La denuncia dei vizi di un’intera classe sociale (è significativo, in tal senso, che al v. 61 si passi temporaneamente dalla seconda persona singolare alla seconda plurale) non è in contrasto con la base classicistica della poesia pariniana. L’adesione alle tesi illuministiche e la dimensione di impegno civile che l’autore attribuisce al proprio lavoro vanno di pari passo con la sua ricerca di uno stile elevato e del decoro formale tipico dei classici latini su cui Parini si era formato.
Qui, per esempio, lo stile del passo è sostenuto, oltre che da un lessico prezioso e aulico, ricco di latinismi (convien, 64; producesti, v. 67; tede, v. 76; anguicrinite, v. 76, e così via), anche dal ricorso a una cospicua serie di figure retoriche. Si trovano artifici fonosimbolici*, come la fitta successione di accenti e di parole brevi (quasi tutte di due sillabe) del v. 42, va col bue lento innanzi al campo, e scuote, con cui il poeta «fa quasi sentire la cadenza dei tardi passi del bue» (Pinelli); o come i «cadenzati effetti sonori» (Ferroni) del v. 74, dall’uno all’altro mar rimbombar feo, che riproducono il rimbombo del carro di Plutone. Si trovano anafore* (Allora, vv. 37 e 46, a sottolineare l’accordo tra la vita dei lavoratori e i ritmi della natura; A voi […] a voi, v. 61, con un chiaro valore ironico nei confronti di quella celeste prole e di quel concilio di Semidei rappresentati dall’oziosa nobiltà settecentesca). Compaiono, ancora, numerosi enjambement* (come quello tra i vv. 49 e 50, inquieto / ricco, che introduce un ulteriore motivo di critica sociale); ipallagi* (i nascenti del Sol raggi, v. 45; al lume / dell’incerto crepuscolo, vv. 57-58); sineddochi* (male
agiate piume, v. 59); metonimie* (papaveri tenaci, v. 91; il mio legno, v. 99); metafore* (la stessa espressione sciorre il mio legno, v. 99, che assimila la poesia alla navigazione). Sul piano sintattico, infine, si trovano i consueti, numerosissimi iperbati*, che contribuiscono a innalzare il tono dell’opera.