L’impegno civile

Il secondo Novecento e gli anni Duemila – L'autore: Mario Luzi

L’impegno civile

La raccolta Nel magma (1963) segna un cambiamento di direzione nella poesia di Luzi. Per la prima volta l’autore affronta esplicitamente e in modo concreto la realtà contemporanea, calando quindi il proprio ruolo di poeta nel cuore delle cose e degli avvenimenti.
Il netto cambiamento stilistico – l’andamento narrativo, i versi lunghi, un lessico proprio della lingua parlata – testimonia un nuovo modo di poetare, improntato alla concretezza. Per esempio, nella poesia intitolata Presso il Bisenzio, i personaggi – coloro che si sono “bruciati” nel fuoco della lotta – rimproverano al poeta di non aver partecipato alla Resistenza e di essersi estraniato dal dibattito politico successivo alla Liberazione. Luzi non nasconde profondi sensi di colpa per questo, e tenta di scusarsi: «È difficile spiegarti». Ma uno di loro lo incalza e sottopone a critica il suo lavoro di poeta: «guardati, guardati d’attorno. Mentre pensi / e accordi le sfere d’orologio della mente / sul moto dei pianeti per un presente eterno / che non è il nostro, che non è qui né ora, / volgiti e guarda il mondo come è divenuto». Il processo all’atteggiamento civile e politico dell’autore si configura per lui anche come un processo all’intera fase ermetica della sua poesia.

L’interesse per la realtà sociale e politica spinge Luzi ad allargare lo sguardo alle vicende del Novecento. Egli, però, non si limita alla cronaca dei fatti recenti, magari riletti, come in molta letteratura del dopoguerra, in una chiave retorica, ma vuole affondare lo sguardo nelle motivazioni profonde che hanno condotto alla guerra, alle deportazioni, ai campi di sterminio.
All’interno di questa ricerca, egli incontra grande difficoltà nel conciliare la presenza di Dio con una tremenda realtà di sangue e di cieca violenza. Giunge così alla conclusione che la presenza del male e del dolore è inevitabile, ma nonostante questo non si abbandona alla rassegnazione, e chiama Dio in giudizio in merito alle catastrofi novecentesche, pur senza riuscire a trovare risposte definitive.

L’altro grande nodo della poesia civile di Luzi riguarda la situazione politica e sociale dell’ Italia degli anni Settanta, percorsa, in un clima di infuocato scontro ideologico, dal fenomeno del terrorismo “nero” e “rosso”. In questo contesto, il poeta sente l’urgenza di levare alta la sua parola in nome della ragione e dell’umanità. La prima necessità consiste nel demistificare l’«alfabeto infernale» di quell’«inarticolato dialetto» che è il linguaggio usato dai gruppi armati (Alfabeto infernale di che inarticolato dialetto, in Per il battesimo dei nostri frammenti, 1985).
La sua coscienza di poeta si ribella all’uso distorto e inappropriato di parole e locuzioni come “democrazia”, “bene comune”, “giustizia proletaria”, “tribunale del popolo”, “fascismo”, “esecuzione”, che con cinica retorica intendono giustificare l’assassinio, l’avvelenamento della convivenza civile e il tentativo di instaurare forme di governo antidemocratiche.
L’ indignazione – dell’uomo e del poeta – mista al dolore e alla ribellione dà voce al sentimento di milioni di italiani di fronte alle immagini televisive del ritrovamento, nel bagagliaio di un’utilitaria, del corpo del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro, assassinato dalle Brigate Rosse il 9 maggio 1978: «Acciambellato in quella sconcia stiva, / crivellato da quei colpi, / è lui, il capo di cinque governi, / punto fisso o stratega di almeno dieci altri, / la mente fina, il maestro / sottile / di metodica pazienza, esempio / vero di essa / anche spiritualmente» (Acciambellato in quella sconcia stiva, in Per il battesimo dei nostri frammenti).

Al cuore della letteratura - volume 6
Al cuore della letteratura - volume 6
Dal Novecento a oggi