delle famiglie è un ostacolo da cui i due giovani non vogliono farsi fermare: all'identificazione con la propria casata, essi contrappongono la forza di un sentimento personale e individuale, dicendosi pronti a rinunciare al nome, pur di coronare il loro sogno d'amore.
Si tratta non solo dell'irrompere della passione, ma anche del diffondersi di un nuovo modo di pensare che tende a disconoscere l'autorità delle istituzioni tradizionali in nome del valore della libertà del singolo, attribuendo maggiore importanza alle ragioni del cuore che a quelle, spesso assurde e perverse, dei legami sociali e familiari. Questa nuova mentalità, che si va rafforzando ai tempi in cui Shakespeare scrive, troverà piena affermazione nell'Ottocento romantico: non a caso Romeo e Giulietta è, fra le tragedie shakespeariane, quella più amata dagli autori e dai critici romantici.

Le scelte stilistiche

L'oscurità che avvolge i due amanti ha un duplice significato simbolico: protegge Romeo dai parenti della giovane e cela ai due stessi protagonisti parte di quanto avviene sulla scena (per esempio il rossore di Giulietta). A nascondere la presenza dei due giovani l'uno all'altra, però, è soprattutto lo stratagemma teatrale in base al quale la scena si apre con un monologo di Romeo, che, contemplando la bellezza di Giulietta, la elogia con parole appassionate pronunciate tra sé e sé, senza che la ragazza senta quanto egli va dicendo; al monologo di Romeo corrisponde quello di Giulietta, immediatamente dopo, pronunciato prima di scorgere lo spasimante nascosto tra i cespugli sotto il balcone. Quest'artificio scenico è un mezzo attraverso il quale lo spettatore ha diretto accesso all'interiorità dei personaggi; ma permette anche all'autore di velocizzare il procedere della vicenda, accelerando il precipitare degli accadimenti: se avesse saputo della presenza di Romeo, Giulietta non avrebbe manifestato così apertamente il suo amore, tanto che in seguito appare turbata, perché l'atteggiamento conveniente di una giovane di buona famiglia dovrebbe essere improntato a maggiore riservatezza e ritrosia, prevedendo un lungo corteggiamento prima dell'aperta manifestazione dei sentimenti.

 >> pag. 154 

Il dialogo tra i due innamorati è caratterizzato da un linguaggio fortemente figurato ed è ricco di immagini poetiche tratte da una lunga tradizione lirica, che va dallo Stilnovo al Petrarchismo. Ciò è evidente soprattutto (ma non solo) nelle battute di Romeo: Giulietta è il sole (v. 4); i suoi occhi parlano (v. 14) e sono paragonati a due stelle tra le più lucenti del cielo (v. 16); ancora, la donna è assimilata a un angelo (un alato messaggero del cielo, v. 31), ma il suo sguardo è capace di uccidere (c'è pericolo maggiore nel tuo sguardo / che in venti delle loro spade, vv. 77-78). Si tratta di uno stile molto stereotipato, ai limiti della leziosità: è come se Shakespeare si divertisse a riprendere e rielaborare, variandolo e portandolo alle estreme possibilità espressive, il vasto repertorio della lirica d'amore a lui precedente, fondendone alcune tessere nel proprio testo teatrale.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Individua nel testo i tre momenti in cui è possibile suddividere il brano: il monologo di Giulietta, il monologo di Romeo, il dialogo tra i due.


2 Perché Giulietta appare imbarazzata?


3 Perché la giovane non vuole che Romeo giuri di amarla?


4 Che cosa interrompe il colloquio tra i due?

ANALIZZARE

5 Individua, nelle battute di Romeo, i termini che rimandano al campo semantico della luce.


6 Rintraccia, nelle battute di Giulietta, le parole che esprimono la sincerità del suo amore e la determinazione a sposare Romeo.


7 In quale battuta possiamo quasi riscontrare un’anticipazione dell’esito tragico della vicenda?

INTERPRETARE

8 In che cosa differisce il registro linguistico dei due amanti? Quale di loro ti sembra più influenzato dalla passione? Motiva la tua risposta con opportuni riferimenti al testo.

PRODURRE

9 Oggi un dialogo come quello tra Romeo e Giulietta sarebbe realistico? Prova a immaginare uno scambio di battute, ambientato ai giorni nostri, tra due giovani che si siano conosciuti da poco e che desiderino dichiararsi a vicenda il proprio amore.


 T2 

Gli occhi della mia donna non sono come il sole

I sonetti, 130


Della vasta produzione lirica shakespeariana presentiamo un sonetto particolare, in cui il poeta abbandona le immagini convenzionali per parlare della donna amata con un registro più colloquiale e realistico. La figura femminile a cui il testo fa riferimento è la dark lady destinataria di numerosi sonetti.

METRO L’originale inglese è un sonetto elisabettiano, composto da 14 pentametri giambici disposti in 3 quartine a rima alternata e un distico finale a rima baciata.

        Gli occhi della mia donna non sono come il sole;
        il corallo è assai più rosso del rosso delle sue labbra;
        se la neve è bianca, allora i suoi seni sono bigi;
4     se i capelli sono crini, neri crini crescono sul suo capo.

 >> pag. 155 

        Ho visto rose damascate, rosse e bianche,
        ma tali rose non le vedo sulle guance;
        e in certi profumi c'è maggior delizia
8     che non nel fiato che la mia donna esala.

        Amo sentirla parlare, eppure so
        che la musica ha un suono molto più gradito.
        Ammetto di non aver mai veduto incedere una dea,
12   ma la mia donna camminando calca la terra.

        Eppure, per il cielo, credo il mio amore tanto raro
        quanto qualsiasi donna travisata da falsi paragoni.

