Il secondo Novecento e gli anni Duemila – L'autore: Carlo Emilio Gadda

la sintesi

LA VITA E LE OPERE

Nato a Milano nel 1893, il padre è un industriale di scarso successo e la madre un’insegnante di origini ungheresi. A Milano Gadda trascorre un’infanzia e un’adolescenza tormentate, per le precarie condizioni economiche della famiglia e per la morte del padre (1909). Nonostante le sue inclinazioni letterarie, la madre gli impone di iscriversi alla facoltà di Ingegneria. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Gadda si arruola volontario e nell’ottobre del 1917 viene fatto prigioniero e trasferito in Germania.
Rientrato, apprende della morte dell’amato fratello Enrico, e cade in uno stato di depressione profonda, da cui non si riprenderà mai del tutto. Si laurea in Ingegneria elettrotecnica nel 1920 e nel frattempo studia filosofia. Per gli impegni legati alla professione, viaggia molto e risiede in Argentina dal 1922 al 1924. Rientra in Italia deciso a dedicarsi alla letteratura, ma le necessità economiche lo costringono a proseguire la professione di ingegnere fino al 1931. Nel 1925 si trasferisce a Roma, dove assiste con disgusto alle cerimonie propagandistiche del fascismo. A questo periodo risale la stesura della Meccanica (in volume nel 1970). Nell’aprile del 1936 muore la madre, e al dolore si mischia in Gadda un ossessivo rimorso: sarà il tema portante della Cognizione del dolore (in volume nel 1963 e nel 1970), un percorso di conoscenza interiore (la «cognizione» del titolo) attraverso gli eventi drammatici della vita del protagonista. Il romanzo è diviso in due parti: la prima è uno studio antropologico della società del fittizio paese sudamericano in cui è ambientato, che rispecchia la Brianza del tempo; la seconda è incentrata sulla figura della madre del protagonista, che ha molti tratti in comune con quella dell’autore. Abbandonata la professione di ingegnere per dedicarsi totalmente alla letteratura, Gadda si trasferisce nel 1940 a Firenze, dove pubblica la prima versione di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Nel 1950 torna a Roma e lavora alla Rai come giornalista fino al 1955, quando si licenzia per potersi dedicare interamente alla stesura definitiva del Pasticciaccio, che esce in volume nel 1957 con grande successo di critica e di pubblico. Ormai famoso, lo scrittore si chiude in uno scontroso e angosciato isolamento, occupandosi della riedizione delle sue opere. Muore a Roma nel 1973.
Oltre ai due romanzi, Gadda scrive una serie di racconti poi riuniti in raccolte dalla vicenda editoriale intricata: La Madonna dei filosofi (1931); Il castello di Udine (1934); L’Adalgisa (1944); Accoppiamenti giudiziosi (1963). Vanno ricordati inoltre il Giornale di guerra e di prigionia (1955 e 1965, diario della partecipazione alla Prima guerra mondiale e della prigionia) e Eros e Priapo (Da furore a cenere) (1967, in cui l’autore si confronta con l’ideologia e la propaganda del fascismo, da lui avversate).

I GRANDI TEMI

L’espressionismo di Gadda si esprime in un caratteristico pastiche linguistico, che nasce dalla mescolanza di un’impressionante varietà di elementi: tecnicismi, arcaismi, inserti in lingua straniera e da diversi dialetti, citazioni latine e greche, e neologismi. La costruzione della frase è spesso stravolta, con soggetto, predicato e complemento in posizioni diverse da quelle consuete, e con la frequente presenza di digressioni. La lingua di Gadda mescola aulico e comico e si inserisce nella linea espressionistica che si fa risalire fino a Dante. L’autore stesso definisce barocca la propria scrittura, che procede per accumulazione nel tentativo di esprimere il caos e la molteplicità del reale. Fin dalle prime prove, Gadda si affida allo strumento della scrittura per cercare di sbrogliare il groviglio della realtà con una serie di concetti razionali. Ciò riguarda sia il mondo esterno sia quello interiore, e in quest’ultimo caso Gadda, in un costante autobiografismo, si sforza di psicanalizzare, spiegare, comprendere la propria vita e i traumi che l’hanno condizionata, il «male oscuro» di cui è preda. Il nucleo della nevrosi dello scrittore è rappresentato dal rapporto con la madre, espresso in un sentimento conflittuale verso una figura vista come castrante. Dopo la sua morte, la distanza e l’odio provati in vita vengono trasfigurati in senso di colpa.
Il bersaglio prediletto dell’opera di Gadda è la borghesia, in particolare quella milanese, classe sociale di arricchiti che amano esibire un lusso sfrenato e volgare di cui, con descrizioni taglienti e impietose, svela le manie, le ipocrisie, i falsi moralismi, la povertà mentale e lessicale.

IL PASTICCIACCIO

Il romanzo contiene tutte le componenti filosofiche ed esistenziali della produzione di Gadda: il suo rapporto contrastato con la complessità del reale, lo sguardo spietato sulle storture del mondo, l’osservazione dolorosa dell’intrico di fatti e fenomeni che riflettono il caos dell’esistenza umana. Questa materia viene rappresentata dall’autore grazie a uno stile poliedrico, che rende il carattere frammentario e inconoscibile delle cose attraverso le digressioni e una lingua dalle infinite sfaccettature. Ambientato a Roma nel 1927, in pieno regime fascista, il Pasticciaccio nasce come un racconto giallo che però non ha, volutamente, il classico finale risolutivo. Protagonista è il commissario Ingravallo, detto don Ciccio, che segue un omicidio avvenuto in un palazzo signorile di via Merulana. Dopo l’inizio tipico del giallo, l’intreccio si frantuma in una miriade di narrazioni che si discostano dallo svolgimento dell’inchiesta e che vengono seguite con digressioni in stile espressionistico. Alla fine emerge che la vicenda non può essere risolta perché la realtà è troppo complessa per essere decifrata.

Al cuore della letteratura - volume 6
Al cuore della letteratura - volume 6
Dal Novecento a oggi