La maschera dell’innocenza
Una delle massime più celebri di d’Annunzio è «rinnovarsi o perire». Si può dire che, nell’arte non meno che nella vita, egli sia sempre stato fedele a questo imperativo. Nel tentativo di esibire aspetti diversi del suo genio creativo poliedrico, l’autore ha cercato di rielaborare di continuo la propria personalità letteraria, coltivando generi diversi – dalla lirica al romanzo, dal teatro alla prosa autobiografica, dal giornalismo all’oratoria – e sperimentando una gamma di poetiche che vanno dal Verismo al Simbolismo, fino alla prosa originalissima del Notturno.
Questa molteplicità (o varietà, celebrata come «sirena del mondo» e «meraviglia sempiterna» nel poema di Maia, Laus vitae) non si riflette solo nelle forme letterarie, ma anche nei toni e negli atteggiamenti spirituali: il poeta sa muoversi con disinvoltura dalla
sensualità prorompente al mesto languore, dalla gioiosa vitalità a un senso di debolezza e convalescenza interiore.