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Nella tradizione lirica del Petrarchismo le immagini con cui i poeti si riferivano all'amata erano piuttosto stereotipate, ripetendosi spesso uguali a sé stesse da un autore all'altro, di componimento in componimento. Gli occhi, per la loro luminosità, erano paragonati al sole; le labbra, per il colore rosso vivo, al corallo; la carnagione, per il suo biancore, alla neve; i capelli, sempre biondi (come quelli della Laura del Canzoniere), a fili d'oro; le guance, per il loro colorito rosato, alle rose; l'alito, per il suo profumo, a essenze preziose; la voce, per la gradevole armoniosità, alle migliori melodie musicali; l'incedere a quello di una dea che non calpesta la terra, ma si muove quasi levitando (si ricordi la donna angelicata della poesia stilnovista). Ebbene, qui il poeta dichiara il proprio amore raro (v. 13), cioè straordinario ed eccezionale, proprio negando tutti questi paragoni inconsistenti (falsi paragoni, v. 14) e ritraendo una realtà assai banale, ben lontana da quella idealizzata della lirica tradizionale.

Le scelte stilistiche

Dal punto di vista retorico, il ribaltamento delle immagini proprie della poesia amorosa è ottenuto tramite il costante rovesciamento delle similitudini* e delle metafore* del repertorio poetico convenzionale. Da qui l'insistenza delle negazioni (non, vv. 1, 6, 8 e 11) e la frequenza di connettivi con valore avversativo (allora, v. 3; ma, vv. 6 e 12; eppure, vv. 9 e 13).
Nel superare la consueta rappresentazione della figura femminile, inoltre, Shakespeare si rapporta alla tradizione – e al potere falsificante della letteratura – attraverso lo strumento dell'ironia. Il tono si fa però più serio negli ultimi due versi, nei quali l'autore afferma in positivo, senza più ricorrere a paragoni negativi, il proprio amore per la dark lady.

 >> pag. 156 

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Riassumi il contenuto del testo in 5 righe.

ANALIZZARE

2 Quali ambiti sensoriali vengono richiamati dal poeta attraverso le immagini e i paragoni presentati? Indica i versi in cui l’attenzione è focalizzata sulla vista, sull’olfatto e sull’udito.

INTERPRETARE

3 Dal testo emerge un sentimento amoroso appagato o frustrato? Spiega perché.


4 Ti sembra che, nonostante l’autore rifiuti i paragoni convenzionali, il sonetto contenga comunque una lode della donna? Argomenta la tua risposta.

PRODURRE

5 Confronta le scelte lessicali e il registro stilistico di questo sonetto con quelli del brano tratto da Romeo e Giulietta (► T1, p. 148) ed evidenzia le principali differenze, offrendo opportuni esempi tratti dai testi, in un elaborato di circa 30 righe.


Il potere

II secondo grande tema che attraversa l'universo shakespeariano riguarda le ragioni più profonde dell'agire umano, spesso legate alla dimensione del potere.
Anche in questo caso l'autore si pone al crocevia tra i residui del mondo medievale, dominato dalla concezione di un destino umano governato dall'influenza divina, e l'emergere della mentalità moderna, caratterizzata dalla ricerca dell'autonomia dell'individuo. Shakespeare affronta questo nodo con una scrittura poetica estremamente problematica e un approccio universale evitando sia di risolvere le contraddizioni sia di prendere posizione per l'una o per l'altra delle visioni del mondo coinvolte.

Shakespeare affronta il tema del potere fin dalle prime opere: la tragedia Tito Andronico, per esempio, è una storia di vendetta e morte in un Impero romano dilaniato dalle lotte per l'ascesa al trono. Ma l'argomento, trattato nei suoi diversi aspetti (la conquista del potere, la sua conservazione, il modo di esercitarlo, i motivi per cui lo si perde), è centrale in tutte le sue tragedie. Il potere è forse il motore principale delle azioni umane, variamente declinato attraverso le epoche in cui sono ambientate le vicende (dall'età classica a quella medievale raccontata dalla tradizione cronachistica): Antonio pensa che il potere dipenda esclusivamente dalla sua persona e non dall'istituzione (l'Impero romano) che glielo ha affidato; Riccardo II crede che il titolo di re per diritto divino gli garantisca l'obbedienza dei sudditi; Riccardo III, spinto dalla propria ambizione, pensa di poter ottenere tutto quello che vuole; re Lear è convinto che, anche dopo aver ceduto il regno alle figlie, il suo rango continuerà a garantirgli un potere illimitato, ma pagherà tale convinzione con la follia e la morte; Otello è un generale valoroso, ma si circonda di consiglieri infidi come Iago; Amleto, infine, non possiede una saldezza psicologica sufficiente per affrontare le responsabilità del potere. Shakespeare riesce a mettere in luce i molteplici aspetti del potere, consapevole del fatto che non esiste un'unica modalità con cui esso si manifesta. Dai suoi drammi emerge come il mezzo per il compimento, spesso tragico, di pulsioni individuali quali l'orgoglio o l'ambizione.

Pochi sono i personaggi che sanno mantenere con successo il potere; tra questi va ricordato un vero e proprio "eroe nazionale" della tradizione storiografica e letteraria inglese, Enrico V, sovrano d'Inghilterra dal 1413 al 1422, celebrato per le sue capacità militari e politiche e in particolare per la vittoria di Azincourt contro la Francia (1415). Dopo una giovinezza dissoluta, Enrico V conquista tutte le virtù regali e cavalleresche degne di un sovrano ideale. Si tratta tuttavia di un caso atipico, al punto che il dramma si conclude con un lieto fine (il matrimonio tra il re e la cugina Caterina), fatto inconsueto per una tragedia.

I colori della letteratura - volume 2
I colori della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento