Le figure femminili
Se Livorno è il primo luogo del poeta, quello della sua infanzia, la madre, Anna Picchi, è la prima figura della sua poesia. Nata nel 1894 e impiegata sin da ragazza nel magazzino Cigni (una rinomata casa di moda livornese), è una donna di grande vitalità: ama suonare la chitarra, frequentare i circoli cittadini e ballare. Muore nel 1950 a Palermo, dove viene sepolta, nel cimitero di Sant’Orsola, presso il fiume Oreto.
Nei Versi livornesi – una delle sezioni della raccolta Il seme del piangere – Anna (o Annina) viene ritratta come una creatura solare e piena di vita, capace di trasmettere la propria gioia di vivere a quelli che le sono accanto. «Passava odorando di mare» (Né ombra né
sospetto), comunicando agli altri una spinta ad agire: «Che voglia di lavorare / nasceva al suo ancheggiare!» (Quando passava). Ma anche su di lei si stende l’ombra del dolore (legata al vissuto degli anni di guerra) e della morte, generando un sapore dolce-amaro che scongiura la caduta in una celebrazione retorica. Nella lirica Preghiera, per esempio, il poeta si rivolge alla propria anima, chiedendole di andare a Livorno, a cercare la madre scomparsa: «Anima mia, leggera / va’ a Livorno, ti prego […] / perlustra e scruta, e scrivi / se per caso Anna Picchi / è ancor viva tra i vivi».