Il potere

Il Seicento – L'autore: William Shakespeare

 T2 

Gli occhi della mia donna non sono come il sole

I sonetti, 130


Della vasta produzione lirica shakespeariana presentiamo un sonetto particolare, in cui il poeta abbandona le immagini convenzionali per parlare della donna amata con un registro più colloquiale e realistico. La figura femminile a cui il testo fa riferimento è la dark lady destinataria di un cospicuo numero di sonetti.


METRO L’originale inglese è un sonetto elisabettiano, composto da 14 pentametri giambici disposti in 3 quartine a rima alternata e un distico finale a rima baciata.

        Gli occhi della mia donna non sono come il sole;
        il corallo è assai più rosso del rosso delle sue labbra;
        se la neve è bianca, allora i suoi seni sono bigi;
4     se i capelli sono crini, neri crini crescono sul suo capo.

        Ho visto rose damascate, rosse e bianche,
        ma tali rose non le vedo sulle guance;
        e in certi profumi c’è maggior delizia
8     che non nel fiato che la mia donna esala.

        Amo sentirla parlare, eppure so
        che la musica ha un suono molto più gradito.
        Ammetto di non aver mai veduto incedere una dea,
12   ma la mia donna camminando calca la terra.

        Eppure, per il cielo, credo il mio amore tanto raro
        quanto qualsiasi donna travisata da falsi paragoni.

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Nella tradizione lirica del Petrarchismo le immagini con cui i poeti si riferivano all’amata erano piuttosto stereotipate, ripetendosi spesso uguali a sé stesse da un autore all’altro, di componimento in componimento. Gli occhi, per la loro luminosità, erano paragonati al sole; le labbra, per il colore rosso vivo, al corallo; la carnagione, per il suo biancore, alla neve; i capelli, sempre biondi (come quelli della Laura del Canzoniere), a fili d’oro; le guance, per il loro colorito rosato, alle rose; l’alito, per il suo profumo, a essenze preziose; la voce, per la gradevole armoniosità, alle migliori melodie musicali; l’incedere a quello di una dea che non calpesta la terra, ma si muove quasi levitando (si ricordi la donna angelicata della poesia stilnovista). Ebbene, qui il poeta dichiara il proprio amo re raro (v. 13), cioè straordinario ed eccezionale, proprio negando tutti questi paragoni inconsistenti (falsi paragoni, v. 14) e ritraendo una realtà assai prosaica, ben lontana da quella idealizzata della lirica tradizionale.

 >> pag. 157 

Le scelte stilistiche

Dal punto di vista retorico, il ribaltamento delle immagini proprie della poesia amorosa è ottenuto tramite il costante rovesciamento delle similitudini* e delle metafore* del repertorio poetico convenzionale. Da qui l’insistenza delle negazioni (non, vv. 1, 6, 8 e 11) e la frequenza di connettivi con valore avversativo (allora, v. 3; ma, vv. 6 e 12; eppure, vv. 9 e 13).
Nel superare la consueta rappresentazione della figura femminile, inoltre, Shakespeare si rapporta alla tradizione – e al potere falsificante della letteratura – attraverso lo strumento dell’ironia. Il tono si fa però più serio negli ultimi due versi, nei quali l’autore afferma in positivo, senza più ricorrere a paragoni negativi, il proprio amore per la dark lady.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Riassumi il contenuto del testo in 5 righe.

ANALIZZARE

2 Quali ambiti sensoriali vengono richiamati dal poeta attraverso le immagini e i paragoni presentati? Completa la seguente tabella indicando i versi in cui l’attenzione è focalizzata sui diversi sensi.

 
 
Vista
 
Olfatto
 
Udito
 

INTERPRETARE

3 Dal testo emerge un sentimento amoroso appagato o frustrato? Spiega perché.


4 Ti sembra che, nonostante l’autore rifiuti i paragoni convenzionali, il sonetto contenga comunque una lode della donna? Argomenta la tua risposta.

PRODURRE

5 Confronta le scelte lessicali e il registro stilistico di questo sonetto con quelli del brano tratto da Romeo e Giulietta► T1, p. 148) ed evidenzia le principali differenze, offrendo opportuni esempi tratti dai testi, in un elaborato di circa 30 righe.


