Al cuore della letteratura - volume 3

Il Seicento – L'opera: Amleto

 T5 

Essere… o non essere

Atto III, scena I


A corte c’è molta preoccupazione per gli strani atteggiamenti di Amleto; per questo motivo tutti lo osservano, tentando di comprendere le segrete ragioni del suo bizzarro comportamento. In questo brano si trova quello che è forse il più celebre monologo nella storia del teatro, oltre che un colloquio tra Amleto e Ofelia particolarmente significativo ai fini dell’evoluzione drammatica.

RE Voi pure, dolce Gertrude, andate.
Abbiamo segretamente chiamato Amleto
perché s’incontri qui con Ofelia,
come per un caso. Il di lei padre e io
5 – legittime spie – faremo in modo che,
vedendo non veduti,
potremo giudicare dell’incontro
e dedurre dal suo contegno
s’è per lo struggimento del suo amore,
10 o per altro che soffre.
REGINA Vi obbedisco,
auguro a te Ofelia che le smanie
di Amleto vengano dalla tua bellezza;
e spero per l’onore di tutti e due
15 che le tue virtù lo riportino sulla buona via.
OFELIA Mia sovrana, vorrei che così fosse. (esce la regina)
POLONIO Ofelia, cammina qui. – Ed ora, se piace
alla Vostra Grazia,1 ci metteremo qui dietro.
– Leggi questo libro, è un atteggiamento
20 di devozione che darà colore alla tua solitudine.2
Purtroppo accade a tutti noi
(è troppo comune esperienza), che con pii gesti
e volti pieni d’unzione3 diamo uno zuccherino
anche al demonio.4
25 RE (a parte) Ahi, è fin troppo vero.
Che dolorosa frustata alla mia coscienza!
Sotto gli artifici delle parole il mio atto5
è un volto vizzo di sgualdrina, soccorso
dai belletti.6 Che pesante fardello!
30 POLONIO Eccolo, mio signore; nascondiamoci.
Escono il re e Polonio

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Entra Amleto
AMLETO Essere… o non essere. È il problema.
Se sia meglio per l’anima soffrire
35 oltraggi di fortuna, sassi e dardi,7
o prender l’armi contro questi guai
e opporvisi e distruggerli. Morire,
dormire… nulla più. E dirsi così
con un sonno che noi mettiamo fine
40 al crepacuore ed alle mille ingiurie
naturali, retaggio della carne!8
Questa è la consunzione9 da invocare
devotamente. Morire, dormire;
dormire, sognar forse… Forse; e qui
45 è l’incaglio:10 che sogni sopravvengano
dopo che ci si strappa dal tumulto
della vita mortale, ecco il riguardo11
che ci arresta e che induce la sciagura
a durar tanto12 anch’essa. E chi vorrebbe
50 sopportare i malanni e le frustate
dei tempi, l’oppressione dei tiranni,
le contumelie13 dell’orgoglio, e pungoli
d’amor sprezzato14 e remore di leggi,15
arroganza dall’alto16 e derisione
55 degl’indegni sul merito paziente,17
chi lo potrebbe mai se uno può darsi
quietanza col filo d’un pugnale?18
Chi vorrebbe sudare e bestemmiare
spossato, sotto il peso della vita,
60 se non fosse l’angoscia del paese
dopo la morte,19 da cui mai nessuno
è tornato, a confonderci il volere20
ed a farci indurire21 ai mali d’oggi
piuttosto che volare a mali ignoti?
65 La coscienza, così, fa tutti vili,
così il colore della decisione
al riflesso del dubbio si corrompe
e le imprese più alte e che più contano
si disviano,22 perdono anche il nome

