Al cuore della letteratura - volume 6

Il primo Novecento – L'opera: Il canzoniere

CONSONANZE
DISSONANZE

Camillo Sbarbaro
Padre, se anche tu non fossi il mio
In questa poesia, compresa nella raccolta Pianissimo (1914), Camillo Sbarbaro (1888–1967, ► p. 418) ricorda alcuni gesti del padre, trovando in essi le ragioni dell’affetto provato nei suoi confronti. È un ritratto commosso, in cui il poeta – analogamente a quanto fa Saba nella poesia dedicata al padre, anche se con accenti nettamente diversi – sottolinea il carattere spontaneo e fanciullesco del genitore, che emerge da piccoli dettagli, come la capacità di entusiasmarsi per una violetta spuntata su un muro o il repentino cambio di atteggiamento verso la figlia spaventata da un suo scatto d’ira.

«     Padre, se anche tu non fossi il mio
        padre, se anche fossi a me un estraneo,
        per te stesso, egualmente t’amerei.
        Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno
5     che la prima viola sull’opposto
        muro scopristi dalla tua finestra
        e ce ne desti la novella allegro.
        Poi la scala di legno tolta in spalla
        di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.
10   Noi piccoli stavamo alla finestra.
        E di quell’altra volta mi ricordo
        che la sorella mia piccola ancora
        per la casa inseguivi minacciando
        (la caparbia avea fatto non so che).
15   Ma raggiuntala che strillava forte
        dalla paura, ti mancava il cuore:
        ché avevi visto te inseguir la tua
        piccola figlia e, tutta spaventata,
        tu vacillante l’attiravi al petto
20   e con carezze dentro le tue braccia
        l’avviluppavi come per difenderla
        da quel cattivo ch’era il tu di prima.
        Padre, se anche tu non fossi il mio
        padre, se anche fossi a me un estraneo,
25   fra tutti quanti gli uomini già tanto
        pel tuo cuore fanciullo t’amerei.»


3 per te stesso: indipendentemente dal fatto che sono tuo figlio.
4 Ché: poiché.
5 che: in cui, quando (come anche al v. 12).
5–6 sull’opposto muro: sul muro di fronte.
7 novella: notizia.
8 tolta: presa.
15 che: mentre.
16 ti mancava il cuore: non avevi più il coraggio di punirla.
17 avevi visto te: ti eri visto come in uno specchio.
19 vacillante: tremante dalla commozione.
21 l’avviluppavi: l’avvolgevi nel tuo abbraccio.
22 da quel cattivo… prima: dal te stesso adirato di poco prima.
26 pel tuo cuore fanciullo: per la tua ingenuità fanciullesca.

 T8 

Tredicesima partita

Nella sezione Parole (1933–1934) sono comprese Cinque poesie per il gioco del calcio, di cui qui presentiamo la terza. In base a quanto scrive l’autore in Storia e cronistoria del Canzoniere, la partita di cui si racconta qui fu disputata a Padova; si trattava di una sfida decisiva, poiché ne sarebbe derivata la salvezza o la retrocessione della squadra cittadina (per la quale tifavano Saba e la figlia) dalla prima alla seconda categoria del campionato. La critica ha tuttavia messo in dubbio la veridicità di tale ricostruzione, ipotizzando che in realtà il testo si riferisca a una partita della Triestina, la squadra della città natale del poeta.


METRO 2 strofe diseguali, di versi per lo più endecasillabi (il v. 2 è diviso in due parti); sono invece trisillabi i vv. 11 e 13.

 >> pag. 539 

        Sui gradini un manipolo sparuto
        si riscaldava di se stesso.
        E quando
        – smisurata raggiera – il sole spense
        dietro una casa il suo barbaglio, il campo
5     schiarì il presentimento della notte.
        Correvano su e giù le maglie rosse,
        le maglie bianche, in una luce d’una
        strana iridata trasparenza. Il vento
        deviava il pallone, la Fortuna
10   si rimetteva agli occhi la benda.
        Piaceva
        essere così pochi intirizziti
        uniti,
        come ultimi uomini su un monte,
15   a guardare di là l’ultima gara.

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Attraverso le Cinque poesie per il gioco del calcio Saba esprime il desiderio di stare in mezzo agli uomini, condividendo con loro la passione sportiva. In Tredicesima partita il poeta tratteggia il contesto di una gara calcistica vissuta quasi come un evento ultimativo, capace di decidere un destino importante. Il tono del componimento è in effetti quasi epico, anche grazie alla presenza evocativa della figura classica della Fortuna.
Gli spettatori sono descritti come un manipolo sparuto (v. 1): sono pochi ma uniti (v. 13). Il termine manipolo appartiene propriamente al linguaggio militare, nell’ambito del quale indica un’unità ristretta ma compatta della legione romana: i tifosi appaiono quasi come i difensori superstiti di una postazione (ultimi uomini, v. 14).

