Il secondo Ottocento – L'autore: Gabriele d’Annunzio

LABORATORIO verso l'esame

 TIPOLOGIA A  
 analisi del testo  

Le stirpi canore

Alcyone


Il poeta enumera i molteplici elementi della natura da cui prende vita la sua poesia, la quale, a sua volta, quella natura generosa e multiforme imita ed esalta con la potenza creatrice della parola.

        I miei carmi son prole
        delle foreste,
        altri dell’onde,
        altri delle arene,
5     altri del Sole,
        altri del vento Argeste.
        Le mie parole
        sono profonde
        come le radici
10   terrene,
        altre serene
        come i firmamenti,
        fervide come le vene
        degli adolescenti,
15   ispide come i dumi,
        confuse come i fumi
        confusi,
        nette come i cristalli
        del monte,
20   tremule come le fronde
        del pioppo,
        tumide come le narici
        dei cavalli
        a galoppo,
25   labili come i profumi
        diffusi,
        vergini come i calici
        appena schiusi,
        notturne come le rugiade
30   dei cieli,
        funebri come gli asfodeli
        dell’Ade,
        pieghevoli come i salici
        dello stagno,
35   tenui come i teli
        che fra due steli
        tesse il ragno.

 >> pag. 553 

COMPRENSIONE

1 Fai la parafrasi della poesia.


2 In quale rapporto è il titolo con il testo della poesia?

ANALISI

3 Descrivi la struttura metrica e rimica della lirica.


4 Di quante strofe è composta la poesia?


5 Si possono individuare assonanze e consonanze? Se sì, con quale scopo espressivo?


6 Sono presenti enjambement? Se sì, dove?


7 Qual è la figura retorica maggiormente utilizzata dal poeta? Quale funzione svolge?


8 Rintraccia le parole che fanno riferimento alla natura, quindi commenta il loro impiego sul piano tematico.

INTERPRETAZIONE COMPLESSIVA E APPROFONDIMENTI

9 Il motivo della bellezza della parola è presente anche in altre poesie di d’Annunzio. Da dove nasce l’insistenza su questo motivo?


10 Confronta questa lirica con un’altra di Alcyone che conosci. Evidenzia gli elementi in comune e le differenze sul piano contenutistico e su quello stilistico.

 TIPOLOGIA B  
 saggio breve  

ARGOMENTO

IL RUOLO DELL’INTELLETTUALE NEL MONDO MODERNO E CONTEMPORANEO: DA D’ANNUNZIO AI GIORNI NOSTRI

Sviluppa l’argomento in forma di saggio breve utilizzando i documenti forniti. Nella tua argomentazione fai riferimento a ciò che hai studiato e alle tue conoscenze.

Documento 1

Andrea Sperelli, protagonista del Piacere, afferma la centralità degli aspetti formali nell’espressione letteraria.


Il verso è tutto. Nella imitazion della Natura nessun istrumento d’arte è più vivo,
agile, acuto, vario, multiforme, plastico, obediente, sensibile, fedele. Più compatto
del marmo, più malleabile della cera, più sottile d’un fluido, più vibrante d’una
corda, più luminoso d’una gemma, più fragrante d’un fiore, più tagliente d’una
5 spada, più flessibile d’un virgulto, più carezzevole d’un murmure, più terribile d’un
tuono, il verso è tutto e può tutto. Può rendere i minimi moti del sentimento
e i minimi moti della sensazione; può definire l’indefinibile e dire l’ineffabile;
può abbracciare l’illimitato e penetrare l’abisso; può avere dimensioni d’eternità;
può rappresentare il sopraumano, il soprannaturale, l’oltramirabile; può inebriare
10 come un vino, rapire come un’estasi; può nel tempo medesimo posseder il nostro
intelletto, il nostro spirito, il nostro corpo; può, infine, raggiungere l’Assoluto. Un
verso perfetto e assoluto, immutabile, immortale; tiene in sé le parole con la coerenza
d’un diamante; chiude il pensiero come in un cerchio preciso che nessuna
forza mai riuscirà a rompere; diviene indipendente da ogni legame da ogni dominio;
15 non appartiene più all’artefice, ma è di tutti e di nessuno, come lo spazio,
come la luce, come le cose immanenti e perpetue. Un pensiero esattamente espresso
in un verso perfetto è un pensiero che già esisteva preformato nella oscura profondità
della lingua. Estratto dal poeta, séguita ad esistere nella conscienza degli
uomini. Maggior poeta è dunque colui che sa discoprire, disviluppare, estrarre un
20 maggior numero di codeste preformazioni ideali. Quando il poeta è prossimo alla
scoperta d’uno di tali versi eterni, è avvertito da un divino torrente di gioia che gli
invade d’improvviso tutto l’essere.


Gabriele d’Annunzio, Il piacere, 1889

 >> pag. 554 

Documento 2

D’Annunzio ha collaborato anche con il mondo della pubblicità, ideando per esempio il nome dei magazzini “La Rinascente”.


Documento 3

In questo brano il critico d’arte Achille Bonito Oliva (n. 1939) offre un’originale interpretazione della figura di d’Annunzio.


