Al cuore della letteratura - volume 6

Il primo Novecento – L'opera: L’allegria

La guerra

Il tema fondamentale della raccolta è costituito dalla guerra. In Ungaretti la parola poetica interagisce con la Storia, quella privata del poeta e quella collettiva dell’umanità. È la stessa esperienza della vita di trincea a presentare la realtà nella sua cruda violenza e a offrire un’immagine dell’io fusa con il mondo che lo circonda («Ora sono ubriaco / d’universo», La notte bella), in termini che ricordano il panismo di d’Annunzio. La tragedia, di cui il soggetto lirico è testimone attivo, non lo porta a estraniarsi o a rifugiarsi in una dimensione individualistica: al contrario, la carneficina e la morte suggeriscono l’aspirazione a una sorta di innocenza primigenia, in cui l’esistenza del singolo può superare il proprio sradicamento trovando comunione e conforto nella condivisione di un destino collettivo.

L’adesione all’esistenza («Non sono mai stato / tanto / attaccato alla vita», Veglia, ► T5, p. 452) si manifesta con tanta più forza quanto più questa si rivela nella sua esile fragilità, in una sorta di vitalistico paradosso. Allo stesso modo, la constatazione dell’insensata crudeltà della guerra accentua la propensione a percepire la fraternità dell’altro, del prossimo, compresi coloro che si trovano sul fronte opposto. La vitalità – una vitalità istintuale, “biologica”, non complicata da alcuna sovrastruttura ideologica – riafferma i propri diritti in mezzo al dolore, riaccendendo il senso di appartenenza alla specie umana e trasformando la poesia in una sorta di strumento di salvezza, in un’arma contro la sofferenza.

Per queste ragioni in Ungaretti la dimensione del conflitto non può essere quella privata. I gesti eroici dannunziani e l’entusiasmo futurista sono sostituiti da una vocazione alla coralità: per quanto in sé ripugnante, la guerra permette di riscoprire un’umanità solidale, una visione comunitaria della vita, l’amore e la fratellanza che la civiltà borghese hanno estirpato. In altri termini, la minaccia incombente della morte fa riemergere un sentimento della socialità offerto dal nudo fatto di esistere, secondo una prospettiva ideologica assai simile a quella della «social catena» auspicata da Leopardi nella Ginestra.
Questo modo di sentire si riverbera nelle immagini adottate dalla poesia di Ungaretti. Esemplare in tal senso è la metafora ricorrente della «fibra» o del «brandello» a cui è ridotto l’essere umano, privato di tutte le fisime superflue della vita civile. La rappresentazione di sé stesso come «una docile fibra / dell’universo» (I fiumi, ► T9, p. 462) sottolinea l’esistenza di una sorta di identità comune, che cancella le differenze, abbatte le distanze, supera i confini (di nazione, di lingua, di censo) e accomuna tutte le creature nella cornice della natura, talvolta umanizzata sotto il segno della sofferenza (cfr. l’«albero mutilato » ancora nei Fiumi, v. 1, o il «brandello di muro» in San Martino del Carso, v. 4, ► T10, p. 467).

Al cuore della letteratura - volume 6
Al cuore della letteratura - volume 6
Dal Novecento a oggi