Al cuore della letteratura - volume 6

Il secondo Novecento e gli anni Duemila – L'autore: Beppe Fenoglio

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Alla notizia dell’armistizio, in provincia di Cuneo (dove si trova Alba) si sono succeduti eventi preoccupanti: la caserma si è arresa senza opporre resistenza a due autoblindo tedesche; i soldati italiani vengono deportati dai nazisti, dopo che il 13 ottobre il governo Badoglio ha dichiarato guerra alla Germania. Tutto ciò ha convinto i familiari e gli amici di Johnny che il giovane non tornerà più a casa. Invece, eccolo improvvisamente presentarsi in famiglia fra lo svenimento di sua madre e la scultorea stupefazione del padre (rr. 12–13), smentendo così la propria fama d’impraticità, di testa fra le nubi, di letteratura in vita (rr. 10–11), cioè di scarsa concretezza, distrazione e tendenza a confondere la vita con la letteratura: una volta tanto, è stato in grado di cavarsela egregiamente.

Giunto in collina, dove i genitori gli hanno trovato una villetta isolata per nascondersi, Johnny cerca di ritrovare un suo equilibrio interiore attraverso la lettura dei classici inglesi e la contemplazione della natura (molto paesaggio, come un interno rinfresco, rr. 29–30), ma il suo stato d’animo è inquieto a causa dei pensieri e le preoccupazioni che lo attanagliano, tanto che la lettura non gli procura alcun sollievo, bensì un’irosa sensazione di peggioramento (r. 29). Johnny comprende cioè che la letteratura (che pure è la strada che l’ha condotto all’antifascismo) da sola non può più bastare, che in una situazione tragica come quella della guerra l’isolamento rischia di essere una scelta egoistica e dunque colpevole.
La natura stessa, sebbene ammantata della propria dolce livrea (r. 32) autunnale, sembra a tratti ostile: il suono delle acque del fiume sale fino alla villa come per un agguato (rr. 36–37). Manca qualsiasi punto di riferimento ideologico: sia il duomo (che simboleggia l’autorità religiosa) sia la caserma (che rappresenta l’autorità militare) appaiono a Johnny destituiti di ogni significato (Spiccavano le moli della cattedrale e della caserma […] e all’osservante Johnny parevano entrambe due monumenti insensati, rr. 41–43).
Il disorientamento del protagonista si acuisce a causa dell’inazione forzata. Proprio da questa insoddisfazione, originata dalla consapevolezza che non è possibile limitarsi a guardare gli eventi ma che bisogna prendervi parte, si svilupperà in lui la decisione di raggiungere i partigiani per combattere con loro, assecondando quello che per ora è solo un vago presentimento: le armi sarebbero rientrate nella sua vita (r. 53).

Le scelte stilistiche

Sono numerose le inserzioni dirette di lingua inglese: not entirely manned (r. 5); hangerson (r. 6); pleased and pleasing (r. 10); In the stillness of night (r. 35); So mornings were diseased and nightmared (r. 47); surfeit (r. 49); icefying (r. 52). Ma sono presenti anche calchi dalla stessa lingua, come l’aggettivo terrifici (r. 20), coniato sull’inglese terrific, che significa, oltre che “terribile” e “spaventevole”, anche “straordinario”. In tal modo l’italiano, messo costantemente in relazione con l’inglese, moltiplica le proprie possibilità espressive. Fenoglio utilizza l’inglese per sottrarsi al monolinguismo tipico di tanta produzione neorealista, che puntava all’oggettività della rappresentazione attraverso il ricorso a una lingua il più possibile neutra, ma che per questo finiva spesso per risultare stereotipata. Al contrario quella di Fenoglio è una lingua magmatica da reinterpretare in maniera creativa. Per questo la critica ha parlato di «espressionismo antinaturalistico»: un’opzione, questa dello scrittore, che dà luogo a uno stile energico e irregolare, non solo sul piano linguistico, ma anche su quello sintattico e fraseologico, lontano dal “bello stile” di buona parte della tradizione letteraria italiana.