Il potere

Il secondo grande tema che attraversa l’universo shakespeariano riguarda le ragioni più profonde dell’agire umano, spesso legate alla dimensione del potere.
Anche in questo caso l’autore si pone al crocevia tra i residui del mondo medievale, dominato dalla concezione di un destino umano governato dall’influenza divina, e l’emergere della mentalità moderna, prepotentemente caratterizzata dalla ricerca dell’autonomia dell’individuo. Shakespeare affronta questo nodo con una scrittura poetica estremamente problematica, che non risolve le contraddizioni né prende apertamente posizione per l’una o per l’altra delle visioni del mondo coinvolte. La sua è una prospettiva inclusiva, totale, derivante dalla capacità di trattare il tema in modo straordinariamente maturo e con un approccio universale.

Shakespeare affronta il tema del potere fin dalle prime opere: la tragedia Tito Andronico, per esempio, è una storia di vendetta e morte in un Impero romano dilaniato dalle lotte per l’ascesa al trono. Ma l’argomento, trattato nei suoi diversi aspetti (la conquista del potere, la sua conservazione, il modo di esercitarlo, i motivi per cui lo si perde), è centrale in tutte le sue tragedie. È forse il motore principale delle azioni umane, variamente declinato attraverso le epoche in cui sono ambientate le vicende (dall’età classica a quella medievale raccontata dalla tradizione cronachistica): Antonio pensa che il potere dipenda esclusivamente dalla sua persona e non dall’istituzione (l’Impero romano) che glielo ha affidato; Riccardo II crede che il titolo di re per diritto divino gli garantisca l’obbedienza dei sudditi; Riccardo III, spinto dalla propria ambizione, pensa di poter ottenere tutto quello che vuole; re Lear è convinto che, anche dopo aver ceduto il regno alle figlie, il suo rango continuerà a garantirgli un potere illimitato, ma pagherà tale convinzione con la follia e la morte; Otello è un generale valoroso, ma si circonda di consiglieri infidi come Iago; Amleto, infine, non possiede una saldezza psicologica sufficiente per affrontare le responsabilità del potere.

 >> pag. 158 

Shakespeare riesce a mettere in luce i molteplici aspetti del potere, consapevole del fatto che non esiste un’unica modalità con cui esso si manifesta. Su tali meccanismi si è soffermato lo studioso tedesco Ekkehart Krippendorff, parlando del potere che emerge dai drammi shakespeariani come di una «pratica di pure tecniche di dominio»: il mezzo per il compimento, spesso tragico, di pulsioni individuali quali l’orgoglio o l’ambizione.

Pochi sono i personaggi che sanno mantenere con successo il potere; tra questi va ricordato un vero e proprio “eroe nazionale” della tradizione storiografica e letteraria inglese, Enrico V, sovrano d’Inghilterra dal 1413 al 1422, celebrato per le sue capacità militari e politiche e in particolare per la vittoria di Azincourt contro la Francia (1415). Dopo una giovinezza dissoluta, Enrico V consegue tutte le virtù regali e cavalleresche degne di un sovrano ideale. Si tratta tuttavia di un caso atipico, al punto che il dramma si conclude con un lieto fine (il matrimonio tra il re e la cugina Caterina), fatto inconsueto per una tragedia.

 T3 

Dichiarazioni di amore filiale

Re Lear, atto I, scena I


Riportiamo la scena iniziale di Re Lear , quella della spartizione del regno. Prima di decidere per la divisione del potere tra le sue tre figlie, il sovrano intende assicurarsi del loro affetto.