D’Annunzio stabilisce un rapporto moderno con l’industria culturale attraverso interventi
nel campo del copyright, del giornalismo mondano e della letteratura su
committenza. Egli rende estetica la politica e letterario il gesto di guerra. In tal modo
diventa il vate, il portatore di una parola che attraversa tutte le classi sociali, con un
5 comportamento sempre teso verso la “messa in posa” e l’esemplarità, anche in questo
caso in anticipo sui comportamenti di Dalì, Warhol, Beuys e Pasolini. Anche
questi artisti hanno acquistato un potere d’attenzione sconfinante dall’ambito strettamente
culturale verso gli spazi dell’ascolto sociale. D’Annunzio è il caposcuola di
questi opinion-leaders e più consapevolmente Super-uomo. Il Vittoriale rappresenta
10 la tomba del faraone wagneriano, già organizzata in vita come dimora quotidiana,
progettata e realizzata secondo i canoni di opera totale, architettura simbolica
e letteraria, monumento intriso di cattivo gusto ed anche di coraggio culturale, di
nostalgia verso l’esotico ma anche verso il “barbarico”. Il Vittoriale è l’opera totale di
D’Annunzio e va analizzato come un’ulteriore prefigurazione del post-moderno che
15 attraversa tutti gli stili del passato vissuti nell’archeologia di un presente duraturo
senza futuro. Il bric-à-brac stilistico, l’accumulo di oggetti all’interno e la presenza
del vate sempre nella posa a futura memoria fanno scattare un corto circuito di un
grande bricolage culturale ed esistenziale. Interessante l’uso quotidiano del monumento,
che per definizione dovrebbe essere soltanto un incentivo-celebrativo della
20 memoria, ora trasformato nello spazio di un ideale di vita ricostruito mediante
l’assemblaggio di oggetti lontani tra loro nel tempo e nello spazio, secondo un
procedimento di contaminazione che attraversa orizzontalmente tutte le culture. In
questo senso D’Annunzio prefigura il gusto e le pratiche creative del post-moderno,
con un atteggiamento profetico che impone ad un corpo sociale soggiogato dal
25 suo carisma ed a uno stato che ambiguamente vuole blandire il poeta e confinare
l’uomo politico. D’Annunzio sa che l’essere dipende dall’apparire, per questo esalta
ogni gesto con l’ostentazione. Il Vittoriale diventa il teatro totale dove arte e vita
sembrano trovare sincronie e contatti, in cui l’apparire riesce a ritrovare la soglia
dell’essere. Ma D’Annunzio, prima di Duchamp, aveva capito che anche il corpo
30 del poeta è corpo d’artista; superficie su cui il linguaggio disegna le sue cifre ricordandoci
che l’artista non è mai solo... tanto vale approntare palcoscenico e platea.


Achille Bonito Oliva, Gabriele D’Annunzio vate post-moderno, “La Repubblica”, 26 maggio 1999

 >> pag. 555 

Documento 4

L’attore e drammaturgo Ettore Petrolini (1884-1936) rappresenta il controcanto del poeta vate dannunziano; in questo brano rivendica l’aspetto ludico dell’attività creativa e intellettuale.


        Io sono un poeta estemporaneo improvvisatore
        Imbecille io son
        perché?
        perché sì. Insisto sul sì; non faccio del male a nessuno se dico di sì;
5     quante cose si possono risolvere rispondendo di sì; e allora, sì.

        Ti ha piaciato?…

        Mi chiamo Ambrogio
        Ho l’orologio
        Che segna sempre
10   Le ventitré

        Chi sa perché?

        E quando piove
        Riparo dove
        L’acqua non cade
15   Sopra di me

        Chi sa perché?

        Forse perché io non sono biondo
        Ed ho gli occhioni belli…
        E sono tondo tondo
20   E canto gli stornelli
        Ti ha piaciato?


Ettore Petrolini, Salamini, 1918

 >> pag. 556 

Documento 5

Il poeta e scrittore Pier Paolo Pasolini (1922-1975) è l’esempio dell’intellettuale impegnato moderno; in questo brano riflette sulle trasformazioni della società italiana degli anni Settanta del XX secolo.


