Antologia della Divina Commedia

CANTO III Paradiso 27 «Non ti maravigliar perch io sorrida , mi disse, «appresso il tuo p eril coto, poi sopra l vero ancor lo piè non fida, [25-27] «Non ti stupire (maravigliar) del fatto che (perch ) io sorrida , mi disse, «in conseguenza (appresso) del tuo pensiero (coto) infantile (p eril), dal momento che (poi) il piede (piè) ancora non si appoggia con fiducia (non fida) sulla verità, 30 ma te rivolve, come suole, a vòto: vere sustanze son ciò che tu vedi, qui rilegate per manco di voto. [28-30] ma ti fa rigirare (rivolve), come è solito fare (suole), inutilmente (a vòto): quel che (ciò che) tu vedi sono vere sostanze (sustanze), relegate (rilegate) qui per inadempienza (manco) dei voti (voto) [promessi]. 33 Però parla con esse e odi e credi; ché la verace luce che le appaga da sé non lascia lor torcer li piedi . [31-33] Perciò (Però) parla con loro (esse), ascolta e credi [a quel che ascolterai]; perché (ché) la luce veritiera (verace) che le rende felici (appaga) non permette (lascia) a loro di girare (torcer) i piedi [per allontanarsi] . 36 E io a l ombra che parea più vaga di ragionar, drizza mi, e cominciai, quasi com uom cui troppa voglia smaga: [34-36] E io mi rivolsi (drizza mi) verso l ombra che sembrava (parea) più desiderosa (vaga) di parlare (ragionar) e cominciai [a discorrere] quasi come un uomo che l eccessiva smania (troppa voglia) rende confuso (smaga): 39 «O ben creato spirito, che a rai di vita etterna la dolcezza senti che, non gustata, non s intende mai, [37-39] «O spirito felicemente generato (ben creato), che ai raggi (a rai) della vita eterna (etterna) provi (senti) quella dolcezza che, se non viene gustata, non si potrà mai comprendere (intende), 42 graz oso mi fia se mi contenti del nome tuo e de la vostra sorte . Ond ella, pronta e con occhi ridenti: [40-42] mi sarà (fia) gradito (graz oso) se mi accontenti (contenti) [informandomi] del tuo nome e della vostra condizione (sorte) . E allora (Ond ) ella, sollecita (pronta) e con gli occhi ridenti [rispose]: 45 «La nostra carità non serra porte a giusta voglia, se non come quella che vuol simile a sé tutta sua corte. [43-45] «La nostra carità non chiude (serra) le porte a un giusto desiderio (voglia), non diversamente (se non come) da quella [divina] che vuole simile a sé [e quindi misericordiosa] tutta la sua corte. 48 I fui nel mondo vergine sorella; e se la mente tua ben sé riguarda, non mi ti celerà l esser più bella, [46-48] Io fui nel mondo una suora (vergine sorella); e se la memoria (mente) tua guarda (riguarda) attentamente (ben) dentro sé stessa (sé), il fatto di essere più bella (l esser più bella) non mi nasconderà (celerà) a te (ti), 25-30. Non ti maravigliar voto: con benevolenza Beatrice rassicura Dante sulle ragioni del proprio sorriso, suscitato dal suo pensiero puerile (coto è una parola che deriva dal verbo latino pensare ), scaturito da ragionamenti ancora non saldamente ancorati alla verità divina (sopra l vero ancor lo piè non fida; metafora*), ma solo alle percezioni esteriori. Da notare la rima equivoca vòto : voto. 29. vere sustanze: utilizzando un termine specifico della filosofia, Dante indica le anime reali, non le immagini riflesse. 30. qui rilegate: nonostante queste parole sembrino lasciar supporre che le anime incontrate dal poeta siano legate al cielo della Luna, nel canto successivo sarà chiarito che la sede di tutti i beati è l Empireo. Gli spiriti si presentano a Dante-personaggio nei vari cieli solo per permettergli di comprendere attraverso i miseri mezzi della ragione umana i vari gradi di beatitudine. 31-33. Però piedi: l amore infuso da Dio (indicato con la perifrasi* verace luce) nelle anime impedisce loro di allontanarsi da lui. E odi e credi (v. 31) è un polisindeto*. 36. smaga: letteralmente significa indebolisce , consuma ; è predicato di troppa voglia. 37. O ben creato: lo spirito ben creato è quello destinato alla salvezza. 38. dolcezza: quella della beatitudine. 41. del tuo nome sorte: le domande poste dal poeta all anima sono due, dispo- ste in forma chiastica* (nome + aggettivo possessivo; aggettivo possessivo + nome): quale sia il suo nome e quale sia la condizione degli spiriti del primo cielo. Da un dato personale dello spirito a cui si rivolge, Dante allarga la prospettiva per cogliere la situazione generale relativa al cielo della Luna. 43-45. La nostra corte: la carità di Dio induce tutte le anime del Paradiso che costituiscono la sua corte a essere ugualmente misericordiose. 48. l esser più bella: la condizione di beatitudine accresce la bellezza delle anime, cambiandone di conseguenza l aspetto, tanto da renderle quasi irriconoscibili. 267

Antologia della Divina Commedia
Antologia della Divina Commedia