cronache dal passato
La falsa morte di un poeta promettente
Una geniale trovata autopromozionale
Il successo ottenuto nel 1879 dal primo volume di liriche, Primo vere, ha fatto di d’Annunzio l’esordiente più ammirato d’Italia. Ora, però, a distanza di un anno, come ammoniscono le regole dello spettacolo, viene il difficile: non deludere le attese del pubblico. Il poeta lavora «con ferro e fuoco» alla revisione della raccolta, eliminando alcune poesie e aggiungendone altre. Il rischio, di cui è perfettamente consapevole, è quello di passare inosservato, ma la promozione di sé stesso fa già parte delle armi a disposizione del d’Annunzio diciassettenne. Da vero precursore dei meccanismi del marketing, egli escogita un’abile trovata per preparare il terreno alla sua nuova pubblicazione. Il 13 novembre del 1880 sulla “Gazzetta della Domenica” di Firenze compare un trafiletto, che commuove l’Italia: «Gabriele d’Annunzio, il giovane poeta già noto nella repubblica delle lettere, di cui si è parlato spesso nel nostro giornale, giorni addietro (5 novembre) sulla strada di Francavilla, cadendo da cavallo per improvviso mancamento di forze, restò morto sul colpo. Fra giorni doveva uscire la nuova edizione del suo Primo
vere...».
La notizia rimbalza dappertutto e le maggiori testate letterarie italiane piangono «quest’ultimogenito delle Muse», «gioia dei suoi genitori, amore dei compagni, orgoglio dei maestri». Si tratta di lacrime inutili. Il poeta, infatti, firmandosi con il nome fasullo di G. Rutini, aveva fornito egli stesso con una cartolina la notizia della propria morte.
Mentre giungono da ogni parte a Pescara condoglianze sbigottite e decine di struggenti necrologi compaiono sulla stampa, d’Annunzio ricompare, come se nulla fosse successo, vivo e vegeto, qualche giorno dopo l’uscita della seconda edizione di Primo
vere, che naturalmente, sull’onda dell’emozione, aveva riscosso un immediato successo. Il colpo da maestro della pubblicità è riuscito perfettamente.