LEAR Nel frattempo, esporremo1 i nostri più segreti propositi. Datemi quella mappa.
Sappiate, dunque, che abbiamo diviso il nostro regno in tre parti; ed è nostra
ferma intenzione di scuoter dalle nostre vecchie spalle tutte le cure e tutte le faccende
di stato, per affidarle a forze più giovani, nel mentre che noi, liberati dal
5 fardello, ci trascineremo verso la morte. Figliuol nostro di Cornovaglia, e anche
te, non meno caro figliuolo d’Albania,2 è venuta l’ora in cui è nostra inalterabile
volontà di proclamar pubblicamente l’ammontare della dote delle nostre figliuole,
così che fin d’ora possa essere prevenuta qualsiasi ragione per future contese. I
principi di Francia e Borgogna, illustri rivali nell’amore della nostra figliuola più
10 giovane, hanno soggiornato ormai da lungo tempo alla nostra corte per farvi la

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loro richiesta d’amore, e debbono pur avere una risposta.3 Ordunque, figliuole
– dal momento che proprio oggi intendiamo spogliarci insieme e del governo, e
d’ogni possedimento territoriale, e d’ogni cura dello stato – quale fra voi diremo
che ci porta affetto maggiore? Rispondetemi, in modo che possiamo estendere la
15 nostra generosità fin là dove la reclamano, a un tempo, e la nascita e il merito.
Goneril, parla tu per prima, che per prima sei nata.
GONERIL Signore, io v’amo più di quanto possa esprimerlo a parole; voi mi siete
più caro e della vista e dello spazio e della libertà, e più di qualsiasi cosa che si
debba valutare rara e preziosa; e insomma non meno della vita, quando si sia in
20 grazia di Dio, in buona salute, e s’abbia bellezza e onore; vi amo più di quanto
un figliuolo non abbia mai amato il proprio padre, o di quanto mai un padre
sentì d’essere amato; di un amore, insomma, tale da rendere povero il respiro
e incapace la parola, e superiore a tutti questi modi così straordinari d’amare.
CORDELIA (a parte) Che potrà mai dir Cordelia? Dovrà amare e tacere.
25 LEAR Di tutto quel che si trova entro questi confini, da questa linea a quest’altra,
con ombrose foreste e fertili campagne, fiumi ricchi d’acque ed estese praterie,
di tutto questo ti rendiamo signora: e sia goduto in perpetuo4 dalla discendenza
tua e d’Albania. E che dice la nostra seconda figliuola, la nostra dilettissima
Regan, sposa a Cornovaglia?
30 REGAN Son fatta dello stesso metallo che la sorella mia, e mi penso di dover esser
valutata quanto lei. E sento nel profondo del mio cuore che le sue parole s’adattano
perfettamente a esprimere anche l’amor mio, non fosse ch’ella rimane un
poco indietro: perch’io mi professo nemica di tutte l’altre gioie che anche il più
delicato affinamento dei sensi riesce a far provare, e so ritrovare la piena felicità
35 soltanto nell’amore da portarsi alla cara altezza vostra.
CORDELIA (a parte) Che può seguirne, povera Cordelia? Eppure non dovrei preoccuparmi,
sicura come sono che l’amor mio pesa più che la mia lingua.
LEAR A te e alla tua discendenza rimanga per sempre in eredità questo ampio terzo
del nostro bel regno, che per spazio e valore non è da meno che quello assegnato
40 a Goneril. Ed ora a te, mia diletta. Ultima, ma non certo ultima nel nostro affetto,
nel cui amore s’interessano a gara le viti di Francia e il latte di Borgogna.5
Che sai dir tu, per strappar dalle nostre mani un terzo anche più opulento che
quello delle tue sorelle? Parla.
CORDELIA Nulla, mio signore.
45 LEAR Nulla?
CORDELIA Nulla.
LEAR Il nulla verrà fuori dal nulla. Di’ ancora qualche cosa.
CORDELIA Infelice ch’io mi sono, non riesco a sollevare il mio cuore tanto alto quanto
la mia bocca:6 amo la maestà vostra per quanto m’obbliga il mio dovere
50 filiale: né più, né meno.
LEAR Ebbene, Cordelia! cerca di correggere qualche poco le tue parole così che tu
non debba danneggiare la tua fortuna!

