L’incontro con il padre fa rivivere in Saba la frattura interiore – che gli psicanalisti chiamano “scissione nevrotica” – dovuta ai due opposti modelli incarnati dai genitori. L’autore si sente «lacerato tra la condanna materna e la simpatia istintiva per un uomo irrequieto e instabile come lui. Il padre, infatti, rappresenta per Saba l’ingenuità, l’allegria, la trasgressione, cioè il principio di piacere; la madre propone invece la consapevolezza, la mestizia, la severità, l’autorità, cioè il principio di realtà» (Mattei). Principio di piacere e principio di realtà sono categorie freudiane che esprimono bene il conflitto sperimentato da Saba nel suo vissuto interiore: da un lato egli vorrebbe seguire l’attraente modello paterno, dall’altro prova un senso di colpa verso la madre, che ha molto sofferto a causa del comportamento del marito. Il processo di interiorizzazione di questo dissidio è ben descritto nella terzina finale: l’ammonimento della madre («Non somigliare […] a tuo padre», v. 12) si trasferisce più tardi (v. 13) nella psiche del poeta, dove si svolge appunto la tenzone (v. 14) tra le due forze opposte.