Al cuore della letteratura - volume 5

Il secondo Ottocento – L'opera: Myricae

 T11 

Galline


In questo madrigale viene descritto un autunno sereno, diversamente da quanto accade in altre poesie di Pascoli che mostrano l’aspetto triste e malinconico di questa stagione. Il poeta esprime qui la gaia animazione della vita di campagna con un’efficacissima vivacità di immagini.


METRO Madrigale, formato da due terzine e una quartina di endecasillabi con schema di rime ABA CBC DEDE.

        Al cader delle foglie, alla massaia
        non piange il vecchio cor, come a noi grami:
        ché d’arguti galletti ha piena l’aia;

        e spessi nella pace del mattino
5     delle utili galline ode i richiami:
        zeppo, il granaio; il vin canta nel tino.

        Cantano a sera intorno a lei stornelli
        le fiorenti ragazze occhi pensosi,
        mentre il granturco sfogliano, e i monelli
10   ruzzano nei cartocci strepitosi.

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Il tono della lirica è disteso, a fronte della stagione autunnale che genera di solito inquietudini e tristezze (Al cader delle foglie, v. 1): la spannocchiatura è un’occasione di festa, l’aia è piena di galletti e galline, il granaio è colmo, il mosto fermenta, le ragazze cantano stornelli e i bambini giocano, rincorrendosi e saltando sulle foglie secche. Un velo di malinconia affiora però al v. 8: le ragazze sono sì fiorenti, ma nel loro sguardo si coglie una certa pensosità (ragazze occhi pensosi è un costrutto classicheggiante di richiamo omerico, un accusativo alla greca*). È come se questo particolare increspasse la candida superficie del componimento e l’apparente serenità della scena, rendendola meno prevedibile e introducendo un elemento vago e misterioso. Quale pensiero minaccia la tranquillità delle ragazze? che cosa le preoccupa? Non ci è dato saperlo, possiamo solo immaginarlo: forse l’amore? Oppure, più in generale, il futuro?

Le scelte stilistiche

La struttura della lirica appare sapientemente calibrata. Mentre le due terzine* descrivono gli elementi della natura, la quartina* focalizza l’attenzione sulla presenza umana, in particolare sulle ragazze che sfogliano le pannocchie. A loro cede il ruolo di protagoniste la massaia, che campeggiava nella prima quartina e che pure rimane presente al centro del cerchio formato dalle ragazze. La continuità fra le terzine e la quartina viene assicurata dalla ripresa, attraverso un poliptoto* e un chiasmo*, dello stesso verbo, “cantare”: il vin canta nel tino (v. 6); Cantano a sera intorno a lei stornelli / le fiorenti ragazze (vv. 7-8).

 >> pag. 445 

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 La massaia è giovane o anziana? Da che cosa lo deduci?


2 Perché le galline sono dette utili (v. 5)?

ANALIZZARE

3 Individua i vocaboli utilizzati con intento fonosimbolico.


4 Gli aggettivi usati dal poeta si adattano al contesto rustico o appartengono a un registro più elevato? Motiva la risposta.

INTERPRETARE

5 Al v. 2 il poeta parla di sé come parte di una non meglio specificata schiera di grami. In che cosa potrebbe consistere la tristezza o l’infelicità a cui allude?

PRODURRE

6 Fai un puntuale confronto tra questa poesia e Il sabato del villaggio di Leopardi, individuando analogie e differenze, in un testo espositivo di circa 20 righe.


 T12 

Lavandare


Il titolo del componimento lascerebbe pensare alla descrizione di un lavoro o di una scena agreste. Qui invece la tessitura sonora e i particolari elencati creano ulteriori suggestioni e alludono a significati simbolici.


METRO Madrigale, formato da due terzine e una quartina di endecasillabi.

        Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
        resta un aratro senza buoi, che pare
        dimenticato, tra il vapor leggiero.

        E cadenzato dalla gora viene
5     lo sciabordare delle lavandare
        con tonfi spessi e lunghe cantilene.