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CORDELIA Mio buon signore, voi mi avete generata, mi avete allevata e mi avete amata:
ed io vi corrispondo di rimando7 con tutti quegli obblighi che si convengono
55 a una figlia, epperò8 vi obbedisco, vi amo, e vi onoro sopra tutti gli altri.
Perché han tolto9 marito le mie sorelle, dal momento che, come dicono esse
stesse, il loro amore è tutto per voi? Quand’io mi sposerò, se mai dovrà accadere,
quell’uomo la cui mano riceverà il pegno della mia fede10 avrà diritto a
toglier con sé metà del mio amore, e metà delle mie cure e dei miei doveri: e
60 certamente non avverrà ch’io mi mariti al modo che le mie sorelle, per serbare
tutt’intero l’amor mio soltanto a mio padre.
LEAR Hai messo davvero il tuo cuore, in quel che hai detto?
CORDELIA Sì, mio buon signore.
LEAR Tanto giovane e tanto, per contro, poco tenera?
65 CORDELIA Tanto giovane, mio signore, quanto sincera.
LEAR E così sia. Abbiti la sincerità per tutta dote! Che, per lo splendore sacro del
sole, per i misteri di Ecate11 e della notte, per l’influsso astrologico delle sfere12
grazie al quale noi esistiamo e cessiamo di esistere, io sconfesso in questo punto
ogni mia cura paterna, ogni vincolo ed ogni affinità di sangue con te, e a partire
70 da questo istante ti terrò per sempre straniera al mio cuore ed a me. Il barbaro
scita, ovvero colui che sazia la propria fame con la sua stessa progenie,13 potrà
vantare l’affetto del mio cuore, e potrà trovarvi e compassione e soccorso, quanto
ne troverai tu, che un tempo fosti mia figlia.
KENT14 Mio buon sovrano…
75 LEAR Zitto, Kent. Non venirti a mettere fra il drago e la sua furia.15 L’amavo sopra
ogni altra cosa, e mi pensavo di affidare il riposo dei miei ultimi giorni alle sue
cure amorose. Vattene via di qui, e sparisci per sempre dalla mia vista. Ch’io
possa ritrovare la mia pace soltanto nella tomba, per quant’è vero che qui tolgo
da lei il cuore e l’affetto di suo padre! Chiamate Francia! Suvvia, non si muove
80 nessuno? Chiamate Borgogna! Cornovaglia e Albania, s’incorpori l’ultimo terzo
alle doti delle mie due figliuole. Vada pure sposa all’orgoglio, ch’ella chiama
bensì semplice schiettezza. Investo voi due, unitamente, di tutta la mia autorità,
della mia sovranità e di tutte le ampie prerogative che s’adunano attorno al
capo del re. Durante il periodo d’un mese, eleggeremo la nostra dimora presso
85 ciascuno di voi, secondo un turno regolare, e riservandoci una scorta di cento
cavalieri che dovranno essere mantenuti da voi. Terremo per noi soltanto il
nome di re e tutti gli onori che a quel nome son dovuti: il comando, le rendite e
il disbrigo di tutto il resto, figli diletti, sia per voi. Ed a conferma di tutto questo,
dividete fra voi questa corona.
90 KENT Nobile Lear, ch’io sempre ebbi a onorare qual mio sovrano, ad amare come
un padre, a seguire come un padrone, ed a cui ebbi sempre a rivolgermi come a
un santo protettore nelle mie preci…16