Saba celebra qui il senso di appartenenza dei tifosi, che non abbandonano la propria squadra nei momenti difficili, ma anche, più in generale, la capacità delle persone di essere solidali, di sostenersi vicendevolmente nelle avversità. Scrive infatti l’autore a proposito dei vv. 11–13 (Piaceva / essere così pochi intirizziti / uniti): «Sono, nella loro semplicità, versi che vanno molto al di là del gioco del calcio; potrebbero essere capiti e commuovere anche quando gli uomini non giocassero più a calcio, e non si sapesse più nemmeno in che cosa consisteva quel gioco; e perché suscitasse negli spettatori tante passioni».

 >> pag. 540 

Le scelte stilistiche

In questa fase della sua produzione (cioè intorno alla metà degli anni Trenta) Saba risente dell’influenza dell’Ermetismo, pur non aderendovi esplicitamente. Nella poesia qui antologizzata troviamo alcuni procedimenti vagamente analogici, come l’immagine della smisurata raggiera, v. 3, che è comunque subito esplicitata (si tratta del sole). Si riscontrano anche una certa indeterminatezza, sconosciuta in precedenza, una maggiore concentrazione lirica e la presenza di una dimensione simbolica, in particolare nella raffinata descrizione del tramonto (vv. 3–5), che allude, con il presentimento della notte, alla morte (di cui le tenebre notturne sono tradizionalmente immagine allegorica) e alla fragilità degli esseri umani, uniti da una comune condizione di precarietà. Sono tutti elementi che sembrano mitigare il sostanziale antinovecentismo dell’autore.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Sintetizza in 5 righe il contenuto del componimento.


ANALIZZARE

2 Individua le rime e le assonanze presenti nel testo. Ti sembrano più o meno frequenti rispetto agli altri testi di Saba che hai letto?


3 Quale figura retorica di significato è presente al v. 5?


4 Analizza e commenta le scelte lessicali dell’autore. Il registro è alto o basso? Sono più frequenti i termini quotidiani o quelli letterari? Rispondi adducendo esempi opportuni.


INTERPRETARE

5 Quali sensazioni trasmette la lirica?


PRODURRE

6 Ti sembra che l’atteggiamento dei tifosi descritti da Saba sia paragonabile a quello delle tifoserie odierne? Quali sono, oggi, i problemi del tifo sportivo? Quali i possibili rimedi? Affronta il tema in un testo argomentativo di circa 40 righe, contenente riferimenti alla cronaca e alla realtà contemporanea.


7 Scrivi, in un articolo di cronaca sportiva di circa 30 righe, il resoconto di una partita di calcio (o di un altro sport) reale o immaginaria.


 T9 

Teatro degli Artigianelli

Le poesie della sezione 1944 sono scritte a Firenze, appunto nel 1944, dove Saba vive clandestinamente (per un certo periodo ospite in casa di Montale) per sfuggire alle persecuzioni antiebraiche. Esse segnano il ritorno all’impegno civile che aveva caratterizzato la giovinezza del poeta. In un teatrino suburbano, all’indomani della liberazione di Firenze, egli vede i segni del lento ritorno alla libertà dopo vent’anni di dittatura. Siamo a settembre: la città è stata liberata soltanto il mese prima.


METRO 3 strofe di endecasillabi (tranne il v. 20 che è un settenario) con alcune rime.

        Falce martello e la stella d’Italia
        ornano nuovi la sala. Ma quanto
        dolore per quel segno su quel muro!

 >> pag. 541 

        Esce, sorretto dalle grucce, il Prologo.
5     Saluta al pugno; dice sue parole
        perché le donne ridano e i fanciulli
        che affollano la povera platea.
        Dice, timido ancora, dell’idea
        che gli animi affratella; chiude: «E adesso
10   faccio come i tedeschi: mi ritiro».
        Tra un atto e l’altro, alla Cantina, in giro
        rosseggia parco ai bicchieri l’amico
        dell’uomo, cui rimargina ferite,
        gli chiude solchi dolorosi; alcuno
15   venuto qui da spaventosi esigli,
        si scalda a lui come chi ha freddo al sole.

