Il primo Novecento – L'autore: Eugenio Montale

CLASSICI a confronto

Ungaretti e Montale

Due traiettorie distanti

Otto anni soltanto separano sul piano anagrafico Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale (nati rispettivamente nel 1888 e nel 1896), mentre enorme è la distanza tra loro quanto a provenienza sociale, carattere e poetica. Ligure riservato, di famiglia borghese, ritroso e sornione Montale; toscano focoso, di famiglia proletaria, irruente e generoso Ungaretti, che vide l’Italia soltanto a ventiquattro anni, scendendo dal piroscafo che lo aveva portato dall’Egitto. Tre anni più tardi affondava nel fango delle trincee, in uniforme di soldato.

Alla prova della guerra

Mentre la Grande guerra è per Montale una breve parentesi, che quasi non lascia traccia nei suoi versi (tra le rare eccezioni l’“osso breve” Valmorbia, discorrevano il tuo fondo), Ungaretti tempra in essa la propria identità di uomo e di poeta. Partito volontario come soldato semplice, nelle pause dal servizio lima le poesie della raccolta d’esordio, Il porto sepolto. Come e più di Montale che nei suoi Ossi di seppia traspone la natura arida della Liguria, Ungaretti aveva allora di fronte un paesaggio desolante, la pietraia del Carso, sulla quale si abbatteva anche la furia degli uomini. Eppure, proprio nel momento in cui si sente ridotto a cosa, in balia di tragici eventi, egli scopre la solidarietà con i compagni e prova un senso di armonia che lo induce a percepirsi come una «docile fibra dell’universo»: dove il termine «fibra» contiene un’idea di vita, animale o anche vegetale, e si distingue perciò dai disanimati e inerti «ossi di seppia» che la marea rigetta sulla spiaggia.

Il rapporto con l’Ermetismo

Negli anni Trenta, aperti dal Sentimento del tempo di Ungaretti e chiusi dalle Occasioni di Montale, i due poeti conquistano la ribalta sullo scenario poetico italiano, venendo tuttavia sbrigativamente annessi dalla critica alle fila del movimento ermetico, il primo come caposcuola, il secondo come compagno di strada. Se Ungaretti effettivamente rappresenta un punto di riferimento per i poeti della generazione ermetica, e i suoi stilemi “firmati” esercitano un’attrazione irresistibile su di loro, Montale in realtà ha ben poco a che fare con l’Ermetismo, data la sua sostanziale estraneità alla poetica dell’analogia, mutuata dal Simbolismo francese.

Una cordiale antipatia

Sul piano dei rapporti personali non stupisce la cordiale antipatia reciproca fra i due poeti, che non si scrissero mai e si incontrarono poche volte, guardandosi sempre con sospetto. Alle differenze sociali e caratteriali si sommava del resto la distanza dei luoghi di residenza (Montale a Genova, a Firenze e a Milano; Ungaretti a Roma, in Brasile e ancora a Roma), la fede religiosa (laico Montale, mentre Ungaretti si convertì al cattolicesimo nel 1928) e l’incompatibilità politica: durante il ventennio fascista Ungaretti fu vicino al regime, poi guardò con simpatia alle sinistre e ai movimenti rivoluzionari del 1968; Montale per tutta la vita coltivò un orgoglioso liberalismo sui generis, accostandosi a un impegno più diretto solo alla fine della Seconda guerra mondiale, nel breve periodo in cui aderì al Partito d’azione.

Al cuore della letteratura - volume 6
Al cuore della letteratura - volume 6
Dal Novecento a oggi