Al cuore della letteratura - volume 6

Il primo Novecento – L'opera: L’allegria

 T11 

Commiato

Il porto sepolto


La lirica, intitolata in una prima redazione Poesia, chiude la sezione Il porto sepolto. Indirizzata a Ettore Serra, amico e commilitone nonché primo editore di Ungaretti, essa contiene una riflessione sul carattere assoluto della poesia, che racchiude ogni aspetto della realtà, reso stupefacente grazie alla parola.


METRO Versi liberi.

        Locvizza* il 2 ottobre 1916

        Gentile
        Ettore Serra
        poesia
        è il mondo l’umanità
5     la propria vita
        fioriti dalla parola
        la limpida meraviglia
        di un delirante fermento

        Quando trovo
10   in questo mio silenzio
        una parola
        scavata è nella mia vita
        come un abisso

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Dal fango delle trincee, il poeta si rivolge a Serra come a un amico animato dalle stesse passioni. A prima vista l’aggettivo Gentile (v. 1) riproduce l’intestazione di una lettera formale e prosaica, che intende riassumere in modo quasi oggettivo (si noti il valore programmatico dell’espressione poesia / è, vv. 3–4) una precisa visione poetica. In realtà, l’espressione non è una semplice dedica o un banale formalismo: inserita nel corpo della poesia come incipit, essa tributa al destinatario un attestato di nobiltà e di altezza d’animo che ricorda il motivo della “gentilezza” (nobiltà spirituale) presso i poeti stilnovisti.
Serra può infatti comprendere la riflessione dell’amico sulla poesia: una riflessione che è universale (prima strofa) e al tempo stesso soggettiva, legata all’interiorità personale (seconda strofa), cioè a un’avventura negli abissi dell’animo.

Mentre nel Porto sepolto (► T4, p. 451) – lirica a cui questa si richiama in uno stretto rapporto di corrispondenza – Ungaretti descrive indirettamente il cammino compiuto verso la poesia, qui ne troviamo elencati i temi: il mondo l’umanità / la propria vita (vv. 4–5). Il poeta è depositario della parola che crea la realtà, scavando nei suoi contenuti più profondi e rivelando l’essenza intima delle cose. Egli non potrà spiegare del tutto il mistero della vita, ma è comunque in grado di coglierne frammenti e illuminazioni: come aveva fatto l’amato Baudelaire, capace di «discendere l’Ignoto nel trovarvi / nel fondo alfine il nuovo» (Il viaggio), anche Ungaretti intende scendere nel gorgo della vita per riconoscere le proprie origini e catturare i nomi ancestrali delle cose.

 >> pag. 470 

«Trovare una parola», scrive lo stesso Ungaretti, «significa penetrare nel buio abissale di sé senza turbarne né riuscire a conoscerne il segreto»: la poesia acquista senso solo grazie a una parola che rappresenti i fenomeni, quelli cosmici come quelli più intimi e privati, illuminandone in rapidi momenti il significato ultimo, segreto.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Sintetizza il contenuto complessivo della lirica.


2 Trascrivi tutti i predicati di poesia che si susseguono nella prima strofa (poesia è, vv. 4-5) e prova a spiegare il senso di ciascuno.

ANALIZZARE

3 Come molte poesie di Ungaretti, anche questa è priva di punteggiatura: aggiungila tu e motiva la tua scelta.

INTERPRETARE

4 Spiega il significato degli aggettivi limpida (v. 7) e delirante (v. 8).

PRODURRE

5 La strofa finale della poesia richiama naturalmente la poetica della brevità e dell’essenzialità in Ungaretti. Scrivi un testo espositivo di circa 20 righe in cui, partendo dal significato letterale dei versi, esponi questo aspetto della sua poesia.


 T12 

Mattina

Naufragi


Inserita nella terza sezione della raccolta, intitolata Naufragi, la lirica è il più famoso documento della brevità tipica dell’Allegria.


METRO Versi liberi.

