Nella Commedia... e oltre

Nella Commedia... e oltre In primo piano La visione di Dio nella cultura medievale Alcune delle leggende popolari del Medioevo che parlavano del Paradiso lo intendevano quasi sempre come quello Terrestre. Raccontavano che i beati vivevano in una specie di bellissimo giardino, ma erano generici in merito alla visione di quel Dio che secondo le Scritture, avrebbe dovuto rivelarsi: vidivi il Salvatore Gesù Cristo istare in mezzo a modo e in forma d un uomo bellissimo e molto ornato, con una corona d oro bellissima in campo, e cantava dolcissimamente a grandi voci un canto celestiale e mirabile. Naturalmente tale visione costituiva un piacere talmente intenso da rapire mentalmente il beato, ma tale beatitudine era espressa con riferimenti a semplici piaceri terreni: Or che dirò io di questa gloria? [ ] quanto diletto, quanta giocondità, quanta dignità, quanta sublimità, sia o de essere ne cori de santi angeli, e di vedere lo laudabile numero de patriarchi e de profeti, e l bianchissimo esercito de martiri, e udire il novello canto delle vergini [ ]. quella cosa che avanza ogni gaudio e gloria, cioè Cristo Gesù, il quale è pane degli angioli e vita d ogni creatura (Visione di Tugdalo). Ma i teologi e i filosofi si erano interrogati da secoli sul problema della visione di Dio: Dio è tutto (tutto il tempo, tutto lo scibile, tutte le vicende di tutti i fatti e di tutte le creature) e contiene la Verità assoluta e totale di tutto perché è infinito. L uomo, invece, è finito: come può dunque vedere quel tutto che è Dio e contenere poi dentro di sé qualcosa di infinito? E ancora, non solo l intelletto dell uomo è limitato ma anche il suo corpo materiale: i suoi occhi, che sono uno strumento adatto alla vista delle cose terrene, come potranno sostenere la percezione del Tutto? Tommaso d Aquino si era a lungo interrogato sulla questione partendo da una certezza: Cristo ha promesso la felicità ai santi; l essere umano nella sua parte più elevata non è che intelletto e dunque si sazia solo con il sapere. La felicità assoluta perciò non può che essere la conoscenza assoluta, ovvero la visione di Dio: Il desiderio dei santi di conoscere tutte le cose sarà colmato per il solo fatto che vedranno Dio [ ]. Questo potrà accadere, spiegava, perché l occhio umano diventerà un occhio glorificato , in grado di vedere ciò che un normale sguardo non può sostenere: è esattamente quello che dice Dante con i versi la mia vista, venendo sincera, e più e più intrava per lo raggio de l alta luce. John Flaxman, De l alto lume parvemi tre giri / di tre colori e d una continenza, 1793, disegno. Cornell University Library. John Flaxman cerca di tradurre in termini grafici la rappresentazione di Dio, da un lato in termini puramente geometrici (i cerchi concentrici) e dall altro, fedele al dettato dantesco, inserendo la vaga e misteriosa percezione della figura umana all interno dell immagine divina. I viaggi letterari L invocazione alla Madonna da Apuleio a Dante L ultima figura che si impegna nell aiutare Dante è Maria, alla quale san Bernardo rivolge la celebre preghiera che occupa la prima parte dell ultimo canto del poema. Quali sono i precedenti letterari dell Invocazione alla Vergine? La tradizione di una figura femminile, summa delle umane virtù, che giunge in aiuto del protagonista di un racconto, aveva un precedente importante nel romanzo dello scrittore pagano Apuleio, vissuto nel II secolo d.C. Un giovane scapestrato di nome Lucio va alla scoperta della vita, e si ritrova trasformato per una magia oscura in un asino. Sarà solo la sua preghiera finale a restituirgli forma umana, preghiera rivolta 346 a una misteriosa divinità femminile che riassume le caratteristiche di tutte le dee delle antiche religioni: O Regina del Cielo, sia tu Cerere, dolce produttrice del frumento [ ] sia tu Venere celeste che all origine dei tempi creasti la differenza dei sessi e generasti l amore [ ] sia tu Proserpina [ ] che con i tuoi ululati notturni tieni le anime dei morti chiuse nella cavità della terra [ ] Quando finalmente ottiene la grazia, Lucio ringrazia la dea con parole che contengono molti dei concetti che Dante rivolge a Maria: Santa e perpetua salvatrice del genere umano, tu che sei sempre larga di favori ai mortali, largisci un dolce affetto di madre alle sventure dei miseri...

Antologia della Divina Commedia
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