 >> pag. 175 

70 dell’azione. Ma zitto! Ora la bella
Ofelia s’avvicina. – Possa tu,
Ninfa,23 nelle preghiere ricordare
i miei peccati.
OFELIA Mio buon signore, come, è stato
75 Vostro Onore24 in questi lunghi giorni?
AMLETO Vi ringrazio umilmente. Bene, bene, bene.
OFELIA Mio signore, ho dei ricordi25 vostri
che a lungo ho desiderato restituirvi.
Vi prego di accettarli.
80 AMLETO No, non io,
non v’ho mai dato niente.
OFELIA Lo sapete bene, mio onorato signore;
e insieme con essi un soffio di dolci parole26
che li rendevano più preziosi. Svanito quel loro profumo,
85 riprendeteli pure. Per un animo nobile,
i doni ricchi si fanno poveri27 quando i donatori
si mostrano crudeli. Eccoli, mio signore.
AMLETO Ah, ah! Voi siete onesta?
OFELIA Mio signore?28
90 AMLETO Siete bella?
OFELIA Che cosa vuol dire Vostro Onore?
AMLETO Che se voi siete onesta e bella, la vostra onestà non dovrebbe permettere
discorsi con la vostra bellezza.29
OFELIA Ci potrebbe essere miglior rapporto di quello tra la bellezza e l’onestà?
95 AMLETO Certo: perché la bellezza farà dell’onestà una ruffiana, piuttosto che avvenga
il contrario, che la bellezza possa indurre l’altra a somigliarle:30 pareva un
paradosso, una volta, ma ora i fatti lo provano. Io vi amavo un tempo.
OFELIA In verità, mio signore, me l’avete fatto credere.
AMLETO Non avreste dovuto crederlo. La virtù non può innestarsi nel nostro vecchio
100 ceppo fino al punto che questo dimentichi le sue inclinazioni.31 Io non vi amavo.
OFELIA Fui dunque tanto più ingannata.
AMLETO Chiuditi in un convento: vorresti diventare un’allevatrice32 di peccatori?
Anch’io sono onesto – press’a poco – eppure potrei accusarmi di cose tali che mia
madre avrebbe fatto meglio a non mettermi al mondo. Sono orgoglioso, vendicativo,
105 ambizioso; ho più peccati sottomano che pensieri in cui versarli, fantasia per

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dar loro forma o tempo per compierli. Perché gente come me deve starsene qui
a strisciare fra cielo e terra? Siamo tutti dei furboni: non prestare fede a nessuno.
Va’, vattene in un convento. Dov’è tuo padre?
OFELIA A casa, mio signore.
110 AMLETO Procura che le porte siano ben chiuse su di lui e non possa fare lo stupido33
altro che in casa sua. Addio.
OFELIA Aiutatelo, cieli!
AMLETO Se ti sposi, ti do in dote questa peste:34 sii pur casta come il ghiaccio, pura
come la neve, non sfuggirai alla calunnia. Va’, va’. O se proprio vuoi sposarti,
115 sposa un gonzo,35 perché gli uomini che capiscono sanno bene che mostri voi
fate di loro. Va’ dunque, nasconditi in un convento, e presto, anche! Addio.
OFELIA Guaritelo voi, potenze del Cielo!
AMLETO Li conosco i vostri cosmetici,36 li conosco. Dio vi ha dato un viso e voi ve
ne fate un altro; voi ballate, saltabeccate,37 balbettate leziosamente38 per immiserire
120 le creature di Dio39 e siete tutta sfrontatezza e ignoranza. Va’, ne ho
abbastanza! M’avete fatto impazzire!40 Non ci saranno più matrimoni; quelli
che si sono già sposati, vivano pure, meno uno;41 gli altri stiano come sono e tu
va’, chiuditi in un convento.
Esce
125 OFELIA Oh il nobile spirito che va in rovina!
Occhio, lingua e spada
di cortigiano, di soldato, di dotto;42
la speranza e il fiore43 del nostro regno;
lo specchio della moda e il modello delle forme,44
130 segnato a dito da tanti ammiratori,
ormai caduto, finito!
Ed io la più infelice e derelitta45 delle fidanzate,
io, che ho succhiato il miele delle sue flautate cortesie,46
devo vedere quella sua mente sovrana
135 dare un suono stridulo e stonato
di campana guasta, quella ineguagliabile figura
fiorente di giovinezza così sconvolta dal delirio.
Oh, me sciagurata, per ciò che ho veduto,
per ciò che mi tocca vedere!

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      Dentro il testo

I contenuti tematici

A corte sono tutti preoccupati della condizione psicologica di Amleto: i compagni di università Rosencrantz e Guildenstern (che compaiono nella parte immediatamente precedente della scena qui antologizzata) per amicizia; la madre per affetto; il re per timore che il suo delitto venga scoperto. Claudio è infatti consapevole della propria colpa e dell’ipocrisia con cui la maschera, come emerge dalla battuta pronunciata “a parte” ai vv. 25-29. C’è infine Ofelia, ansiosa della sorte di Amleto per amore: l’amore che lui le aveva promesso e che ora invece sembra deciso a negarle. Ofelia è la vera eroina tragica, emarginata senza colpa dal cuore di colui al quale si era votata. Il suo soliloquio (vv. 125-139) esprime in modo drammatico lo sconcerto e la disperazione per la rovina del nobile spirito (v. 125) del principe di Danimarca.

