La parola poetica

Il secondo Novecento e gli anni Duemila – L'autore: Mario Luzi

La parola poetica

Il ruolo del poeta, secondo Luzi, è assimilabile metaforicamente a quello dello «scriba», cioè colui che trascrive parole altrui compiendo soltanto una funzione meccanica, senza autorità né spirito di iniziativa. Ciò non significa che si tratti di un compito da poco; al contrario, egli avverte tutta la complessità dell’operazione, come attesta in una lirica (contenuta nella raccolta Al fuoco della controversia, 1978) senza titolo e posta tra parentesi – quasi fosse una riflessione ad alta voce, frutto di un abbandono al dubbio – in cui si chiede se la difficoltà di raccontare il presente sia conseguenza della propria incapacità o di un’oggettiva indecifrabilità dei tempi: «(Scarso lo scriba? distratto? anchilosato nell’arto? / vinto come all’ultimo suo ciascun artista / lui pure? o inenarrabile questo tempo? / questo tempo non ha lingua, non ha argomento?)».

Eppure Luzi non si limita a trascrivere passivamente la contemporaneità, con un atto di semplice riproduzione del dato reale, ma ne evidenzia le tensioni e le contraddizioni. Superata la fase ermetica, inoltre, la parola poetica assume per l’autore una connotazione profondamente morale: deve dire la verità, aderendo alla vita. La poesia, e l’arte in generale, diventano così uno strumento di conoscenza radicato nell’esperienza concreta degli individui: Luzi non è un filosofo che cerca di interpretare il mondo in base a categorie astratte né un sociologo che studia la realtà con l’atteggiamento distaccato dello scienziato, ma è pienamente coinvolto nella vita e cerca di esprimerla nei suoi versi.

In questa capacità di leggere il reale consiste la missione dell’artista: i poeti sono creatori di strumenti per comprendere il mondo esterno e quello interiore. «Se la poesia esiste», ha dichiarato Luzi in uno scritto del 1984, «essa è dovunque. Se la poesia esiste, non esiste solo nel taglio della mia mente, non esiste solo nel desiderio della mia attuazione individuale, la poesia è nel mondo, è scritta nel mondo, è dovunque, e io devo soprattutto trovarla. Devo essere il mediatore di questo riconoscimento, di questa cognizione».

 T3 

Vola alta parola

Per il battesimo dei nostri frammenti


Questa lirica – tratta dalla raccolta Per il battesimo dei nostri frammenti (1985) – riconferma l’importanza della parola come rivelatrice di senso. Superata la fase ermetica, il poeta parla ora dall’interno della comunità, cercando di dar voce anche a ciò che voce non ha.


METRO Versi liberi.

        Vola alta, parola, cresci in profondità,
        tocca nadir e zenith della tua significazione,
        giacché talvolta lo puoi – sogno che la cosa esclami
        nel buio della mente –

 >> pag. 1117 

5     però non separarti
        da me, non arrivare,
        ti prego, a quel celestiale appuntamento
        da sola, senza il caldo di me
        o almeno il mio ricordo, sii
10   luce, non disabitata trasparenza…

        La cosa e la sua anima? o la mia e la sua sofferenza?

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Luzi chiede molto alla poesia, mostrandosi assai esigente nei suoi confronti: la parola poetica non può essere soltanto occasione di divertissement linguistici o combinatori, ma ha il compito di esprimere tutti i significati possibili di un fondo di verità che per il poeta esiste e va esplorato. Per questo essa deve crescere in profondità (v. 1), vale a dire in intensità; sviluppare in atto lo spessore semantico (significazione, v. 2) che contiene in potenza; manifestare fino in fondo tutta la sua forza conoscitiva.

