45 Cogli uomini sfilarono le partigiane, in abiti maschili, e qui qualcuno tra la gente
cominciò a mormorare: «Ahi, povera Italia!», perché queste ragazze avevano delle
facce e un’andatura che i cittadini presero tutti a strizzar l’occhio. I comandanti,
che su questo punto non si facevano illusioni, alla vigilia della calata avevano dato
ordine che le partigiane restassero assolutamente sulle colline,15 ma quelle li avevano
50 mandati a farsi fottere e s’erano scaraventate in città.
A proposito dei capi, i capi erano subito entrati in municipio per trattare col
commissario prefettizio16 e poi, dietro invito dello stesso, si presentarono al balcone,
lentamente, per dare tutto il tempo ad un usciere di stendere per loro un
ricco drappo sulla ringhiera. Ma videro abbasso la piazza vuota e deserti i balconi
55 dirimpetto. Sicché la guardia del corpo corse in via Maestra a spedire in piazza
quanti incontrava. A spintoni ne arrivò un centinaio, e stettero con gli occhi in alto
ma con le braccia ciondoloni. Allora le guardie del corpo serpeggiarono in quel
gruppo chiedendo tra i denti: «Ohei, perché non battete le mani?». Le batterono
tutti e interminabilmente nonché di cuore. Era stato un attimo di sbalordimento:
60 su quel balcone c’erano tanti capi che in proporzione la truppa doveva essere di
ventimila e non di duemila uomini, e poi in prima fila si vedeva un capo che su dei
calzoncini corti come quelli d’una ballerina portava un giubbone di pelliccia che
da lontano sembrava ermellino, e un altro capo che aveva una divisa completa di
gomma nera, con delle cerniere lampeggianti.
65 Intanto in via Maestra non c’era più niente da vedere: giunti in cima, i partigiani
scantonarono. Una torma,17 che ad ogni incrocio s’ingrossava, corse ai due
postriboli
18 della città, con dietro un codazzo di ragazzini che per fortuna si fermarono
sulla porta ad attendere pazientemente che ne uscisse quel partigiano la
cui divisa o la cui arma li aveva maggiormente impressionati. In quelle due case
70 c’erano otto professioniste che quel giorno e nei giorni successivi fecero cose da
medaglie al valore. Anche le maitresses19 furono bravissime, riuscirono a riscuotere
la gran parte delle tariffe, il che è un miracolo con gente come i partigiani abituata
a farsi regalar tutto.
Ma non erano tutti a puttane, naturalmente, anzi i più erano in giro a requisir
75 macchine, gomme e benzina. Non senza litigare tra loro con l’armi fuor di sicura,20
scovarono e si presero una quantità d’automobili con le quali iniziarono una emozionante
scuola di guida nel viale di circonvallazione. Per le vie correvano partigiani
rotolando pneumatici come i bimbi d’una volta i cerchi nei giardini pubblici.
A conseguenza di ciò, la benzina dava la febbre a tutti. In quel primo giorno e
80 poi ancora, scoperchiavano le vasche dei distributori e si coricavano colla pancia
sull’asfalto e la testa dentro i tombini. «Le vasche sono secche, secche da un anno»,
giuravano i padroni, ma i partigiani li guardavano in cagnesco e dicevano di vedere
i riflessi e che quindi la benzina c’era. I padroni cercavano di spiegare che i riflessi
venivano da quelle due dita di benzina che restano in ogni vasca vuota, ma che la
85 pompa non pescava più. Allora i partigiani riempivano di bestemmie le vasche e
lasciavano i padroni a tapparle. Benzina ne scovarono dai privati, pochissima però,