Dentro il testo

Divina Commedia Dentro il testo I CONTENUTI TEMATICI La divina Provvidenza nella Storia dell impero Il tema centrale del canto è l operato della giustizia divina nella Storia umana. Come già nelle altre due cantiche, il canto VI presenta un soggetto schiettamente politico: allargando progressivamente la prospettiva, qui Dante rilegge la lunghissima vita dell Impero romano come frutto del disegno provvidenziale di Dio. Giustiniano ministro della giustizia divina La figura dell imperatore Giustiniano non è scelta a caso: egli è infatti considerato l uomo dell unità contro la discordia, per aver riunificato l impero che Costantino aveva diviso; è inoltre l artefice di quell imponente opera di riordino del diritto romano, il Corpus iuris civilis, che garantì l unità giuridica dell impero e più razionali criteri di amministrazione; infine, egli è erroneamente considerato da Dante sulla base delle sue fonti protagonista di una conversione al vero credo della Chiesa, dopo aver abbandonato l eresia che riconosceva in Cristo la sola natura divina. Come riunificatore dei territori, del diritto civile e della fede religiosa dell impero, quindi, Giustiniano appariva agli occhi di Dante la figura ideale di governante e il personaggio più adatto a celebrare il glorioso cammino dell impero sotto la guida di Dio. La Storia dell impero sotto le ali del sacrosanto segno L aquila è la vera protagonista del discorso di Giustiniano, che ne ripercorre la vicenda per 62 versi, dalla fuga di Enea da Troia a Carlo Magno. L intento di Dante è quello di dimostrare che la politica terrena non può in alcun modo contrastare quella universale, che si realizza con impeto travolgente seguendo il percorso indicato dalla Provvidenza. Nella sua ottica divina il sacrosanto segno si serve dei grandi uomini della storia di Roma (ciascuno di loro è solo portatore dell aquila, baiulo, v. 73) per disegnare l esistenza dell intero genere umano, pur contando martiri (Pallante, v. 36; le Sabine, v. 40; Lucrezia, v. 41) e guerre civili (distruzione di Fiesole, vv. 53-54; saltò Rubicon, v. 62; Farsalia percosse, v. 65; Modena e Perugia fu dolente, v. 75). Ma l impero, considerato dal poeta prefigurazione del regno dei cieli, è anche lo strumento attraverso cui si realizza la somma giustizia divina: sotto Tiberio 286 avviene infatti la morte di Cristo, atto di redenzione di tutti gli uomini dal peccato originale, e sotto Tito, conquistatore di Gerusalemme, l espiazione di quella crocifissione. Della storia che segue, oltre a Costantino, iniziatore del processo di disgregazione dell impero, viene menzionato soltanto Carlo Magno, meritevole di aver restituito unità all impero e potere alla Chiesa. L aspra critica delle fazioni contemporanee Di grande rilievo è anche l intervento di Giustiniano sulle discordie del tempo di Dante tra guelfi e ghibellini, che si illudono di poter sfidare l aquila imperiale o di asservirla alla loro politica fatta di discordie e prepotenze. La condanna di entrambe le parti è assoluta, in quanto giudicate lontanissime dalla prospettiva unitaria e restauratrice della giustizia divina e capaci soltanto di politiche faziose. Particolare asprezza è riservata a Carlo II d Angiò, alleato dei guelfi, a cui viene indirizzata una maledizione. I diversi gradi di beatitudine Terminata la lunga rassegna storica, Giustiniano istruisce Dante circa il principio che governa la disposizione delle anime nel cielo di Mercurio: l ardore verso Dio fu in esse affievolito dall eccessiva dedizione alle opere terrene. Come già aveva fatto Piccarda Donati nel cielo della Luna (Par., III, vv. 70-87), l imperatore bizantino svela quindi a Dante il segreto della loro piena soddisfazione circa il grado di beatitudine ricevuto da Dio, che risiede tutta nella consapevolezza dell assoluta equità della giustizia divina. Il modello del giusto: Romeo di Villanova La sequenza finale del canto (vv. 127-142) dimostra che la giustizia universale di Dio non risiede solo nell animo dei grandi uomini della Storia, ma si manifesta anche nella vicenda personale di Romeo di Villanova, personaggio per metà leggendario, che Giustiniano presenta come emblema dell umile e operosa umanità colpita dall invidia altrui. Il ritratto dell amministratore del conte di Provenza, uomo povero e ramingo (poco importa se nella realtà egli fu un potente ministro!) richiama molto da vicino Dante stesso, ingiustamente esiliato da Firenze a causa della malignità dei suoi stessi concittadini.

Antologia della Divina Commedia
Antologia della Divina Commedia