L’abate e la duchessa
«Ho dovuto disfarmi dell’abate Parini, a cagione d’una scenata che mi fece...»
È uno dei Trasformati, l’abate Soresi, a far sì che Parini entri nel 1754 come precettore nella casa del duca Gabrio Serbelloni. In realtà, però, a scegliere il giovane abate (come nel Settecento si chiamavano i sacerdoti-intellettuali) è la moglie del nobile, la duchessa Maria Vittoria Ottoboni Boncompagni, di cui Parini è un devoto ammiratore.
Una nobildonna colta e raffinata
Esponente dell’aristocrazia romana e nipote di papa Benedetto XIV, Maria Vittoria aveva sposato il duca nel 1741. Mentre lei è una donna socievole e aperta, lui è un individuo burbero e chiuso, tanto che il suo motto pare fosse “Esigere tutto dagli altri e non fare nulla per loro”. Diversamente dal marito, inoltre, Maria Vittoria è una donna colta e raffinata, amante del teatro e della letteratura (in particolare di quella francese) e animatrice dei salotti culturali più vivaci dell’epoca: a Milano, nel palazzo di Corsia dei Servi, e nelle ville di Gorgonzola e Bellagio (sul lago di Como).
La gelosia di Verri
Lo stesso anno in cui Parini viene assunto per fare da precettore ai quattro figli maschi dei Serbelloni (e in particolare al primogenito di dieci anni, Gian Galeazzo), la duchessa Maria Vittoria si lega sentimentalmente al venticinquenne Pietro Verri (nata nel 1721, la donna aveva all’epoca trentadue anni). Nonostante Verri condivida le critiche di Parini alle mollezze e al lusso sfrenato dell’aristocrazia milanese, è vivamente geloso del tempo e della stima che la duchessa riserva al giovane abate. Scriverà lo scrittore scapigliato Giuseppe Rovani (1818-1874) nel suo romanzo Cento anni: «Parini e Verri si stimavano vicendevolmente, ma si temevano forse più di quello che si amassero». Uno dei motivi di questo reciproco timore è proprio Maria Vittoria.
L’episodio del licenziamento
La nobildonna si separerà dal marito nel 1756, per vivere apertamente la relazione con Verri. In occasione della morte di Maria Vittoria, avvenuta nel 1790, l’intellettuale illuminista scriverà: «Fu donna di animo fermo e buono e aveva lo spirito corredato da una assai vasta lettura». Un giudizio che un episodio riguardante Parini sembra a un tempo confermare (per quanto riguarda la fermezza) e smentire (per quanto attiene alla bontà d’animo). Un giorno dell’autunno del 1762, nella villa di Gorgonzola, Maria Vittoria perde la pazienza con la figlia del maestro di musica Sammartini, che era sua ospite: alla ragazza, che voleva tornare a tutti i costi in città, la duchessa dà due schiaffi. Parini non tollera il gesto, protesta vibratamente, pianta in asso la nobildonna e i suoi figli, offrendosi di riaccompagnare la figlia di Sammartini a Milano. Verrà licenziato in tronco. «Ho dovuto disfarmi dell’abate Parini, a cagione d’una scenata che mi fece a Gorgonzola», scriverà lei. Lui si rifà pubblicando, l’anno dopo,
Il Mattino, in cui mette alla berlina i comportamenti dell’aristocrazia milanese che aveva conosciuto bene proprio in casa Serbelloni.