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LEAR L’arco è piegato e la corda è tesa: evita lo strale.17
KENT Sia scoccato, invece, pur se la sua punta forcuta debba penetrare nella regione
95 del mio cuore. Sia pure Kent scortese, quando Lear è matto. Che pretenderesti mai
di fare, vecchio? Credi forse che il dovere abbia paura di parlare quando l’autorità
s’inchina all’adulazione? L’onore è piuttosto costretto alla più nuda sincerità,
quando la maestà si mortifica fino alla follia. Richiama indietro la tua sentenza, e
dopo aver pesato le decisioni con miglior discernimento, frena codesta tua orribile
100 precipitazione. Del mio giudizio, risponda pure la mia vita: sappi dunque che
la più giovane tra le tue figliuole non è certo quella che t’ama di meno: né vuoto
è il cuore di quanti, con voce sommessa, non riverberano la menzogna.18
LEAR Kent, per la tua vita, non seguitare!
KENT Ho sempre considerato la mia vita soltanto una posta da rischiare contro i
105 nemici tuoi: né il perderla mi dà paura, quando ne vada della tua salvezza.
LEAR Scompari dalla mia vista!
KENT Cerca di vederci meglio, Lear: e procura ch’io resti ancora il punto della mira
del tuo occhio.
LEAR Ora, per Apollo…
110 KENT Ora, per Apollo, o re, è invano che tu giuri per i tuoi dèi.
LEAR Ahi, vassallo, miscredente! (pone mano alla spada)
ALBANIA E CORNOVAGLIA Diletto signore, fermatevi!
KENT Uccidi dunque il tuo medico e offri invece il tuo onorario al morbo crudele.
Chiedi indietro i tuoi doni, che altrimenti, fintanto che avrò fiato in gola, ti dirò
115 che mal ne hai disposto.
LEAR Odimi, rinnegato! Odimi, per il tuo dovere di suddito! Dal momento che hai
tentato di indurci a rompere i nostri voti – cosa che non abbiamo mai osato
fare prima d’ora – e, con inusitato orgoglio, d’interporti fra la nostra sentenza e
la nostra autorità, le quali cose non può ammetter la nostra natura né il nostro
120 grado, ci si avvalga del potere ch’è in nostra mano, e ti si dia quel che meriti.
Cinque giorni ti saranno accordati acciò provveda a metterti al riparo delle iatture19
che questo mondo ha in serbo per te: al sesto dì, fa’ che tu volga le tue
spalle esecrate20 al nostro regno. Che, se al decimo la tua carcassa esiliata21 si
trovi ancora entro i nostri confini, in quello stesso istante, per te, sarà decretata
125 la morte. Vattene, e per Giove, questa sentenza non sarà davvero richiamata
indietro!
KENT Sta bene, o re; addio! Dal momento che vuoi apparire in questa veste, vuol
dire che la libertà non vive più qui, e che al suo luogo alberga l’esilio. (a Cordelia)
Gli dèi ti prendano sotto la loro preziosa protezione, o fanciulla che pensi
130 secondo rettitudine, e che soprattutto secondo rettitudine hai parlato! (a Goneril
e a Regan
) Possano le vostre azioni dimostrar che le vostre molte parole erano
schiette, così che da parole d’amore possano scaturire de’ benefici effetti. E così,
o principi, Kent porge a voi tutti il suo saluto: egli manterrà il suo corso usato
anche in nuove contrade. (esce)

 >> pag. 162 

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Lear ha deciso di dividere il regno fra le tre figlie, in proporzione dell’affetto che ognuna nutre per lui; per questo motivo chiede loro in quale misura gli siano devote. Goneril e Regan ostentano un amore smisurato per il padre, e ottengono ciascuna un terzo del regno. Cordelia, incapace di simili, interessati attestati di affetto, risponde invece di amare il padre nel solo modo in cui il suo dovere richiede. Il vecchio re, adiratosi, divide allora tra le due sorelle maggiori anche la parte di regno che sarebbe spettata a lei. A campeggiare nella scena è proprio Cordelia: modesta, sincera e non disposta a calcoli meschini, la sua figura contrasta apertamente con quella delle sorelle, avide di dominio e di ricchezza. La figlia più giovane di Lear non ha dubbi circa i suoi autentici sentimenti verso il padre (Eppure non dovrei preoccuparmi, sicura come sono che l’amor mio pesa più che la mia lingua, rr. 36-37), ma non è capace di piegarli a miseri calcoli di potenza.

Re Lear, adirato, non intende quanto vero e profondo sia l’affetto di Cordelia verso di lui; egli diviene così non solo responsabile dell’infelicità della figlia più giovane, ma anche della propria sventura, manifestandosi drammaticamente inabile a «distinguere tra malvagità e bontà, e cooperante, nella sua colpevole ignoranza, al trionfo del male» (Praz). Invano il conte di Kent cerca di indurre il re a ragionare, difendendo Cordelia e i suoi diritti, e anche al fidato consigliere la sincerità procura una grave punizione: il bando dal regno. In Lear, dunque, alla cecità di padre corrisponde la cecità di sovrano, che non sa apprezzare la lealtà di un suo consigliere fedele, l’unico che ha il coraggio di criticare la sua decisione per amore non solo della verità, ma anche della stabilità del trono. Quello di Lear è insomma un potere miope, autoritario e autoreferenziale, incapace di tollerare le critiche e perciò destinato a distruggere sé stesso: la sua orgogliosa presunzione si esprime qui come mancanza di assennatezza e di senso della misura.

