Antologia della Divina Commedia

Divina Commedia 3 Non era ancor di là Nesso arrivato, quando noi ci mettemmo per un bosco che da neun sentiero era segnato. [1-3] Nesso non era ancora arrivato di là, quando noi ci mettemmo [in cammino] per un bosco che non era segnato da nessun (neun) sentiero. 6 Non fronda verde, ma di color fosco; non rami schietti, ma nodosi e nvolti; non pomi v eran, ma stecchi con tòsco. [4-6] Le fronde non erano verdi, ma di colore scuro; i rami non erano dritti (schietti), ma nodosi e contorti ( nvolti ); non c erano frutti (pomi), ma spine (stecchi ) con veleno (tòsco). 9 Non han sì aspri sterpi né sì folti quelle fiere selvagge che n odio hanno tra Cecina e Corneto i luoghi c lti. [7-9] Quelle belve (fiere) selvatiche (selvagge) che rifuggono ( n odio hanno) i luoghi coltivati (c lti ) tra Cecina e Corneto, non hanno [come rifugio] sterpi così aspri e folti. 12 Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno, che cacciar de le Strofade i Troiani con tristo annunzio di futuro danno. [10-12] Qui fanno i loro nidi le sudicie (brutte) arpie, che cacciarono i troiani dalle Strofadi con il triste annuncio di future sventure (danno). 15 Ali hanno late, e colli e visi umani, piè con artigli, e pennuto l gran ventre; fanno lamenti in su li alberi strani. [13-15] Hanno larghe (late) ali, collo e volto (visi) umani, piedi con artigli e un ventre ricoperto di penne (pennuto); emettono (fanno) mostruosi (strani) lamenti sugli alberi. Amos Nattini, Nella selva dei suicidi, 1923. 1. Nesso: al termine del canto XII i pellegrini attraversano un fiume di sangue bollente, il Flegetonte, Dante sulla groppa del centauro Nesso. Il settimo cerchio è composto da tre grandi anelli concentrici, i gironi: quello più grande ed esterno è costituito dal Flegetonte, nel quale sono puniti i violenti contro gli altri; il secondo, nel quale si trovano ora i due poeti, è occupato da un oscuro e intricato bosco privo di sentieri in cui sono puniti i violenti contro sé stessi, i suicidi; il terzo, nel quale Dante e Virgilio arriveranno nel canto XIV, è un grande spiazzo di sabbia (sabbione, lo chiamerà Dante) su cui cade un incessante pioggia di fuoco che colpisce i violenti contro Dio (bestemmiatori), contro la natura (sodomiti) e l arte (usurai). 4-6. Non ... tòsco: la terzina è dominata 76 dall anafora* (la ripetizione dell avverbio non all inizio di ogni verso) ed è formata da tre versi dall identica struttura. La prima metà di ogni verso (emistichio) presenta l avverbio di negazione non seguito da un sostantivo relativo al mondo vegetale (fronda, rami, pomi) e un aggettivo (ma nel terzo verso Dante deve inserire il verbo in luogo dell aggettivo); la seconda metà è composta da un avverbio avversativo seguito da un ulteriore specificazione. La struttura logica del discorso, ripetuta per tre volte, è quella della negazione: in questo bosco infernale non c è niente di ciò che rende bello un bosco. La complessa struttura retorica, inoltre, segnala subito al lettore il raffinato livello stilistico di questo canto. 9. tra Cecina e Corneto: per dare un idea concreta del paesaggio nel quale si trova, Dante propone al lettore l immagine della folta selva che al tempo occupava la Maremma tra Cecina (Toscana meridionale) e Corneto (nome medievale dell attuale Tarquinia, nel Lazio settentrionale). In questo ambiente aspro si rifugiavano gli animali selvatici. 10-12. brutte Arpie ... futuro danno: le arpie sono mostri mitologici con la testa di donna e il corpo di uccello. La terzina allude a un episodio dell Eneide (Libro III, vv. 209257) in cui Enea e i troiani suoi compagni, che stanno navigando nel Mediterraneo in cerca di una nuova patria dopo la caduta di Troia, si fermano sulle piccole isole Strofadi (nel mar Ionio); qui le arpie imbrattano la tavola imbandita dai troiani (ecco perché Dante le definisce brutte, cioè sporche, luride) e preannunciano ai profughi le sventure che li attendono.

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