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Divina Commedia Dentro il testo I CONTENUTI TEMATICI Il tema del viaggio Il tema centrale del canto I dell Inferno è quello del viaggio; l intera Divina Commedia, in ultima analisi, è il racconto di un viaggio. All inizio del poema Dante fornisce al lettore le informazioni fondamentali del suo racconto: il protagonista la stessa voce narrante si è perduto in una selva oscura; cerca la salvezza salendo su un colle illuminato dal Sole, ma tre belve gli si oppongono, respingendolo verso la selva. A questo punto l ombra di un uomo vissuto tredici secoli prima il grande poeta latino Virgilio gli spiega che l unica via di scampo consiste nell attraversare i tre regni dell oltretomba. Questa è la lettera del racconto. Una serie di segnali, tuttavia, fanno capire che il racconto va interpretato anche in senso allegorico. La selva è il peccato, il viaggio è la ricerca della purificazione e quindi della salvezza dell anima. Il personaggio che intraprende il viaggio è un uomo preciso: il fiorentino Dante Alighieri, con le sue paure, i suoi errori, le sue speranze, i suoi peccati. Ma è anche il lettore qualunque lettore della Commedia , che può apprendere dal viaggio di Dante come salvare la propria anima. La scelta tra bene e male Il messaggio di Dante è incentrato sui valori del cristianesimo medievale. L essere umano coincide con la sua anima immortale, creata da Dio e legata a un corpo deperibile per il breve tempo della vita umana, durante la quale viene messa alla prova optando tra il bene e il male grazie al libero arbitrio, la libera facoltà di scelta. La caduta nel male, cioè nell oscurità del vizio e del peccato, rende l uomo infelice e sofferente: è questa la selva oscura nella quale si perde Dante. Esiste però la possibilità di trovare pace ed equilibrio praticando le virtù, scegliendo il bene, sempre illuminato dalla Grazia di Dio e dalla sua benevola influenza: è questo il colle illuminato dal Sole (cioè da Dio). Ma i vizi si oppongono alla scelta del bene e delle virtù: la lussuria (l eccessiva passione per i piaceri del corpo), la superbia (l esagerata considerazione di se stessi e l incapacità di relazionarsi umilmente con gli altri), l avarizia (l incontrollato desiderio di ricchezze, potere, onore). Questi vizi sono rappresentati dalle tre fiere la lonza, il leone e la lupa che ostacolano la volontà di Dante di salire sul colle, cioè di praticare 24 una vita virtuosa. La vera salvezza dell anima si ritrova allora solo nel viaggio ultraterreno, cioè nella visione diretta da parte del pellegrino Dante della realtà del peccato, analizzato e compreso nei suoi meccanismi grazie alla guida della Ragione, incarnata da Virgilio. LE SCELTE STILISTICHE Una simbologia quotidiana Sin dal primo canto il poeta costruisce in 136 versi un intero universo narrativo che avvolge il lettore, lo cattura, lo colloca nel racconto. Dante ricorre a una simbologia quotidiana e immediata: la discesa verso il basso come pericolo, fallimento, rovina; la salita come fatica e quindi come successo; la selva come luogo di angoscia e di pericolo; l alto colle riscaldato dal Sole come posizione sicura; l oscurità che genera paura e la luce che rassicura. I due registri del canto Il canto è caratterizzato da due diversi approcci stilistici. La prima parte si adegua a una simbologia semplice e il lessico impiegato è costituito da parole comuni e di uso quotidiano (selva, oscura, diritta, via, smarrita). La solennità dell evento narrato il rischio della perdizione e l inizio del duro viaggio verso la salvezza è sottolineata da alcune figure retoriche, come le sequenze di aggettivi (selvaggia, aspra, forte, v. 5), le figure etimologiche* (selva selvaggia, v. 5, volte vòlto, v. 36), le sinestesie* (là dove l sol tace, v. 60, chi per lungo silenzio parea fioco, v. 63) e, soprattutto, da alcuni richiami alla Bibbia e alla liturgia (Nel mezzo del cammin di nostra vita, v. 1, che rimanda alla frase biblica In dimidio dierum meorum vadam ad portas Inferi, e il Miserere del v. 65, che richiama il Miserere mei liturgico). Quando invece prende la parola Virgilio, o quando Dante si rivolge a lui, il linguaggio si fa raffinato ed elegante. uno dei principi della retorica (quello della convenientia): l adeguamento del linguaggio alle caratteristiche del personaggio. Compaiono qui figure retoriche più ricercate: chiasmi* (non omo, omo già fui, v. 67), latinismi* (combusto, v. 75, invece di bruciato ; parenti, v. 68, per genitori ), formule latine vere e proprie (nacqui sub Iulo, v. 70), metafore* (il largo fiume del parlar, v. 80), costrutti impersonali (per me si vegna, v. 126).

Antologia della Divina Commedia
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