Le scelte stilistiche

I registri stilistici sono attentamente commisurati allo status e alla psicologia dei personaggi, contribuendo in modo determinante alla loro caratterizzazione. Il sovrano, sicuro di sé e della propria dignità regale, impiega un registro formale e solenne con il ricorso al plurale maiestatis (esporremo, r. 1; abbiamo diviso, r. 2). Goneril e Regan si esprimono invece in modo enfatico e iperbolico, giungendo a utilizzare formule che ricordano quelle di certa lirica amorosa (voi mi siete più caro e della vista e dello spazio e della libertà, e più di qualsiasi cosa che si debba valutare rara e preziosa, rr. 17-19; un amore […] tale da rendere povero il respiro e incapace la parola, rr. 22-23), con un’eloquenza che genera subito sospetti circa la verità dei sentimenti che proclamano. Il linguaggio di Cordelia è semplice e sobrio, e manifesta l’incapacità della giovane figlia – forse per pudore o per timore di non essere capita – di esprimere al padre la profondità del suo affetto (non riesco a sollevare il mio cuore tanto alto quanto la mia bocca, rr. 48- 49). Il discorso del fedele vassallo Kent, infine, è acceso, indignato e diretto (Sia pure Kent scortese, quando Lear è matto, r. 95), esprimendo la reazione istintiva all’ingiustizia di cui è testimone.

 >> pag. 163 

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Che cos’è il fardello di cui si parla alla r. 5?


2 Che cosa significa la frase Il nulla verrà fuori dal nulla (r. 47)?


3 Con quali argomenti Cordelia prende le distanze da quanto è stato detto dalle sue sorelle?


4 Che cosa vuol dire l’espressione Abbiti la sincerità per tutta dote (r. 66)?


5 In che modo il re interpreta la sincerità di Cordelia?

ANALIZZARE

6 Individua le similitudini e le metafore utilizzate da Goneril e da Regan. Quale effetto sortiscono all’interno dei loro discorsi?


7 Quali personaggi presenti sulla scena possiamo individuare come aiutanti di re Lear e quali come suoi oppositori?

INTERPRETARE

8 Quella di re Lear è stata letta anche come una tragedia della vecchiaia: la vicenda di un padre anziano che, bisognoso di sentirsi amato dalle figlie, è vittima dell’incapacità di distinguere la sincerità dalla menzogna, giungendo a scambiare la finzione interessata per affetto vero, e a interpretare l’amore sincero, quello che non ha bisogno di ricorrere a lusinghe, come aridità di sentimenti. Ti sembra che questa interpretazione sia condivisibile? Perché? Rispondi facendo riferimento al brano letto.

PRODURRE

La tua esperienza

9 Lear appare come un padre tirannico e incapace di riconsiderare le decisioni prese impulsivamente sotto la spinta dell’ira. Ti è mai capitato di doverti rapportare con una qualche forma di autorità (a scuola, in famiglia o in altri ambiti) che abbia agito in un modo simile? Qual è stata la tua reazione? Come si è conclusa la vicenda? Racconta la tua esperienza in un testo espositivo di circa 30 righe.


I grandi temi di Shakespeare

L’amore

• l’amore come passione totalizzante che porta alla rinuncia della propria identità (tragedie)
• l’amore come sentimento lieve e spensierato, fonte di inganni ed equivoci (commedie)
• l’amore in tutte le sue declinazioni, dal tragico al comico (sonetti)

Il potere

• il potere come motore principale delle azioni umane
• residuo del mondo medievale: un potere superiore che governa il destino umano
• mentalità moderna: potere come mezzo per la realizzazione delle pulsioni individuali

Al cuore della letteratura - volume 3
Al cuore della letteratura - volume 3
Il Seicento e il Settecento