        Santa Maria La Longa* il 26 gennaio 1917

        M’illumino
        d’Immenso

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Questa poesia può essere considerata alla stregua di un manifesto: non un programma articolato in punti come quello futurista di Marinetti, ma una vera e propria professione di fede, sintetizzata in un’estrema illuminazione lirica. Ci troviamo così al cospetto di una «poesia di un istante» (Berardinelli), di una percezione sensoriale che intreccia virtualmente un rapporto con il tutto (l’immenso) a partire da un dato minimo, quasi assente. Ungaretti esprime lo stato del proprio io, invaso da una sorta di luce cosmica: si tratta di quella del sole, oppure di una proiezione immaginaria regalata dalla quotidiana scoperta della meraviglia dell’esistenza?

 >> pag. 471 

È difficile dare una risposta. Del resto, l’area semantica dell’alba ricorre spesso nella poesia ungarettiana come metafora* della luce che torna dopo le tenebre: il momento di vita iniziale, pura e innocente, riafferma l’energia dell’esistenza dopo il buio della notte. La luce dell’aurora, da cui è inondato il poeta, vince così sull’oblio e sulla morte, ribadendo ancora una volta l’urgenza ineliminabile della vita stessa.

Santa Maria La Longa è un paese friulano situato non sulle vette carsiche, da cui il poeta scrive la maggior parte delle liriche dell’Allegria, ma in una fertile pianura rurale, nel cuore di un territorio verdeggiante. Solo in lontananza, nelle giornate più limpide, è possibile scorgere il severo profilo delle Alpi. La folgorazione sorprende Ungaretti quando si trova a riposo in una tranquilla retrovia al livello del mare: davanti a sé il poeta non ha il panorama aspro delle vette alpine, ma quello dolce di una distesa quasi sconfinata. La luce che lo abbraccia e il calore che lo inonda dall’alto gli permettono di percepire la vastità dell’infinito, senza che questo sia interrotto dalla presenza di alcun ostacolo naturale.

Le scelte stilistiche

La concentrazione espressiva ricercata dal poeta gli suggerisce di fondere il pronome personale complemento oggetto mi con il verbo attraverso l’elisione (M’illumino). D’altra parte il pronome che identifica l’io lirico* ha grande rilevanza, non solo sul piano concettuale, nell’esprimere il contrasto tra la finitezza dell’individuo e la sublime infinitezza del mondo che lo circonda. Esso infatti introduce l’allitterazione* del fonema m che lega i due versi, contribuendo a rendere la gioia della sensazione e ad amplificare la percezione dell’immensità: M’illumino / d’Immenso. Non solo: il legame tra interiorità (il mi) ed esteriorità è sottolineato dalla paronomasia*, cioè dall’accostamento delle due parole chiave, diverse nel significato ma assai simili nel suono (illumino e Immenso).

Sul piano retorico, la lirica si riassume in una sinestesia*, che fonde la dimensione visiva della luce con quella spaziale e temporale: l’immensità è un luogo senza confini, che non può essere indicato se non in astratto. La lezione leopardiana dell’infinito – reso, come si ricorderà, attraverso la metafora del “naufragare” in un “mare” – è imprescindibile.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Quali sono le sensazioni che il poeta descrive secondo il suo inconfondibile stile?

ANALIZZARE

2 Dal punto di vista grammaticale che cos’è Immenso? Puoi fornire un sinonimo?

INTERPRETARE

3 La prima edizione del testo recava il titolo Cielo e mare. Come spieghi la decisione di mutarlo in Mattina?

PRODURRE

4 Rileggi L’infinito di Giacomo Leopardi e poi confronta in un testo espositivo di circa 20 righe l’esperienza di “naufragio” che vi viene descritta con l’esperienza evocata qui da Ungaretti.


5 Esiste a tuo giudizio un’affinità tra il sentimento di comunione di individuo e creato, scoperto da Ungaretti, e il piacere panico cantato da d’Annunzio per celebrare l’identificazione tra uomo e natura? Rispondi in un testo argomentativo di circa 20 righe.


Al cuore della letteratura - volume 6
Al cuore della letteratura - volume 6
Dal Novecento a oggi