        Questo è il Teatro degli Artigianelli,
        quale lo vide il poeta nel mille
        novecentoquarantaquattro, un giorno
20   di Settembre, che a tratti
        rombava ancora il cannone, e Firenze
        taceva, assorta nelle sue rovine.

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Dopo un soggiorno a Parigi dovuto alla necessità di sfuggire alle persecuzioni razziali, Saba trova ospitalità a Firenze grazie al poeta Eugenio Montale e ad altri amici. L’Italia è ancora divisa in due: al Nord l’occupazione tedesca e la Repubblica sociale italiana, a Sud la zona liberata dall’esercito alleato, che sta lentamente risalendo la penisola. Sulle pareti di un piccolo teatrino della periferia di Firenze il poeta vede per la prima volta i simboli del comunismo e dell’auspicata Repubblica italiana (la cui nascita sarà sancita dal referendum del 1946): Falce martello e la stella d’Italia (v. 1).
Saba – è l’autore stesso a scriverlo nel proprio autocommento – «si commosse assistendo, dopo la lunga orribile prigionia [la dittatura fascista], ad una rappresentazione popolare. […] La sua commozione, favorita da tante circostanze, arrivò […], per scale già scavate nella sua anima, fino al pianto e al canto». Il poeta evoca le speranze e gli entusiasmi che caratterizzano i giorni della Liberazione, cui si accompagnano però il dolore e il lutto di una guerra non ancora terminata, evocati dalla menomazione fisica del presentatore (v. 4), dal rombo del cannone (v. 21), dal silenzio della città assorta nelle sue rovine (v. 22).

 >> pag. 542 

In Storia e cronistoria del Canzoniere Saba racconta anche un particolare curioso a proposito del primo verso del componimento, frutto di un equivoco: «Quando Saba lo lesse per la prima volta ad un suo amico – il pittore Carlo Levi – questi lo avvisò che era incorso in un errore. La stella a cinque punte dipinta accanto alla falce e al martello non era, allora, la stella d’Italia [cioè il simbolo repubblicano], ma quella dei Sovietici, che è pure a cinque punte. Saba ci rimase male. Lo aveva commosso il fatto che, contrariamente a quanto accadeva al tempo della sua giovinezza, quando i socialisti (i comunisti allora non esistevano) negavano, o quasi, il concetto di patria, essi ne riconoscessero adesso l’insopprimibile realtà nel cuore dell’uomo». Continua l’autore: «Rimase male, ma non modificò il verso. Quando poi il Pci inserì nel suo emblema la stella d’Italia, il verso di Saba risultò, a posteriori, esatto; ebbe cioè tutto il significato che gli aveva dato il poeta quando lo scrisse».

Le scelte stilistiche

Pur esprimendo la speranza nella possibilità di una rinascita democratica della società italiana, i toni del componimento non sono né retorici né celebrativi; il poeta, al contrario, mostra un atteggiamento riflessivo e pensoso di fronte al rapido mutare degli eventi. Ha scritto il critico Carlo Muscetta: «La grazia di questa lirica, che è tra le pochissime degne di sopravvivere a tanta retorica della liberazione europea, è nell’alone di tristezza che accompagna il momento della vittoria: tutte le tristezze e le rovine che fanno l’amaro valore di quella gioia e sembrano come presagire immancabili amarezze future. Ottimismo della fantasia nella rappresentazione, pessimismo dell’intelligenza storica nell’alta coscienza dello scrittore».

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Riassumi in 5 righe il contenuto della lirica.


2 Che cosa significa la frase Ma quanto / dolore per quel segno su quel muro! (vv. 2-3)?


ANALIZZARE

3 Gli endecasillabi sono per lo più sciolti, tranne poche eccezioni: segnala le rime presenti. Una di esse, in particolare, sembra proporre una sottolineatura semantica: quale?


INTERPRETARE

4 Ti sembra che con questa lirica Saba manifesti un intento politico? Motiva la tua risposta.


5 Al v. 18 il poeta menziona sé stesso. Quale funzione sembra indirettamente attribuirsi?


6 La terza strofa chiude il componimento come una sorta di didascalia, con l’indicazione della data in cui si svolgono i fatti oggetto della lirica posta in rilievo da due enjambement (vv. 18-19 e 19-20). A che cosa è dovuta, a tuo giudizio, questa scelta?


PRODURRE

7 Svolgi una breve ricerca sulla liberazione di Firenze, avvenuta nell’agosto del 1944, e scrivi su questo argomento un testo espositivo di circa 20 righe.


Al cuore della letteratura - volume 6
Al cuore della letteratura - volume 6
Dal Novecento a oggi