Infine un ruolo molto importante è giocato dalla tradizione. Quest’ultima rappresenta per l’autore un punto di riferimento essenziale, imprescindibile, sia che si tratti di omaggiarla, sia che si tratti di parodiarla o di attaccarla violentemente. Lo sguardo di Gadda è sempre volto al passato e le sue pagine sono piene di velature malinconiche; ma il passato non è affatto il luogo mitico da guardare con nostalgia: è una base storica e culturale in cui potersi riconoscere, e dove ricercare buona parte della propria identità.
Dal punto di vista narrativo, il dialogo con la tradizione viene esplicitato dallo scrittore attraverso riferimenti testuali, alcuni evidenti, altri più celati e intrecciati nel tessuto dell’opera. La figura letteraria che affiora con maggiore insistenza è quella di Alessandro
Manzoni, spesso citato e sempre tenuto in considerazione come un modello al tempo stesso morale e letterario, insuperato indagatore dei processi e dei comportamenti individuali e sociali. Una grande importanza riveste poi il rapporto di Gadda con d’Annunzio (dal quale egli prende spunto per la ricchezza del lessico), con Leopardi (i cui versi ritornano spesso nelle pagine con paesaggi e scene idilliche), con Carducci e Foscolo (bersagli di critiche feroci, in quanto espressione di una letteratura magniloquente), con gli autori della letteratura latina (da Orazio a Cicerone a Tacito).