        Il vento soffia e nevica la frasca,
        e tu non torni ancora al tuo paese!
        quando partisti, come son rimasta!
10   come l’aratro in mezzo alla maggese.

 >> pag. 446 

      Dentro il testo

I contenuti tematici

In un giorno autunnale, il poeta contempla un paesaggio campestre e percepisce dai rumori la presenza, lungo le rive di un vicino canale, di alcune lavandaie (lavandare è il termine popolare toscano). Sono i tonfi dei panni immersi nell’acqua e sbattuti sulle sponde della gora (v. 4), ma soprattutto il triste canto delle donne, che Pascoli trascrive quasi letteralmente da una raccolta di canti tradizionali marchigiani. Il motivo è tipico di molti stornelli popolari: il lamento di una donna abbandonata dall’amato, che è partito lasciandola sola e sconsolata.

La rappresentazione è però solo in apparenza descrittiva: essa costituisce la proiezione di uno stato d’animo e di una condizione interiore. Le parole malinconiche della canzone chiariscono infatti il senso simbolico delle immagini presenti nel componimento: l’aratro abbandonato, il campo arato per metà e solitario, senza buoi e senza uomini, e la nebbia leggera rimandano a un’idea di privazione e di mancanza, nonché di attesa rassegnata. L’autunno della natura, ben oltre un semplice intento realistico, sembra alludere a una pena esistenziale.

 >> pag. 447 

Le scelte stilistiche

Il gioco dei valori fonici delle parole è funzionale alla resa delle immagini meste, oltre che al raggiungimento di suggestivi risultati musicali. Mentre la prima terzina* (vv. 1-3) sviluppa impressioni di carattere visivo, scandite mediante lente cadenze e pause forti, che conferiscono ai versi un ritmo malinconico, nella seconda terzina (vv. 4-6) prevalgono le sensazioni uditive, particolarmente sollecitate dall’utilizzo di vocaboli fonosimbolici: cadenzato, gora, sciabordare, lavandare (questi ultimi due rimano internamente al v. 5), tonfi spessi, lunghe cantilene. Infine la quartina* (vv. 7-10) rovescia l’ordine sensoriale, registrando prima i dati uditivi e poi quelli visivi, e accentua al contempo il tono cantilenante, tipico dei canti popolari.

Nel complesso tutta la poesia acquista, grazie alle figure retoriche sintattiche e foniche, un andamento lento che sembra riprodurre la ripetitività monotona e un po’ stanca del lavoro delle lavandaie: la presenza di enjambement*(pare / dimenticato, vv. 2-3), chiasmi* (tonfi spessi e lunghe cantilene, v. 6; Il vento soffia e nevica la frasca, v. 7), allitterazioni* (in r e t: resta… aratro, v. 2; torni… partisti… rimasta, vv. 8-9; in l e n: lunghe cantilene, v. 6; in s e f: soffia… frasca, v. 7), assonanze* (aratro… dimenticato, vv. 2-3; frasca… rimasta, vv. 7-9) e termini onomatopeici* (sciabordare, v. 5; tonfi, v. 6) alimenta quell’atmosfera di evocazione e sospensione emotiva tipica dell’arte pascoliana.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Attribuisci un breve titolo a ciascuna delle tre strofe del testo.



Strofa 1


Strofa 2


Strofa 3



2 Descrivi il paesaggio tratteggiato dal poeta.

ANALIZZARE

3 Fornisci lo schema delle rime.


4 Quali sono le caratteristiche del registro lessicale della poesia?


5 Individua nel testo i termini tecnici che si riferiscono all’ambito agricolo.


6 Inserisci nella tabella i vocaboli collegati alla sfera visiva e a quella uditiva.


Sfera visiva
Sfera uditiva




















INTERPRETARE

7 Rintraccia la similitudine presente nel testo e spiega perché essa fornisce la chiave interpretativa dell’immagine iniziale della poesia.


Al cuore della letteratura - volume 5
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Il secondo Ottocento