Il monologo di Amleto esprime il tormento interiore del personaggio. Egli si chiede se sia meglio vivere o morire (Essere… o non essere, v. 33): con la morte, infatti, cesserebbero le sofferenze terrene, e all’ansia subentrerebbe un sonno eterno; ma chi garantisce che tale sonno non sia pieno di incubi, e che dunque l’esistenza dopo la morte non sia peggiore della vita stessa? Frenato da tale dubbio, Amleto non ha il coraggio di suicidarsi, anche se è consumato dall’angoscia: è la condizione personale del personaggio, ma anche – sembra dire Shakespeare – quella di tutti gli esseri umani (La coscienza, così, fa tutti vili / così il colore della decisione / al riflesso del dubbio si corrompe, vv. 65-67). La meditazione del protagonista sui dolori che caratterizzano l’esistenza, in altre parole, trascende la sua situazione contingente per assumere un significato di portata universale.

Nelle parole di Amleto si delinea il ritratto di un personaggio dominato da una visione pessimistica della vita. Egli ritiene il dolore una dimensione necessariamente connessa all’esistenza umana; non manifesta alcuna fede nei valori della giustizia e della bellezza; prova, di fronte alla prospettiva dell’azione, una sorta di rigetto, convinto com’è che essa non possa mutare la sostanza eterna delle cose. Amleto appare dunque come «un antieroe malinconico e raziocinante» (Terreni), convinto – come si è espresso, a proposito della sua figura, il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche nel celebre saggio La morte della tragedia (1873) – che «la conoscenza uccide l’azione» e che «per agire occorre essere avvolti nell’illusione».

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      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Perché il re si riferisce a sé stesso e a Polonio con l’espressione legittime spie (v. 5)?


2 Completa la tabella elencando i mali che Amleto associa alla vita umana e parafrasandoli poi in un linguaggio più attuale.


Testo di Shakespeare
Parafrasi
oltraggi di fortuna

i colpi di un destino avverso














3 A chi si riferisce Ofelia quando parla di un animo nobile (v. 85)?

ANALIZZARE

4 La frase Essere… o non essere (v. 33) costituisce una figura retorica di significato. Quale?


5 Rintraccia nel monologo di Amleto tutti i vocaboli (sostantivi, aggettivi, avverbi, verbi) che esprimono dubbio e incertezza.


6 Quale figura retorica si trova nell’espressione, pronunciata da Ofelia in riferimento ad Amleto, il miele delle sue flautate cortesie (v. 133)? Quale aspetto del protagonista evidenzia?

INTERPRETARE

7 A tuo avviso, nel suo monologo Amleto riflette sulla condizione umana in una prospettiva laica oppure in base a una visione religiosa? Rispondi motivando il tuo parere.


8 Quale effetto espressivo sortisce, nel soliloquio di Amleto, il ricorso ai puntini di sospensione?


9 Ti sembra che Ofelia sia ancora innamorata di Amleto oppure no? Da quali elementi lo deduci?


CONSONANZE
DISSONANZE

Essere o non essere di Aldo Palazzeschi

Anche il tragico dilemma amletico può trasformarsi in oggetto di divertimento. È ciò che accade in una poesia di Aldo Palazzeschi (pseudonimo di Aldo Giurlani, 1885-1974), il quale – dinanzi al dubbio se essere o apparire, vivere o morire – afferma, con immediata ma non frivola leggerezza, la gioia di esistere e la necessità di saper ridere delle nostre inquietudini. Lungi dallo sposare la dolente filosofia del principe shakespeariano, il poeta, che scrive questi versi quando ha superato gli ottant’anni, invita sé stesso e i lettori a non perdere mai il vitalismo e l’ingenuità fanciullesca. Il testo è tratto dalla raccolta Cuor mio (1968).


« Oggi pensavo a te
noiosissimo Amleto
che combinasti tante fesserie
dopo aver perduto il bandolo
del vivere concreto
in questo mondo
dove ci dibattiamo
inutilmente
qualche volta con gioia
e non di rado con malinconia
per sapere che siamo
e vivere che sia.
Oggi è giornata bella
per me
tutto color di rosa
intorno:
il trionfo dell’allegria.
Quando mi sento
lieto e soddisfatto
ti rispondo:
“sono”
senz’altro. »

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Il Seicento e il Settecento