Antologia della Divina Commedia

Divina Commedia 24 Beatrice in suso, e io in lei guardava; e forse in tanto in quanto un quadrel posa e vola e da la noce si dischiava, [22-24] Beatrice guardava verso l alto (in suso) e io guardavo nel suo volto (in lei); e forse nello stesso tempo (in tanto) in cui (in quanto) una freccia (un quadrel) si ferma (posa) e vola e si stacca (dischiava) dal blocco [della corda della balestra] (noce), 27 giunto mi vidi ove mirabil cosa mi torse il viso a sé; e però quella cui non potea mia cura essere ascosa, [25-27] mi vidi giunto ove qualcosa di straordinario (mirabil cosa) mi fece volgere (torse) il volto (viso) verso di sé; e perciò colei alla quale (quella cui) non poteva stare nascosta (essere ascosa) la mia preoccupazione di sapere (cura), 30 volta ver me, sì lieta come bella, «Drizza la mente in Dio grata , mi disse, «che n ha congiunti con la prima stella . [28-30] rivolta (volta) verso di me (ver me), tanto felice (sì lieta) quanto bella, mi disse: «Volgi (Drizza) la mente pieno di gratitudine (grata) verso Dio (in Dio) che ci ha fatto giungere (congiunti) sulla prima sfera celeste (stella) . 33 Parev a me che nube ne coprisse lucida, spessa, solida e pulita, quasi adamante che lo sol ferisse. [31-33] A me sembrava (Parev a me) che una nuvola luminosa (lucida), compatta (spessa), densa (solida) e levigata (pulita) ci (ne) ricoprisse (coprisse), quasi come (quasi) un diamante (adamante) che il Sole attraversi con i suoi raggi (ferisse). 36 Per entro sé l etterna margarita ne ricevette, com acqua recepe raggio di luce permanendo unita. [34-36] La gemma (margarita) eterna (etterna) ci (ne) ricevette dentro di sé, come l acqua riceve (recepe) un raggio di luce rimanendo compatta (unita). 39 S io era corpo, e qui non si concepe com una dimensione altra patio, ch esser convien se corpo in corpo repe, [37-39] Dato che io (S io) ero corpo, e [che] sulla Terra (qui) non si può concepire (concepe) come un corpo (dimensione) ne sopporti (patio) un altro [in sé] come necessariamente avviene (esser convien) se un corpo si introduce (repe) in [un altro] corpo 42 accender ne dovria più il disio di veder quella essenza in che si vede come nostra natura e Dio s unio. [40-42] [questo fatto] ci dovrebbe accendere (accender ne dovria) di più il desiderio (desio) di vedere quella essenza in cui (in che) si vede come si uniscono (s unio) la nostra natura e Dio. 45 Lì si vedrà ciò che tenem per fede, non dimostrato, ma fia per sé noto a guisa del ver primo che l uom crede. [43-45] Lì si vedrà quello che (ciò che) riteniamo vero (tenem) per fede, non dimostrato [razionalmente], ma sarà (fia) alla maniera (a guisa) dell assioma (ver primo), al quale l essere umano crede, che è evidente di per sé (per sé noto). 22-24. Beatrice dischiava: la rapida ascesa al cielo della Luna è causata dalla contemplazione divina, compiuta da Dante attraverso gli occhi di Beatrice, proprio come descritto nel canto I ai versi 64-66. La velocità con cui Dante sale è paragonabile a quella di una freccia che, staccatasi dalla balestra, raggiunge il bersaglio. Le tre azioni compiute dalla freccia (posa vola si dischiava) sono però elencate in un ordine logico inverso rispetto a quello naturale: è la tecnica dello hysteron proteron* ( dire dopo ciò che viene prima ). Noce è il meccanismo a cui si aggancia la corda della balestra. 26-27. quella essere ascosa: è una perifrasi* per Beatrice. Alla guida celeste non può certo sfuggire l ansia conoscitiva del poeta: tutti i beati, infatti, leggono in Dio ogni verità. 262 30. prima stella: la Luna, astro del Primo cielo. Stella indica, per Dante, sia il pianeta sia il cielo cui questo appartiene. Secondo la concezione astronomica del tempo basata sulle teorie del filosofo greco Aristotele e dell astronomo alessandrino Tolomeo i cieli erano sfere concentriche costituite da una materia trasparente e invisibile chiamata etere ; esse ruotavano intorno alla Terra, centro dell universo. 31-33. Parev a me ferisse: una volta raggiunto il cielo della Luna, Dante distoglie il proprio sguardo da Beatrice e scruta con gli occhi l incredibile spettacolo dell atmosfera lunare. 34-36. Per entro unita: la Luna accoglie Dante e Beatrice al suo interno, senza scomporsi, come fa l acqua quando è attra- versata dalla luce; è violato quindi il principio terreno dell impenetrabilità dei corpi. Con questa similitudine* prende avvio una modalità stilistica ricorrente in questa cantica: la continua sfida della fantasia poetica a presentare come possibili fenomeni non racchiudibili nelle normali leggi della fisica terrena. La parola recepe, accoglie , è un latinismo*. 37-42. S io s unio: la complessa riflessione riferita da Dante in questi versi e presentata come un periodo ipotetico è la seguente: se il poeta, come sa, è entrato nella sfera della Luna in carne e ossa ed è inconcepibile in Terra che un corpo (dimensione) ne accolga un altro dentro di sé ciò dovrebbe stimolare maggiormente negli uomini il desiderio di vedere direttamente Cristo, in cui si sono unite la natura umana e quella divina.

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