Io so bene, caro Calvino,1 come si svolge la vita di un intellettuale. Lo so perché,
in parte, è anche la mia vita. Letture, solitudini al laboratorio, cerchie in genere di
pochi amici e molti conoscenti, tutti intellettuali e borghesi. Una vita di lavoro e
sostanzialmente perbene. Ma io, come il dottor Hyde,2 ho un’altra vita. Nel vivere
5 questa vita, devo rompere le barriere naturali (e innocenti) di classe. Sfondare le
pareti dell’Italietta,3 e sospingermi quindi in un altro mondo: il mondo contadino,
il mondo sottoproletario e il mondo operaio. L’ordine in cui elenco questi mondi
riguarda l’importanza della mia esperienza personale, non la loro importanza oggettiva.
Fino a pochi anni fa questo era il mondo preborghese, il mondo della classe
10 dominata. Era solo per mere ragioni nazionali, o, meglio, statali, che esso faceva
parte del territorio dell’Italietta. Al di fuori di questa pura e semplice formalità,
tale mondo non coincideva affatto con l’Italia. L’universo contadino (cui appartengono
le culture sottoproletarie urbane, e, appunto fino a pochi anni fa, quelle
delle minoranze operaie – ché erano vere e proprie minoranze, come in Russia nel
15 ’17) è un universo transnazionale: che addirittura non riconosce le nazioni. […]
È questo illimitato mondo contadino prenazionale e preindustriale, sopravvissuto
fino a solo pochi anni fa, che io rimpiango (non per nulla dimoro il più a lungo
possibile, nei paesi del Terzo Mondo, dove esso sopravvive ancora, benché il Terzo
Mondo stia anch’esso entrando nell’orbita del cosiddetto Sviluppo).


Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, 1975

Documento 6

L’eredità di Pasolini è stata raccolta tra gli altri dal giornalista e scrittore Roberto Saviano, autore del romanzo Gomorra (2006), in cui propone una denuncia delle attività della criminalità organizzata nella sua regione, la Campania. In questo brano il critico letterario Romano Luperini (1940) svolge un confronto tra i due autori.


In effetti, in Gomorra, ci sono tutti i nomi dei nemici – i nemici dello stato e della
convivenza civile, e cioè delle varie famiglie o clan dei camorristi. Erano anni che
in un libro non si facevano i nomi. […] Qui c’è un giovane che si aggira in scooter
sui luoghi del crimine, fra gigantesche discariche di rifiuti, sangue di morti ammazzati,
5 fiumi di cemento, villaggi abusivi, quartieri e periferie degradati in cui
si accumulano masse enormi di denaro, di armi e di merci. Per questo piccolo,
emarginato e rabbioso eroe, dire la verità significa esserci, fare uso di una «parola-sentinella»
e di un’unica «armatura»: «pronunciarsi». E per «pronunciarsi» bisogna
dire la verità, accumulare prove inconfutabili e parziali, perché vissute con il corpo,
10 sperimentate dal vivo, filtrate e temprate dalle emozioni. Tra oggettività della denuncia
e soggettività si instaura così un cortocircuito, in cui risiede indubbiamente
anche il valore letterario dell’opera e che comunque rivela una eredità assunta  
consapevolmente: non solo quella apertamente dichiarata di Sciascia e di Pasolini, ma
più in generale quella dell’intellettuale scomodo e marginale che vive al confine,
15 sulla frontiera, e pratica una sorta di contrabbando fra società e comunità diverse:
qui, fra quella dei camorristi e quella del laureato in filosofia che fa il ricercatore
sul campo, quella delle periferie degradate e l’altra dei centri di civiltà, quella del
denaro, delle armi e della arroganza e quella della cultura e della dignità morale.
Questa figura storica – da Baudelaire a Pasolini – ha assunto insomma una nuova
20 dimensione: non aspira più a occupare il centro della scena, non accampa utopie,
non partecipa a una battaglia di manifesti, di idee e di poetiche, ma accetta come
naturale e scontata la propria marginalità. Non parla più in nome di una prospettiva
politica, di una filosofia o di una ideologia, ma solo in nome di un corpo
violato, della realtà di una esperienza che, prima ancora di essere intellettuale, è
25 fisica o biologica. […] Gomorra documenta una fase nuova, in cui il senso della
storia è senza storicismo, il senso dell’etica è senza morale precostituita e il senso
dell’impegno civile è senza più nazione o popolo.


Romano Luperini, La condizione degli intellettuali oggi, prolusione per l’apertura dell’anno accademico 2007-2008 dell’Università di Siena

 >> pag. 557 

Guida alla stesura

  • Dopo un’attenta lettura di tutti i documenti, fai una breve sintesi di ognuno: l’intellettuale dannunziano amante della bella parola (doc. 1); una declinazione particolare di tale poetica (doc. 2); l’anticipazione da parte di d’Annunzio del gusto per lo spettacolo tipico della società moderna (doc. 3); il disimpegno di Petrolini (doc. 4); l’intellettuale impegnato secondo Pasolini (doc. 5); l’intellettuale impegnato di oggi: il caso di Saviano (doc. 6). Questo ti permetterà di avere un’idea complessiva.
  • Individua le parole chiave presenti in ogni doc. e raggruppale in una serie di temi omogenei: l’intellettuale mondano e disimpegnato (docc. 1-4); l’intellettuale impegnato (docc. 5, 6); il difficile rapporto con il mondo che cambia (docc. 5, 6).
  • Individua i punti di contatto e quelli di divergenza fra i diversi temi. Confronta questi ultimi tra loro, spiegando come si sono sviluppati, modificati, e perché.
  • Ogni tua affermazione deve essere sempre argomentata.
  • Usa un linguaggio chiaro e preciso, e, dove necessario, tecnico.

Al cuore della letteratura - volume 5
Al cuore della letteratura - volume 5
Il secondo Ottocento