Il discorso di Luzi è una riflessione fortemente radicata nella sua esperienza di uomo e di artista. Ai vv. 5–6 la parola viene invitata a non separarsi da lui, dalla sua storia, dalla sua concretezza di individuo; si tratta di un invito accorato, appassionato, come se l’autore si rivolgesse a una persona amata o a Dio stesso, in una sorta di preghiera: nella tradizione cristiana, una delle tre persone della Trinità è, appunto, Parola (in greco Logos).
Nell’età del pensiero postmoderno e del relativismo, Luzi compie due passi fondamentali: in primo luogo proclama l’esistenza di una verità; in secondo luogo, ritiene che la poesia possa contribuire a recuperare quella ricerca di verità cui l’individuo ha rinunciato.

Le scelte stilistiche

L’ultimo verso si chiude con una figura retorica presente in molti componimenti della raccolta Per il battesimo dei nostri frammenti, l’antitesi* dilemmatica interrogativa: La cosa e la sua anima? o la mia e la sua sofferenza? (v. 11). Posta quasi sempre in chiusura del testo, essa afferma e insieme nega lo stesso concetto. Qui il poeta si interroga su quale sia la vera vocazione della poesia: esprimere la realtà e i suoi significati (La cosa e la sua anima) oppure dare voce alla sofferenza dell’autore e a quella del mondo (la mia e la sua sofferenza)? Al dilemma, però, non fa seguito una risposta: la ricerca rimane aperta, accompagnata dall’incertezza e dall’angoscia che nasce dall’assenza di facili sicurezze.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Fai la parafrasi del testo.


2 Qual è lo scopo della poesia, secondo Luzi?


ANALIZZARE

3 Quali sono le peculiarità del componimento sul piano sintattico? Che relazione c’è tra il periodare e la metrica?


4 Come definiresti il lessico e il tono della lirica?

 >> pag. 1118 

INTERPRETARE

5 Ti sembra di poter cogliere nel componimento un afflato spirituale e religioso? Argomenta la tua risposta con opportuni riferimenti al testo.


6 Quale potrebbe essere la risposta più plausibile all’interrogativa disgiuntiva dell’ultimo verso? Rispondi sulla base di questo testo e di quanto conosci complessivamente della figura e dell’opera di Luzi.


PRODURRE

7 Ha scritto il critico Antonio Prete a proposito della poesia di Luzi: «Si potrebbe dire che, come per Leopardi, anche per Luzi la poesia è fiore nel deserto. Il fiore è la terra, il senso della terra, la luce, il suono della natura, la voce delle creature, del loro domandare. Il deserto è il buio della mente, il tempo cancellato, ma popolato di figure e di parvenze, il limite. Si tratta di un deserto i cui miraggi, i cui silenzi, si trasformano in parole. Parole che cercano la luce che le fonda, il principio che le fa vibrare. […]
La poesia cerca un varco: il punto dove la sabbia della clessidra trapassa, qui è il punto d’osservazione. Il punto del fuoco, dove si mostra il mutamento, la metamorfosi che la poesia racconta. […]
Tutto nella poesia di Luzi sale verso la lingua, che è custodia del tempo interiore, e anche soglia che difende dal vuoto assoluto». Commenta queste riflessioni in relazione alla lirica Vola alta parola in un testo argomentativo di circa 20 righe.


I grandi temi di Luzi

Il rapporto con l’Ermetismo

• originale adesione all’Ermetismo

• poesia caratterizzata da un simbolismo oscuro e da una forte carica visionaria

• dagli anni Cinquanta, superamento della maniera ermetica: interesse per la filosofia, la religione, la quotidianità

L’impegno civile

• dagli anni Sessanta spiccato interesse per la realtà contemporanea

• indignazione, dolore e ribellione per le condizioni morali e civili del paese

• sul piano dello stile, nuovo modo di poetare, improntato alla concretezza

La parola poetica

• poeta come «scriba» che trascrive parole altrui

• la parola poetica come strumento di conoscenza e di ricerca della verità

• poeti come creatori di chiavi per comprendere il mondo esterno e quello interiore

Al cuore della letteratura - volume 6
Al cuore della letteratura - volume 6
Dal Novecento a oggi