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CANTO III Paradiso Dentro il testo I CONTENUTI TEMATICI Il primo incontro tra Dante e i beati Il tema centrale del canto III è la condizione della beatitudine e la comprensione dell ordinamento gerarchico del Paradiso. Il cielo della Luna, emblema insieme di purezza e di mutevolezza, fa da sfondo con il suo tenue chiarore perlaceo al primo incontro di Dante con le anime del regno celeste, evanescenti e indistinte: non a caso le immagini che vengono richiamate sono tutte nel segno della trasparenza dell acqua e del vetro. In particolare, tale incontro appare inserito all interno di due apparizioni illusorie e fallaci per il poeta, con una voluta simmetria tra esordio e finale: dapprima la visione delle figure deboli e sfumate delle anime genera in Dante l erronea convinzione contraria a quella di Narciso che siano riflesse e non reali (vv. 17-22); poi, alla fine del canto (v. 123), la graduale ma rapida sparizione degli spiriti richiama in Dante l illusione che siano affondati in acque profonde come oggetti pesanti. Nella schiera beata del cielo della Luna, emergono due grandi personaggi femminili: Piccarda Donati e Costanza d Altavilla. Beatrice prima e Piccarda poi informeranno Dante che la Luna, il pianeta più vicino alla Terra (e più distante dall Empireo), ospita gli spiriti di coloro che non tennero fede, in parte o del tutto, ai loro voti, ma che conservano intatta la propria beatitudine nella grazia di Dio. Le rivelazioni di Piccarda Donati a Dante Piccarda Donati e Dante si incontrano nella spera più tarda del Paradiso; l apparizione doveva essere in qualche modo attesa dal poeta, se già nel Purgatorio aveva chiesto specifiche notizie su di lei al fratello Forese (Purg., XXIV, v. 10: Ma dimmi, se tu sai, dov è Piccarda). Forse proprio in virtù di un nostalgico ricordo, questa giovane donna dalle altissime qualità morali e fisiche (come sottolinea anche Forese in Purg., XXIV, vv. 1314: tra bella e buona / non so qual fosse più) ha l importante compito di esporre a Dante-personaggio, assetato di conoscenza, il principio secondo cui le anime sono distribuite nei diversi cieli, più o meno vicine all Empireo. Con umile pacatezza Piccarda chiarisce come questa particolare disposizione nel regno celeste non comporti una visione meno appagante di Dio, poiché tutti gli spiriti del regno ardono di carità in armonia con la volontà divina, senza desiderare nulla di diverso da quanto stabilito per loro. questa una tappa importante del percorso conoscitivo del poeta, che avviene non attraverso le parole della sua guida Beatrice, ma grazie alla testimonianza di un altra figura femminile, vaga di ragionar con lui. L umiltà di Piccarda e la grandezza di Costanza L interlocutrice di Dante, anima garbata e umile, asseconda con benevolenza la curiosità del pellegrino anche riguardo al proprio voto non adempiuto. La donna in vita conosciuta dal poeta in quanto sorella di due concittadini a lui vicini, Forese e Corso Donati racconta così la propria storia di monaca clarissa sottratta al chiostro dalla violenza di uomini a mal più ch a ben usi. Nessun accenno viene da lei fatto alle responsabilità del fratello Corso nella disumana vicenda; dalle sue discrete parole emerge però in modo netto il malinconico rimpianto di quel dolce chiostro che aveva rappresentato per lei un anticipazione della beatitudine celeste. In questa velata nostalgia della vita terrena risiedono le ragioni della beatitudine imperfetta di Piccarda Donati. La figura di Costanza d Altavilla non parla con Dante ed è invece introdotta dalle lusinghiere parole dell umile Piccarda: ella è uno splendor ed è definita con somma ammirazione gran. Ancora una volta la donna si esprime in modo rispettoso, dolce e cortese, lasciando risplendere davanti a sé la luce dell imperatrice. Renato Guttuso, Piccarda Donati, 1960-1970. 273

Antologia della Divina Commedia
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