Gli ultimi voti da raccogliere erano di monache che non potevano lasciare il letto.
Gli scrutatori avanzavano per lunghi dormitori, tra file di baldacchini con le
tende bianche, drappeggiate su qualche letto a incorniciare una vecchia monaca
appoggiata ai cuscini, che sporgeva dalle coltri vestita e acconciata di tutto punto,
5 fino all’ala fresca d’amido della cuffia. L’architettura conventuale (forse della metà
del secolo passato, ma come senza tempo), l’arredo, gli abiti, facevano una vista
che doveva essere la stessa in un monastero del Seicento. Amerigo, in un posto del
genere, era certo la prima volta che ci metteva piede. E in questi casi, un tipo come
lui – tra il fascino storico, l’estetismo, il ricordo di libri famosi, l’interesse (proprio
10 dei rivoluzionari) a come le istituzioni modellano il volto e l’anima della civiltà –
era capace di lasciarsi andare a un improvviso entusiasmo per il dormitorio delle
monache, e lasciarsi prendere quasi dall’invidia, a nome delle società future, per
un’immagine che, come questa sfilata di baldacchini bianchi, racchiudesse in sé
tante cose: praticità, repressione, calma, imperio, esattezza, assurdità.
15 Invece, niente. Aveva attraversato un mondo che rifiutava la forma, e a ritrovarsi
ora in mezzo a quest’armonia quasi fuori dal mondo, s’accorgeva che non gli importava.
Era altro che cercava di fissare ora, non le immagini del passato e del futuro.
Il passato (proprio per il fatto d’avere un’immagine così compiuta nella quale
non si poteva pensare di cambiar nulla come in questo dormitorio) gli pareva una
20 gran trappola. E il futuro, quando ci se ne fa un’immagine (cioè lo si annette al
passato), diventava una trappola esso pure.
Qui il votare procedeva più svelto. Si posavano le schede su un vassoio, sopra
le ginocchia della monaca seduta a letto, si chiudevano le tendine bianche del baldacchino,
«Ha votato, reverenda?», si tiravano le tendine, si mettevano le schede
25 nella scatola. La bocca dell’alto letto era occupata dalla montagna dei cuscini e
dalla persona della vegliarda, sotto il grande pettorale bianco, con le ali della cuffia
che toccavano il cielo del baldacchino. Aspettando lì dietro la tenda, presidente
segretario e scrutatori sembravano più piccoli.
«Siamo come Cappuccetto rosso in visita alla nonna malata, – pensò Amerigo.
30 – Forse, aperta la tendina, non troveremo più la nonna, ma il lupo». E poi: «Ogni
nonna malata è sempre un lupo».