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CANTO VI Inferno Dentro il testo I CONTENUTI TEMATICI La degradazione dell essere umano a materia Il tema centrale del canto VI è l abbrutimento dell essere umano, il suo degradarsi verso l animalità e la materialità a causa del peccato di gola. Il sistema di pensiero filosofico-religioso di Dante si basa su una grande opposizione, quella tra lo spirito-pensiero e la materia. L essere umano è carne, e dunque materia; essendo mortale, essa si riduce a polvere e a fango: non a caso il termine italiano uomo deriva dal latino homo, a sua volta legato a humus, fango . La Bibbia, del resto, afferma che Dio creò Adamo impastando il fango. Ma l essere umano porta in sé anche lo spirito divino, la ragione. La sua anima, infatti, è spirito-pensiero, ed è dunque immortale. Il peccato di gola Nella sua intima essenza, il peccato di gola è proprio il desiderio di carne e di materia. Così, pur essendo meno grave di altre colpe, esso rappresenta l inizio della caduta nel baratro della materialità, e dunque dell errore. Con il canto VI questo tema viene perfettamente introdotto: finora Dante ha incontrato anime peccatrici, ma allo stesso tempo nobili e ancora capaci di sentimenti alti, come Francesca e Paolo; nella discesa verso i peccati più gravi incontra invece Ciacco, un uomo insignificante e sconosciuto che ha vissuto al solo scopo di soddisfare i propri istinti materiali. Vivere in questo modo significa tradire l anima razionale dell uomo, che deve invece tendere verso lo spirito e il pensiero, cioè verso Dio. Ecco allora che Ciacco è ridotto a stare immerso nella materia, nel fango, insieme a tutti i golosi, graffiati e dilaniati dal demone Cerbero e ridotti alla condizione di pasto bestiale. vizi capitali superbia, invidia e avarizia che si sono insinuati come una peste tra i fiorentini. La scelta di Ciacco come artefice della profezia che annuncia le violenze che avverranno in città non pare fuori luogo: invidia e avarizia, infatti, non sono altro che sfrenato desiderio di beni terreni materiali. LE SCELTE STILISTICHE L orrore infernale Con il procedere del poema, la strategia retorica di Dante continua ad affinarsi. Il tema della degradazione dell umanità a materialità trova riscontro in una descrizione degli orrori infernali basata, ancora una volta, su un lessico immediato e di uso quotidiano (piova, v. 7, grandine, acqua, v. 10, pute, terra, v. 12, barba, v. 16, e così via) e intensificata da un ricchissimo uso degli aggettivi (grandine grossa, acqua tinta, v. 10, greve pioggia, v. 35), spesso raddoppiati (fiera crudele e diversa, v. 13, barba unta e atra, v. 16) e in un caso addirittura quadruplicati (piova / etterna, maladetta, fredda e greve, vv. 7-8). Anche i verbi riferiti a uno stesso soggetto vengono moltiplicati per rafforzare l impressione di orrore generata dal paesaggio infernale (graffia, ingoia, disquatra, v. 18), mentre analoghe soluzioni stilistiche rendono più viva e marcata la descrizione del comportamento di Dante di fronte alla visione del mondo infernale (novi tormenti e novi tormentati, v. 4; ch io mi mova / e ch io mi volga, e come che io guati, vv. 5-6). Il lettore è così investito da una grande quantità di sensazioni tutte negative suggerite dalla ridondanza di verbi, sostantivi e aggettivi. Amos Nattini, Il terzo cerchio, 1923. La politica: la profezia di Ciacco In ciascuna delle tre cantiche, il canto VI è incentrato su un tema politico: qui il tema è lo scontro tra le fazioni fiorentine (mentre nel Purgatorio si tratterà, in crescendo, dell Italia e nel Paradiso dell Impero). proprio al miserabile Ciacco che Dante-autore affida il compito di introdurre l argomento. Interrogato da Dante-personaggio sul destino della sua città, Ciacco esprime una dura condanna nei confronti dei cittadini più importanti di Firenze, colpevoli di aver scatenato le lotte civili che alla fine porteranno all esilio di Dante stesso. L odio e la violenza, dice, sono il frutto di tre 59

Antologia della Divina Commedia
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