15 stesso mi addita in qualche virtuosa persona i mezzi coi quali la virtù a codeste
corruttele13 resiste, ond’io da questo libro raccolgo, rivolgendolo14 sempre, e meditandovi,
in qualunque circostanza, od azione della vita mi trovi, quanto è assolutamente
necessario che si sappia da chi vuole con qualche lode esercitare questa mia
professione. Il secondo poi, il libro cioè del Teatro, mentre io lo vo maneggiando,
20 mi fa conoscere con quali colori si debban rappresentare sulle scene i caratteri, le
passioni, gli avvenimenti, che nel libro del Mondo si leggono; come si debba ombreggiarli
per dar loro un maggiore rilievo, e quali sien quelle tinte, che più li rendon
grati agli occhi dilicati de’ spettatori. Imparo insomma dal Teatro a distinguere
ciò, ch’è più atto a far impressione sugli animi, a destar la maraviglia, od il riso, o
25 quel tal dilettevol solletico15 nell’uman cuore, che nasce principalmente dal trovar
nella commedia che ascoltasi effigiati al naturale,16 e posti con buon garbo nel loro
punto di vista i difetti,17 e ’l ridicolo che trovasi in chi tuttogiorno si pratica,18 in
modo però, che non urti troppo offendendo.
Ho appreso pur19 dal Teatro, e lo apprendo tuttavia all’occasione20 delle mie
30 stesse commedie il gusto particolare della nostra nazione, per cui precisamente io
debbo scrivere, diverso in ben molte cose da quello dell’altre. Ho osservato alle volte
riscuoter grandissimi encomi alcune cosarelle da me prima avute in niun conto,
altre riportarne pochissima lode, e talvolta eziandio21 qualche critica, dalle quali
non ordinario applauso io mi era sperato; dacché22 ho imparato, volendo render
35 utili le mie commedie, a regolar talvolta il mio gusto su quello dell’universale,23 a
cui deggio24 principalmente servire, senza mettermi in pena delle dicerie di alcuni
o ignoranti o indiscreti, e difficili, i quali pretendono di dar la legge al gusto25 di
tutto un popolo, di tutta una nazione, e fors’anche di tutto il mondo, e di tutti i
secoli colla lor sola testa, non riflettendo, che in certe particolarità non integranti26
40 i gusti possono impunemente cambiarsi, e convien lasciarne padrone il popolo
egualmente che delle mode del vestire, e de’ linguaggi.
[…]
Ecco quanto ho io appreso da’ miei due gran libri, Mondo e Teatro. Le mie
commedie sono principalmente regolate, o almeno ho creduto di regolarle, coi
precetti che in essi due libri ho trovati scritti: libri per altro, che soli certamente furono
45 studiati dagli stessi primi autori27 di tal genere di poesia, e che daran sempre
a chiunque le vere lezioni di quest’arte. La natura è una universale e sicura maestra
a chi la osserva. «Quanto si rappresenta sul teatro (scrive un illustre autore)28 non
deve essere se non la copia di quanto accade nel mondo. La commedia, soggiunge,
allora è quale esser deve quando ci pare di essere in una compagnia del vicinato, o
50 in una familiar conversazione, allorché siamo realmente al teatro,29 e quando non
vi si vede se non ciò che si vede tuttogiorno nel mondo. Menandro,30 segue a dire,