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CANTO V Inferno Dentro il testo I CONTENUTI TEMATICI La lussuria Il tema centrale del canto V dell Inferno è quello della giusta regola da seguire nell esperienza della passione amorosa. Dante, infatti, si trova nel cerchio infernale in cui sono punite le anime che la ragion sottomettono al talento (v. 39), cioè le anime di coloro che lasciarono che il desiderio (talento) sottomettesse la ragione. Minosse, la bufera e i peccator carnali Il motivo è introdotto dall incontro con il giudice infernale Minosse, che serve a spiegare come funzioni in termini pratici l operazione di giudizio e di condanna dei peccatori che arrivano all Inferno e che permette quindi a Dante di delineare ancor meglio, agli occhi dei lettori, l organizzazione del mondo ultraterreno. Dante vede i peccatori travolti senza posa da una violenta bufera e, tra questi, Virgilio indica i più famosi, dando così vita a una galleria di uomini e donne illustri: eroici guerrieri e celebri nobildonne dell antichità (mitica o storica) e anche un cavaliere medievale (Tristano). Tutti costoro ebbero un cor gentil, una sensibilità raffinata, una predisposizione ai sentimenti nobili, e quindi sperimentarono la passione amorosa, che è sempre il segno di un anima elevata. Essi non fu- rono però capaci di procedere oltre l emozione; non compresero che l amore va disciplinato e portato a compimento con la trasformazione della passionedesiderio in amore puro, per il Creatore e non per la creatura. La mancata maturazione del sentimento d amore condusse queste anime a comportamenti contrari alle leggi morali: eccessi sessuali, relazioni extraconiugali, omicidi o suicidi. La figura di Francesca Si arriva così alla figura centrale del canto, Francesca da Rimini, che racconta la sua storia commuovendo Dante fino a farlo svenire. L episodio di Paolo e Francesca costituisce uno dei capolavori assoluti della storia della poesia di tutti i tempi. La loro vicenda è semplice e tragica, ma per comprenderne appieno la portata bisogna considerare il valore esemplare che Dante conferisce a Francesca, facendola parlare come un poeta del Duecento, con un lessico raffinato ed elegante, attribuendole un atteggiamento cortese e comprensivo verso il suo interlocutore e rendendola portavoce delle dottrine sull amore elaborate dai poeti e dai trattatisti del tempo (Amor, ch al cor gentil ratto s apprende, v. 100; Amor, ch a nullo amato amar perdona, v. 103). Francesca rappresenta tutta una poetica letteraria, quella duecentesca, che aveva esaltato il sentimento amoroso trasformandolo in un ideale assoluto da perseguire al di là di ogni altro valore, fossero gli obblighi sociali e morali verso gli altri o il rispetto delle leggi divine. Non a caso il tradimento dei due cognati avviene mentre stanno leggendo un poema cavalleresco-cortese che racconta di Lancillotto e Ginevra. Dante stesso si era formato leggendo quei testi, scrivendo poesie di quel tipo, sognando amori come quello: il suo svenimento è segno di quanto egli abbia coscienza di aver commesso gli stessi errori. Pentito e convertitosi a una concezione religiosa della vita, Dante può ora affidare al racconto il suo ammonimento nei confronti di una devianza che, pur nascendo da un sentimento di per sé nobile (che spiega infatti la sua pietosa comprensione verso chi lo ha provato) rimane comunque un peccato e, in quanto tale, va condannato. Giuseppe Frascheri, Dante e Virgilio incontrano Paolo e Francesca, 1846. 49

Antologia della Divina Commedia
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