3 - I grandi temi

Il primo Novecento – L'autore: Giuseppe Ungaretti

3 I grandi temi

La poesia tra autobiografia e ricerca dell’assoluto

A commento dei suoi primi versi, Ungaretti scrive che l’ambizione più grande di un poeta è «quella di lasciare una sua bella biografia». Possiamo dire che a quest’enunciato sia rimasto sempre fedele: come Umberto Saba, persuaso che la letteratura debba essere l’espressione sincera (Saba dice «onesta») dell’esistenza, anche Ungaretti accoglie largamente in tutta la sua produzione il racconto e la riflessione autobiografici, dalla tragica concretezza dell’esperienza vissuta al fronte fino agli ultimi anni di vita.

La nostalgia delle persone lontane, la dimensione del ricordo, il dolore sperimentato in prima persona costituiscono i temi di un continuo interrogarsi sulla vita, che scandisce le tappe di una lunga parabola poetica contrassegnata dal bisogno di calarsi nelle situazioni concrete, nei luoghi reali, nei tempi in cui l’esistenza materiale si sviluppa (per questo le liriche dell’Allegria portano sempre l’indicazione precisa della data e del luogo di composizione).

Ungaretti ricorre spesso alla metafora del viaggio: la sua meta immaginaria consiste nella scoperta della condizione elementare dell’uomo, grazie a uno scavo continuo nell’interiorità, per attingere alla più profonda realtà dell’io. Non a caso, a partire dal 1942, egli decide di riunire tutta la propria opera sotto il titolo di Vita d’un uomo: di uno tra tanti, dunque, e non di un intellettuale o di un cattedratico in posizione privilegiata.
La sua, infatti, vuole essere un’autobiografia non soggettiva, ma «allegorica» (così l’ha definita il poeta e critico Franco Fortini), vale a dire la narrazione esemplare di un essere umano che sfrutta la propria vicenda come un’occasione per riflettere sui grandi temi universali, rivolgendosi ai propri simili e affermando – in una ricerca di essenzialità e di verità che, dunque, supera il mero aspetto formale – i valori della solidarietà e della condivisione.

D’altra parte, i testi di Ungaretti non sono mai realmente immediati (né tanto meno improvvisati) come una loro lettura superficiale potrebbe indurre a credere: l’instancabile lavoro di revisione e le varianti, anche significative, che intercorrono tra le diverse redazioni di molte poesie dimostrano che la sua esperienza letteraria matura attraverso una continua stratificazione compositiva, collegata a una ricerca espressiva che sarebbe sbagliato riferire a una fase o all’altra della biografia dell’autore, o alle esigenze di una determinata scuola poetica. Lo scopo finale di questo lavoro sta proprio nel conferire all’insieme dei testi la fisionomia di “libro assoluto”, testimonianza di una tensione innata verso una parola pura e verso un significato ultimo da portare in superficie al di là dei confini ristretti del tempo e dello spazio.

La letteratura costituisce per Ungaretti lo specchio rivelatore degli slanci e delle angosce personali, ma soprattutto racchiude una fortissima valenza etica ed esistenziale, che si manifesta proprio nello sviluppare un’autoanalisi che si spinga fino alle radici dell’esperienza concreta: è in quest’ultima che si può ritrovare quell’impulso umano originario che, soprattutto attraverso il dolore, è capace di restituire un’essenza sacra (nel senso di “spirituale”, non di “confessionale”) alla vita stessa. In questo, certamente, sta la grande lezione umana dell’opera di Ungaretti.

Al cuore della letteratura - volume 6
Al cuore della letteratura - volume 6
Dal Novecento a oggi