un bacio infine aveva suggellato il nostro amore. Ora, come risponder coi fatti alla
20 promessa? Potevo far mia Adriana? Ma nella gora del molino,1 là alla Stìa, ci avevano
buttato me quelle due buone donne, Romilda e la vedova Pescatore,2 – non ci
s’eran mica buttate loro! E libera dunque era rimasta lei, mia moglie; non io, che
m’ero acconciato a fare il morto, lusingandomi di poter diventare un altro uomo,
vivere un’altra vita. Un altr’uomo, sì, ma a patto di non far nulla. E che uomo dunque?
25 Un’ombra d’uomo! E che vita? Finché m’ero contentato di star chiuso in me
e di veder vivere gli altri, sì, avevo potuto bene o male salvar l’illusione ch’io stessi
vivendo un’altra vita; ma ora che a questa m’ero accostato fino a cogliere un bacio
da due care labbra, ecco, mi toccava a ritrarmene inorridito, come se avessi baciato
Adriana con le labbra d’un morto, d’un morto che non poteva rivivere per lei!
30 Labbra mercenarie, sì, avrei potuto baciarne; ma che sapor di vita in quelle labbra?
Oh, se Adriana, conoscendo il mio strano caso… Lei? No… no… che! neanche a
pensarci! Lei, così pura, così timida… Ma se pur l’amore fosse stato in lei più forte
di tutto, più forte d’ogni riguardo sociale… ah povera Adriana, e come avrei potuto
io chiuderla con me nel vuoto della mia sorte, farla compagna d’un uomo che non
35 poteva in alcun modo dichiararsi e provarsi vivo? Che fare? che fare?
[…]
Sì! sì! Svelandole che non ero Adriano Meis io tornavo ad essere Mattia Pascal,
MORTO E ANCORA AMMOGLIATO! Come si possono dire siffatte cose? Era il colmo,
questo, della persecuzione che una moglie possa esercitare sul proprio marito:
liberarsene lei, riconoscendolo morto nel cadavere d’un povero annegato, e pesare
40 ancora, dopo la morte, su lui, addosso a lui, così. Io avrei potuto ribellarmi è vero,
dichiararmi vivo, allora… Ma chi, al posto mio, non si sarebbe regolato come
me? Tutti, tutti, come me, in quel punto, nei panni miei, avrebbero stimato certo
una fortuna potersi liberare in un modo così inatteso, insperato, insperabile, della
moglie, della suocera, dei debiti, d’un’egra3 e misera esistenza come quella mia.
45 Potevo mai pensare, allora, che neanche morto mi sarei liberato della moglie? lei,
sì, di me, e io no di lei? e che la vita che m’ero veduta dinanzi libera libera libera,
non fosse in fondo che una illusione, la quale non poteva ridursi in realtà, se non
superficialissimamente, e più schiava che mai, schiava delle finzioni, delle menzogne
che con tanto disgusto m’ero veduto costretto a usare, schiava del timore
50 d’essere scoperto, pur senza aver commesso alcun delitto?
[…]
Io mi vidi escluso per sempre dalla vita, senza possibilità di rientrarvi. Con
quel lutto nel cuore, con quell’esperienza fatta, me ne sarei andato via, ora, da
quella casa, a cui mi ero già abituato, in cui avevo trovato un po’ di requie,4 in cui
mi ero fatto quasi il nido; e di nuovo per le strade, senza meta, senza scopo, nel
55 vuoto. La paura di ricader nei lacci della vita, mi avrebbe fatto tenere più lontano
che mai dagli uomini, solo, solo, affatto solo, diffidente, ombroso; e il supplizio di
Tantalo5 si sarebbe rinnovato per me.
Uscii di casa, come un matto. Mi ritrovai dopo un pezzo per la via Flaminia,