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      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Riassumi il contenuto del brano in circa 10 righe.


2 Spiega perché Johnny è costretto a nascondersi in collina.


ANALIZZARE

3 Accanto ai vocaboli tratti dal linguaggio quotidiano (che costituiscono la base fondamentale) e agli anglicismi (segnalati nell’analisi), il testo presenta diversi termini di sapore aulico e prezioso. Sai individuarli?


4 Rintraccia le similitudini e le metafore presenti nel passo.


INTERPRETARE

5 Illustra il particolare rapporto del protagonista con il paesaggio.


PRODURRE

6 Dalla finestra della villetta collinare dove i suoi l’hanno spinto a rifugiarsi, Johnny osserva Alba, la sua città natale (che verrà nominata soltanto in seguito). Confronta questo atteggiamento da “spettatore” con quello di Corrado nel brano tratto da La casa in collina di Cesare Pavese (► T3, p. 752), mettendo in luce analogie e differenze sia nelle premesse sia negli esiti delle due vicende. Sviluppa il tema in un testo espositivo di circa 30 righe.

invito ALL’ASCOLTO

Il partigiano Johnny secondo Guido Chiesa

Sul finire dello scorso millennio, il successo di film d’autore ambientati durante il secondo conflitto mondiale – come La vita è bella (1997) di Roberto Benigni, La tregua (1997) di Francesco Rosi (dal romanzo di Primo Levi), Salvate il soldato Ryan (1998) di Steven Spielberg e La sottile linea rossa (1998) di Terrence Malick – consente a registi italiani poco noti di trovare condizioni produttive favorevoli per realizzare opere sulla Resistenza. Vedono così la luce pellicole come Porzûs (1997) di Renzo Martinelli e I piccoli maestri (1998) di Daniele Luchetti. Nel 2000 i tempi diventano maturi anche per un ambizioso progetto di Guido Chiesa, la riduzione cinematografica del Partigiano Johnny di Fenoglio.

Un regista esperto conoscitore di Beppe Fenoglio
Nato a Torino nel 1959, Chiesa è un regista legato alla “piemontesità” e allo studio della lotta partigiana tramite Pavese e Fenoglio: tra il 1992 e il 1998 ha girato Il caso Martello, film che tocca il tema resistenziale, e tre documentari come 25 aprile: la memoria inquieta, Partigiani e Una questione privata. Vita di Beppe Fenoglio.
Adattare Il partigiano Johnny richiede coraggio e competenza (Chiesa si rifà anche alla vita dell’autore e a Primavera di bellezza): è arduo tradurre in immagini un romanzo – incompiuto e con più versioni – basato su un pastiche linguistico italo–inglese, su arditi esperimenti verbali e sulla varietà di toni. Il regista ricorre alla voce fuoricampo, che racconta o commenta in inglese citando Fenoglio. Per Chiesa, tuttavia, la vera sfida è cogliere e restituire lo spirito e le atmosfere del libro.

Alla ricerca dell’autenticità
Nel film la guerra è morte, fame, sofferenza, vita in condizioni proibitive; è al contempo male e bene, è violenza necessaria per ottenere la libertà dal nazifascismo. La regia privilegia l’azione resistenziale rispetto alle riflessioni che potrebbero scaturirne (la giustizia sommaria, il fanatismo ideologico, il fascino del potere di vita e di morte), e la guerra civile diventa una «questione privata», un dissidio interiore, una metafora della solitudine come condizione esistenziale.
Chiesa evita la retorica, e il suo stile asciutto tende a soffocare le emozioni. Il film convince soprattutto nei propositi di autenticità, dai costumi e dalle armi fino ai luoghi: fotografato con tonalità livide da Gherardo Gossi, è un suggestivo viaggio nelle luci e nel paesaggio desolato delle Langhe in guerra dall’autunno 1943 ai primi mesi del 1945.

Al cuore della letteratura - volume 6
Al cuore della letteratura - volume 6
Dal Novecento a oggi